Due menti, una voce, un unico pensiero: Moni Ovadia legge Pier Paolo Pasolini

Sguardazzo/recensione di "Moni Ovadia legge e commenta gli Scritti Corsari di Pier Paolo Pasolini"

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Cosa: Moni Ovadia legge e commenta gli Scritti Corsari di Pier Paolo Pasolini
Chi: Moni Ovadia, Pier Paolo Pasolini
Dove: Seravezza (LU), Scuderie Granducali
Quando: 31/03/2015
Per quanto: 120 minuti

Quando due personalità che condividono pensiero e filosofia di vita si incontrano, sia pure distanti nel tempo e nello spazio, il risultato sono scintille nell’aria.
È ciò che è avvenuto grazie alla lingua tagliente di Moni Ovadia, che ha fatto da filtro agli Scritti Corsari di Pier Paolo Pasolini.

L’attore ha sicuramente portato in scena uno spettacolo “scomodo” e lo ha fatto, come sostenuto nel prologo antecedente al reading-spettacolo e ricalcante le note di regia, «dando voce alla mente luciferina di quel lucido analista che (…) riassunse in modo dirompente la situazione sociopolitica nazionale di quel periodo: la mutazione e omologazione degli italiani e del mondo; la difficoltà dell’incontro con l’altro e il problema del razzismo; la grandezza della cultura contadina dell’Italia passata e la straordinaria varietà di tradizioni orali, vero humus della nostra identità collettiva; lo stragismo e il referendum sul divorzio».

OvadiaLettura scenicamente spoglia: tre sedie sul proscenio di cui una per Ovadia e le altre per il violinista Maurizio Dehò e il fisarmonicista Nadio Marenco, cui è delegato il calibrato sottofondo musicale. L’essenzialità scenografica si rovescia in brutale energia sotto il profilo intellettuale per una scossa elettrica alla coscienza: in questo gioco al risveglio civico-sociale dello spettatore, Ovadia è abile nell’utilizzare, come contrappeso a tematiche così “impegnate”, un repertorio musicale struggente, avvolgente, passionale come quello dei tanghi di diversa provenienza geografica (mirabile l’esecuzione dei due musicisti, talvolta eccepibile quella vocale dell’attore). La scelta del tango, afferma l’artista, è legata alla sua origine di ballo proibito e illegale, storicamente danzato da soli uomini, che, per atmosfere evocate e natura anticonformista, bene si addice a far da commento sonoro alle parole di un vero e proprio rivoluzionario. Le luci, seguendo i movimenti dell’attore, creano giochi chiaroscurali nello spazio, ombre e riflessi sul volto e sul borsalino appeso alla spalla; si ha come l’impressione che siano Cristo o Che Guevara a pronunciare le parole di Pasolini.

Che fare? Non resta che ascoltare, ascoltare e ascoltare ancora, proprio come durante un comizio, perché forse quella che ci viene servita è, più che una messinscena vera e propria, un’efficace orazione che non deve far sognare, ma rispedirci a casa a riflettere attentamente sull’intero genere umano e sulla sua inesorabile deriva.

Pier Paolo Pasolini

VERDETTAZZO

Perché:
Se fosse... un fiore sarebbe... un nontiscordardime (Myosotis, della famiglia delle Boraginaceae)

Locandina dello spettacolo



Titolo: Moni Ovadia legge e commenta gli Scritti Corsari di Pier Paolo Pasolini

Un reading di

Moni Ovadia

Con

Maurizio Deho’ (violino)

E

Nadio Marenco (fisarmonica)


Moni Ovadia protagonista di un reading di alcuni brani tratti dagli Scritti corsari del grande P.P. Pasolini. Ad accompagnarlo le musiche di ispirazione tangueira del violino di Maurizio Dehò e della fisarmonica di Nadio Marenco. Le parole di uno degli intellettuali più profondi e illuminati che il nostro paese abbia mai espresso portate in scena dopo un’accurata selezione da quell’attento e originale osservatore della società di oggi che è Moni Ovadia

Viola Giannelli
Nella vita, fa, ha fatto o fece un sacco di cose tra cui: due figli, un libro (altri ne seguiranno: di libri, sui figli non si scommette), l’università, il conservatorio e altre amenità che riempirebbero due o tre esistenze. Ama il teatro, la lirica, la letteratura e ha persino senso dell’umorismo.