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Circoncentrique, o del teatro circense

Sguardazzo/recensione di "Respire"

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Cosa: Respire
Chi: Alessandro Maida e Maxime Pythoud
Dove: Firenze, Chapiteau di Cirk Fantastik 2015
Quando: 17/09/2015
Per quanto: 60 minuti

Talvolta c’è dibattito, nelle retrofile arlecchine. Il riferimento alla manifestazione Cirk Fantastik, e soprattutto al teatro in senso fusionale, ha innescato un qualche borbottio in redazione, frammisto, invero, a cenni d’assenso. Confermiamo e rilanciamo: il circo, certo circo, può considerarsi teatro (che lo s’intenda latu senso vien da sé), pure gran teatro, non tanto né solo spettacolo, secondo un’efficace e intramontata distinzione che ci vede concordi.

Firenze, parco delle Cascine, dirimpetto all’omonimo ippodromo di galoppo e trotto: sull’altra mano del viale, sorge lo chapiteau temporaneo di Magdaclan (compagnia responsabile dell’iniziativa), attorniato da stand, palco all’aperto e tavolini. Entriamo nel tradizionale e minuto tendone, panche a tribuna disposte su quasi tutto il perimetro: Alessandro MaidaMaxime Pythoud sono già in scena. Allampanati, costumi cremisi quasi casual (in lino). Uguali, non fosse per le scarpe blu dell’uno, a piedi scalzi l’altro, e per i volti: il primo biondiccio, occhi grandi, lesti allo strabuzzo, espressione sardonica; sottile e compunto il compagno, dietro occhiali a montatura rossa.

Cie Circoncentrique, 'Respire' (ufficio stampa Cirk Fantastik)_3Ha inizio una partitura equilibristica: i due si doppiano, s’inseguono, eco l’un dell’altro corpo. Il ritmo è condensato nell’articolazione gestuale, dapprima senza tracce sonore. Abilità, non virtuosismo: le figure, sinuose, si snodano, il discorso, nel trascorrere combinatorio, cresce in temperatura, si apre. I bambini respirano coi due danzattori, roteando i capi ad assecondarne le movenze; noi, sguardi rotti nel disincanto, scrutiamo, in cerca di dove vogliano parare gli artisti. Non ci accorgiamo, sulle prime, che il respiro (di attori, bimbi e pure il nostro) si fa collettivo, ostaggio della puntaggiatura coreutica. L’impiego di una traccia musicale (concreta, anch’essa di singulti e fiati) permea la sala e rafforza l’effetto.

Dal corpo libero si passa all’interazione con gli oggetti: tre sfere, poi una più grande. Maida, clown con tratti da bianco, lancia sguardi di sfida al collega specchio, spalla, controcanto. Le sequenze di giocoleria entusiasmano, specie quando entra in scena la sfera d’equilibrio: Maida vi sfoggia una bravura mai slegata dal disegno complessivo. Giocano, i due: con tutto quel che capita loro in mano, riflettori a terra, lampade mobili (una da scrivania, l’altra grande, su una piantana), il faro centrale opportunamente calato. Lo spazio si comprime ed espande, come un polmone pulsante, come un respiro, sino al pezzo forte di Pythoud, con le strepitose, rocambolesche evoluzioni all’interno della ruota di Cyr. Fattori invertiti, prodotto immutato.

Cie Circoncentrique, 'Respire' (ph Natalia Bavar)_3Dov’è il discrimine, pensiamo, tra questo circo e la danza contemporanea? Domanda insidiosa, bastevole per replicare ai borbottii (che stimoliamo volentieri). Nella disponibilità di lettura, azzardiamo: il circo dev’essere “aperto” (anche) a percezioni fanciulle, per quanto mai esclusive; altri tipi di performance possono farne a meno, ed esigere il tributo d’una maggior disposizione riflessiva e intertestuale. «Il circo diverte, la danza è pallosa» insinua il Calderoli che è in e con noi: non è vero. Ne abbiamo esempi lampanti. Certo è che l’applauso per Circoncentrique è unanime, protratto e meritato (negli stessi giorni erano in scena pure i pazzi del Tony Clifton Circus: ce li siamo persi con sommo rammarico). È teatro, senza dubbio, e mediamente migliore di quello che spesso vediamo in giro.

Cie Circoncentrique, 'Respire' (ph Natalia Bavar)_2

VERDETTAZZO

Perché:
Se fosse... un evento atmosferico sarebbe... una piacevolissima brezza

Locandina dello spettacolo



Titolo: Respire

di e con Alessandro Maida e Maxime Pythoud produzione Cie Circoncentrique Il respiro che segna le emozioni, le paure e le sorprese e lascia il pubblico col fiato sospeso, il respiro degli artisti che si caricano di energia per poi bruciarla all’istante, il respiro dello spettacolo che è frutto ogni sera di una magia differente. La semplicità estrema rivela un percorso accurato e ammaliante, in una nuova esperienza che sfida la gravità, elogia la fragilità, incontra precari equilibri. Alessandro Maida e Maxime Pythoud in scena raccontano con eleganza e intelligenza la loro voglia di giocare: si sfidano, si inseguono, si scrutano, si scontrano e non smettono mai di dialogare con la musica, che accompagna e ispira tutto il ritmo dello spettacolo. «Vogliamo portare i nostri interlocutori a vivere le nostre vertigini, i disequilibri e le sospensioni a bordo dei nostri attrezzi acrobatici».

Igor Vazzaz
Toscofriulano, rockstar egonauta e maestro di vita, si occupa di teatro, sport, musica, enogastronomia. Scrive, suona, insegna, disimpara e, talvolta, pubblica libri o dischi. Il suo cane è pazzo.