Amleto, o i contrasti dell’amore

Sguardazzo/recensione di "Amleto?"

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Cosa: Amleto?
Chi: Carmen Giordano, Stefano Detassis, Maura Pettorruso
Dove: Pisa, Teatro Lux
Quando: 17/04/2015
Per quanto: 50 minuti

Arriverà, mi chiedo, il giorno in cui Amleto cesserà di ispirare giovani performer sulla via di un’individuazione artistica e professionale; il giorno in cui non sarà più uno stimolo per maturi teatranti già instradati (ma in cerca di un telepass)? Arriverà il giorno in cui, tacitamente, ciascuno deciderà che tutto ciò che si poteva dire e fare a Elsinore è stato detto e fatto, ed è forse meglio riservare alla più nota tragedia shakespeariana unicamente letture private, facendola scomparire, per una generazione almeno, dal repertorio?
Arriverà o non arriverà?
Nell’attesa, il critico o cronista teatrale deve predisporsi con spirito indulgente e piglio bonario a ogni genere di rilettura, adattamento, studio, variazione sul tema e libera interpretazione.

L’ipotesi spettacolare proposta dal collettivo artistico Macelleria Ettore (presentata al Fringe Festival di Napoli nel 2013 e da quel momento cresciuta e maturata) si sostanzia in un testo dalla forte connotazione metateatrale (sai che novità!, si direbbe, volendo esercitare malizia e sfrontatezza) scritto e diretto da Carmen Giordano, e interpretato da Stefano Detassis e Maura Pettorruso.

amleto-macelleriaettoreDue sono le idee drammaturgiche che vi si incrociano, provando a irrobustirsi vicendevolmente. Da una parte ci sono i dubbi e le pesanti responsabilità di Amleto e Ofelia, intrecciati, se non paragonati, all’esperienza di una coppia, con le sue intermittenze, i difetti di comunicazione, le incertezze e gli slanci passionali. Dall’altra la polarità buio/luce, qui elevata a metafora unica, cioè meccanismo centrale dell’intero allestimento. Azioni che non si vedono e stasi visibilissime; silenzi prolungati ed echi rumorosi privati della sorgente: un’oscurità intensa e anch’essa intermittente (nere anche le pareti della nuda stanza, nonché i costumi) apre e chiude le sequenze in cui i due attori, provando il testo shakespeariano, mettono in realtà alla prova se stessi, vale a dire il proprio rapporto.

L’interrogazione sul testo è già nel titolo e va posta a premessa dell’intero lavoro, dichiaratamente privo di risposte. Il problema – questo è il problema – è che nei dialoghi manca quasi del tutto energia, sorpresa, rischio, vibrazioni vocali, e il gioco di rispecchiamenti tra finzione (del personaggio) e realtà (dell’attore) è troppo piatto, sia nella forma che nei contenuti, viziati dall’ombra spessa del “già sentito”: «sono molte le azioni che un uomo può recitare. Ma io ho dentro ciò che non si mostra», dice lui; «tutti questi fantasmi, tutto questo discendere dentro se stessi, e poi? ritorniamo alle nostre azioni quotidiane», dice lei.

L’ultima andata in nero è ovviamente il finale, sospeso, che arriva dopo circa 50 minuti di spettacolo.

VERDETTAZZO

Perché: Sì, oppure no
Se fosse... una parte del corpo sarebbe... la palpebra

Locandina dello spettacolo



Titolo: Amleto?

con Stefano Detassis e Maura Pettorruso
disegno luci Alice Colla
organizzazione Daniele Filosi
testo e regia Carmen Giordano
uno spettacolo di compagnia Macelleria ETTORE
una produzione TrentoSpettacoli
in coproduzione con E45 Fringe Napoli Teatro Festival 2013, Fondazione Campania dei Festival
con il sostegno di La Corte Ospitale – Rubiera (Re), ArTè – Teatro Stabile di Innovazione di Orvieto. Spazio Off – Trento
progetto selezionato per E45 Fringe Napoli Teatro Festival 2013


Bisogna cantare e stare allegri. Tutto andrà. Amleto è una domanda che nasce dalla visione di uno spettro. Lo spettro è il momento in cui guardiamo dentro noi stessi. Una pausa del tempo, un frattempo, un buio. Ci sbatte in faccia quello che possiamo essere. Noi sappiamo quello che siamo, non sappiamo quello che possiamo essere. Amleto è soggetto e oggetto della domanda, come ognuno di noi. Per tutti c’è un mistero nella realtà. Macelleria Ettore accetta la sfida elisabettiana. Due attori in uno spazio nudo provano Amleto. Sprofondano nel testo, squarciano scene, scavano immagini e prendono derive sorprendenti. Due vite alla prova. Amleto e Ofelia. Essere e non essere. Attori e personaggi. I piani si confondono, come vita e teatro. Cerchiamo di accordare l’azione alla parola e il pensiero all’azione nel tentativo di tendere lo specchio alla natura. Fare accadere il teatro come un incidente. AMLETO? è una ricerca nella sottrazione di artificio: voci nude, corpi esposti, buio, luci, ombre. Un’esperienza semplice e misteriosa. La vita si riversa in scena per lasciare una traccia, un’eco di sé. Il montaggio è nella testa dello spettatore. Ognuno trova un pezzo di sé. L’eco di una domanda cui non ha risposto. Un’azione sviscerata dal pensiero e non agita. Un ricordo che ha il sapore dell’allucinazione. Uno spettro che pesa sul cuore. Il resto è silenzio.

Carlo Titomanlio
È una persona serissima.