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Andiamo in giro di notte (e siamo bruciati dalla fatica)

Sguardazzo/recensione di "In girum imus nocte (et consumimur igni)"

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Cosa: In girum imus nocte (et consumimur igni)
Chi: Roberto Castello, Giselda Ranieri, Irene Russolillo, Ilenia Romano, Mariano Nieddu
Dove: Porcari (LU), SPAM!
Quando: 10/10/2015
Per quanto: 60 minuti

C’è tanta fatica: si sente nella testa, per il pressare di un ininterrotto loop di un’ora, e si sente nelle spalle, a star seduti sulle panche di legno dell’appena intitolata sala Arnaldo Cestaro (la sede porcarese di Spam! è uno spazio sempre interessante e accogliente, ma poco ergonomico). Una fatica che trova corrispondenza con quella in scena: quattro figure vestite di nero che avanzano e si muovono in una visione della vita desolante e a tratti ironica. Sono sfiancati già all’inizio, da fermi, e lo sono ancor più quando, come per obbedire svogliatamente a una forza superiore, qualcosa si muove (per citare il titolo della stagione autunnale aperta dallo spettacolo).

È questo il nucleo di In girum imus nocte (et consumimur igni), ultima creazione di Roberto Castello che ha appena debuttato a Roma, riscuotendo un successo inaspettatamente unanime. La gestazione è durata almeno due anni, dalla prima presentazione come studio di 20 minuti, a una prima versione di un’ora andata in scena al festival Ring nell’estate 2014, fino a questa, della stessa durata, ma più densa e strutturata. Il titolo, il cui significato vuol dire poco o nulla – Andiamo in giro di notte (e siamo consumati dal fuoco) – trova il senso nel suo significante: il celebre palindromo sembra accordarsi con la ricorsività che nello spettacolo è così sensibile.

In girum imus nocte, R. Castello (ph. Paolo Porto)Light. Dark. Una voce gracchiante da annuncio aeroportuale scandisce il succedersi di 67 quadri (li ha contati Rodolfo Di Giammarco: complimenti). Si accende il proiettore che illumina la scena e le quattro figure sono pronte e vive, ferme o in movimento. Una teoria di azioni quotidiane, più o meno riconoscibili, si succede con ritmo ora disteso, ora serrato, ma sempre ritmato dalla cadenza robotica e infernale sparata a gran volume. Lo spazio è definito dai mutevoli riquadri della luce scura dell’immagine scorrevole del proiettore: i pixel sono evidenti, quasi a rappresentare una vita da Tamagotchi in bassa definizione. Alienati: questo termine è stato applicato più volte agli esseri raffigurati da Giselda Ranieri, Irene Russolillo, Ilenia Romano e Mariano Nieddu. Non a caso: immersi come sono in una routine da Tempi moderni di Chaplin, non sono presenti a sé stessi nemmeno per sistemarsi i vestiti cadenti. I tentativi di riallacciare l’abito che è aperto sulla schiena sono deboli e poco convinti, come se l’altra azione condotta senza capirne il senso fosse comunque più importante di darsi una dignità ormai smarrita da tempo.

In girum imus nocte, R. Castello (ph. Alessandro Colazzo) 3The end is near“, annuncia la voce robotica, non senza ironia, fin dai primi minuti: la fine mia o dello spettacolo? In realtà il lavoro, pur sfiancante, è ottimamente calibrato su un sapiente equilibrio tra i momenti servi di quel ritmo in 4/4 e quelli in cui il corpo è più libero di muoversi, benché sempre con disperata afflizione.

Sorge il dubbio, però, sulla legittimità di proporre per due anni uno spettacolo – e di farne pagare un biglietto – ancora non compiuto, secondo quell’abitudine delle prove aperte, vizio ormai endemico di certo #teatrocontemporaneo (#sìtistocitando #chimentismettila). In questo caso il dubbio va poco lontano e si risolve subito. La sincerità e l’umiltà con cui Roberto Castello presenta i suoi work in progress fanno parte di un più ampio ed encomiabile progetto: costruire un rapporto stabile e bidirezionale con il suo pubblico, che speriamo sia sempre più numeroso.

VERDETTAZZO

Perché:
Se fosse... qualcosa da portare fino al terzo piano sarebbe... uno scatolone di libri riempito troppo

Locandina dello spettacolo



Titolo: In girum imus nocte (et consumimur igni)

coreografia, luci, musica, costumi Roberto Castello
interpreti Mariano Nieddu, Giselda Ranieri, Ilenia Romano, Irene Russolillo
costumi realizzati da Sartoria Fiorentina e Scilla
produzione ALDES
con il sostegno di MiBACT e REGIONE TOSCANA


 

Andrea Balestri
Non è il Pinocchio di Comencini. Apparentemente giovane, studia teatro (non solo) musicale tra Pisa e Roma. Serie tv, pulizie e viaggi in treno occupano il resto della sua vita. Archivia i ricordi in congelatore e si lava i capelli tutti i giorni.