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Amori terribili per donne sole

Sguardazzo/recensione di "Ada. La Solitaria"

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Cosa: Ada. La Solitaria
Chi: Elsa Bossi
Dove: Amori terribili per donne sole
Quando: 19/01/2020
Per quanto: 60 minuti

Ci troviamo al Circolo Caracol, ambiente fumoso di cui apprezziamo la semplicità. Elsa Bossi, attrice lodigiana che spesso abbiamo visto in scena con il Teatro del Carretto, narra la storia di alcune delle molte donne (dalla raccolta di racconti Le solitarie) generate dalla penna di Ada Negri, sua conterranea che nel corso del secolo scorso ha saputo tratteggiare con maestria una quantità di piccoli scorci sulla condizione femminile novecentesca. L’attrice appare sulla nuda scena (presente solo una sedia) avvolta da un esile fascio di luce, ad accompagnarla il suono registrato del pianoforte di Alberto Braida.

Raimonda è la prima donna a cui l’attrice dà voce: giovane dal bel corpo ma dal volto orribilmente sfregiato, si muove nella nebbia, e senza esser vista si lascia avvicinare e baciare da uno sconosciuto, poco più di un fantasma nella foschia, potendo solo così trovare un seppur lieve sfogo al proprio erotismo. Il racconto si dipana dolcissimo, Raimonda assapora la vita in quell’unico istante. Basta che l’attrice metta al braccio una borsa, si tolga il cappotto, cambi posizione, ed ecco che Raimonda svanisce lasciando il posto ad altre donne.
L’adolescente affamata d’amore facilmente si sovrappone a Rossana, «anima bianca» orribilmente violentata per strada: «tale si rivelò l’amore alla maestra di prima elementare, che aveva l’anima candida d’un bimbo appena nato, e non sapeva d’avere un corpo», magistralmente Bossi recita le terribili ed elegantissime espressioni formulate da Negri. Queste parole fanno rabbrividire, forse per l’uso violento e indiscriminato della parola “amore”, che da questo momento in poi (ma in effetti già nel primo racconto), non potrà disgiungersi da una violenza che le è forse intrinseca, o per lo meno è caratteristica della società in cui nasce. Seguono le storie di Marika, schiacciata dalla gelosia, di una «taciturna» che sopporta senza parlare i tradimenti del marito, di una donna sfregiata dal marito suicida, fiera di portare in volto il segno tangibile della “passione”…

Le molte storie si confondono l’una nell’altra; nonostante la loro assoluta linearità finiscono per accavallarsi nella mente dello spettatore, formando un groviglio in cui le costanti sono perennemente l’amore e la violenza. La solitudine si profila come unica soluzione alla brutalità insita nel rapporto amoroso: l’uomo è vittima di passioni cui non sa dar nome, la sua intelligenza emotiva è appiattita in un terribile machismo, è schiavo di «quell’ira sensuale che rende folli gli uomini troppo robusti», e schiaccia la donna sotto il suo peso, la soffoca in quello che entrambi non sanno non chiamare “amore”. Le solitarie sembrano essere possedute da un masochistico bisogno di legarsi a un compagno-carnefice, i brevi momenti di gioia vengono necessariamente distrutti da problemi interni al nucleo familiare, modello in scala della società italiana dell’epoca.

Nel suo concludersi lo spettacolo cambia tono, la narrazione lineare si interrompe per lasciare spazio alla poesia; musica e parola sono in perfetto accordo: sulle note di When I fall in love (noto standard jazz) l’attrice recita A colui che non è venuto, affascinante poesia di Negri in cui l’io lirico negli ultimi istanti di vita auspica un incontro con un uomo mai trovato. Lo spettacolo si conclude con una nota malinconica e speranzosa al tempo stesso: ci lasciamo alle spalle la rappresentazione di quell’“amore” terribile, che si nutre di violenza reciproca, e non cessiamo di lottare per una realtà più paritaria.

VERDETTAZZO

Perché:
Se fosse... un cornetto sarebbe... alla crema

Locandina dello spettacolo



Titolo: Ada. La Solitaria

liberamente tratto da Le Solitarie, raccolta di racconti di Ada Negri, 1917

con Elsa Bossi
al pianoforte Alberto Braida


«Non venisti, non vieni, non t'attendo più. Domani morrò. La vita ha fretta, non vedi?... Appena schiusa, appena detta una parola, fugge, impallidendo, quasi colpita da terror... - Ma forse di là, nell'ombra ove uno spirto tocca l'altro silenzio, io troverò la bocca che solo in sogno la mia bocca morse». Ada Negri, A colui che non è venuto «Ho consegnato il manoscritto delle mie novelle: Le Solitarie. Vi è contenuta tanta parte di me, e posso dire che non una di quelle figure di donna che vi sono scolpite o sfumate mi è indifferente. Vissi con tutte, soffersi, amai, piansi con tutte». Questa l'epigrafe che apre il libro di racconti brevi di Ada Negri, scritto nel 1917 e intitolato Le Solitarie. Da questi racconti, l'ispirazione per uno spettacolo incentrato sulla prosa di Ada Negri, che svela questa autrice nella sua veste più passionale. È stata una delle prime donne all’inizio del secolo scorso ad occuparsi di cronaca nera. Il suo impegno civile e sociale però non è solo materia di reportage. È lei a inaugurare con la fondatrice Ersilia Majno l’Asilo Mariuccia, un luogo dove trovano ospitalità donne, adolescenti e bambine salvate dalla prostituzione. In Le Solitarie si parla di stupro, di aborto, di violenza di genere, di prostituzione, di gelosia, di sogni spezzati, di desideri, di amore. Questa prosa, quasi sconosciuta della Negri, ce la fa riscoprire come una donna attenta alle tematiche sociali del suo tempo, più di quanto si immagini. Lo spettacolo si sviluppa attraverso l’interazione, ora armonica e lieve, ora aspra e sofferta, di musica e voce. I pezzi al pianoforte, scritti appositamente da Alberto Braida, non solo sostengono la narrazione, ma a loro volta ci parlano, aiutandoci a penetrare le storie dei personaggi. Il pubblico si emozionerà conoscendo la ‘Vergine Rossa’ sotto una nuova luce e troverà anche nelle sue parole innumerevoli stimoli alla riflessione. I racconti di Ada Negri appaiono stupefacenti per l'attualità della tematica sociale, ma anche per la grande adesione dell'autrice alle protagoniste di queste storie. Sono ritratti pieni di passione, dolcezza e speranza, che ci parlano di un'umanità alla ricerca del senso profondo della vita; profili di donne vere, concrete, che cercano di realizzare quel sogno di amore assoluto che l'autrice stessa ha avuto come ideale.

Sara Casini
Sedicente studentessa universitaria, apparentemente giovane: nella realtà ha almeno il doppio degli anni e il triplo della malvagità dimostrate dagli occhioni azzurri e il sorriso inoffensivo.