Dürrenmatt da tavola

Sguardazzo/recensione di "La panne"

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Cosa: La panne
Chi: Valentina Bischi
Dove: Vicopisano (PI), Palazzo Pretorio
Quando: 25/03/2016
Per quanto: 60 minuti

A Vicopisano arriviamo attratti da una manifestazione giunta alla sua quinta edizione, la spensierata – ma tutt’altro che irresponsabile – Festa Dèi Camminanti (per chi non la conoscesse, consigliamo un’occhiata al sito), ignari del fatto che di lì a poco saremmo stati testimoni di un evento del tutto inaspettato, un’incursione teatrale, così da programma, alle sue primissime repliche: La panne di Valentina Bischi. La riscrittura dall’omonimo romanzo di Friedrich Dürrenmatt approda così all’interno delle ex carceri vicariali del piccolo borgo toscano, che, con l’atmosfera claustrofobica e le pareti intrise di storia (è letteralmente vietato toccarle, per le frasi ivi scritte ad opera di antichi detenuti), paiono una location tra le più adatte a ospitare la messinscena di un cupo racconto dai sapori kafkiani.

In questa circostanza così peculiare viene introdotta nello spettacolo una nuova figura, sorta di apparizione dallo sguardo vitreo ancorché penetrante: è infatti nelle vesti di una lugubre cameriera dall’abito nero che Francesca Sardella accompagna silenziosamente il pubblico nei meandri del palazzo sino a una cella nuda, e lo fa accomodare attorno e nei pressi di un tavolo adornato di bicchieri e moccoli accesi, quale ospite di un notturno convivio. Alla sola luce di candela si apre una minuscola porticina di legno da cui emerge una seconda figura in nero, il volto coperto per metà da una maschera scura dal naso adunco, plasmata in cartapesta dalle sapienti mani di Ferdinando Falossi: Bischi, attrice romana con solide basi nel teatro di narrazione, si siede a capotavola ove resterà per la maggior parte dello spettacolo vestendo i panni di un oscuro e dimesso oste a far da narratore onnisciente.
DSC04581 - CopiaLa vicenda è quella di Alfredo Traps, “uomo semplice” dai tratti apparentemente poco significativi, che a seguito dell’imprevista panne dell’auto si ritrova a cenare in compagnia di ex uomini di legge che lo coinvolgono, quale sprovveduto imputato, in un surreale quanto inquietante processo per omicidio condotto tra una portata e l’altra al limite tra finzione e realtà. La collocazione del pubblico attorno a un tavolo quale luogo centrale della rappresentazione assume così evidenti intenti metateatrali; e se la scrittura di Dürrenmatt ci lascia fino alla fine nel dubbio su dove si collochi il confine tra gioco e vita reale, anche le scelte recitative dell’interprete principale assecondano questa ambiguità. Come i personaggi del testo, anche il suo narratore riesce contemporaneamente a spaventare – poiché creatura diversamente umana connotata dalla maschera in stile Commedia dell’Arte – e ad affascinare: con le parole cadenzate, la voce suadente, lo sguardo preciso e acuminato, Bischi crea una suggestione che permea l’aria rendendola densa e che impedisce agli astanti, una volta agganciati, qualsiasi distrazione. All’altro lato della stanza, una Sardella al limite dell’autistico esegue una muta controscena dai gesti sporadici e minuziosi, a renderci testimoni di un altrove irrazionale e ossessivo.

Valentina_Bischi_3_ag_FedericoÈ la stessa messinscena a risultare così medaglia dalla duplice faccia: se da un lato, infatti, il calore delle fiammelle si fonde armoniosamente con la sapiente arte affabulatoria di Bischi nel tentativo, perfettamente riuscito, di trascinare il pubblico all’interno della storia, la freddezza diafana dello spettro incarnato da Sardella crea distanza tra la vicenda narrata e il pubblico. Il risultato è uno spettacolo avvincente dal gusto amaro, che riesce al contempo ad accogliere e a gelare il sangue con la stessa, determinata efficacia.

A fine serata, la giovane attrice e autrice (tuttora impegnata nel portare in scena il suo precedente lavoro, Le minne di Sant’Agata) ci informa di prevedere per La panne prossime aperture a contaminazioni di musica elettronica. Nonostante il timore che l’eloquente essenzialità che contraddistingue lo spettacolo possa, nell’aggiunta, venir meno, non dubitiamo nella buona riuscita dell’impresa, augurandoci di poter replicare la visione.

VERDETTAZZO

Perché:
Se fosse... una strada sarebbe... un vicolo cieco

Locandina dello spettacolo



Titolo: La panne

Liberamente tratto da “Die Panne” di Friedrich Dürrenmatt
Di e con Valentina Bischi
Con la partecipazione di Francesca Sardella
Musiche djSpiff
Organizzazione Laura Barbieri
Per la maschera di scena si ringrazia Ferdinando Falossi

Una notte, in un piccolo paese di campagna l’auto del signor Alfredo Traps, viaggiatore di commercio, va in panne. Il signor Traps non se ne rammarica, anzi, pregusta già il lato piccante della situazione.
Si ritrova invece nella villa di un ex-uomo di legge; il padrone di casa ed i suoi amici gli aprono le porte per la cena, il vino ed il loro passatempo: mettere in scena un processo. Non importa se Traps non ha commesso alcun delitto “un reato si finisce sempre per trovarlo…che lo si voglia o no c’è sempre qualcosa da confessare”. Tra squisite portate e vini d’annata il gioco si fa sempre più inquietante, fino a condurre Traps come l’autore di un delitto che merita “ammirazione, stupore, rispetto…degno d’essere annoverato fra i più straordinari del secolo”. Ora, per la prima volta, quella giustizia che aveva sempre ritenuto “astratta cavillosità vessatoria” illumina il suo limitato orizzonte “come un immane, inconcepibile sole”.
Immagino un racconto intimo, un fuoco acceso, il vino. Immagino una sala che somiglia, in qualche modo, alla sala dove si svolge la scena del nostro racconto.
Immagino candele.
E immagino niente di tutto questo.
Solo la parola, una parola rigorosa, essenziale, che porti in una sala con un fuoco acceso, un buon bicchiere di vino, e la luce delle candele, ad occhi chiusi.

Anna Solinas
Sulla soglia dei 30, si interessa di teatro e danza contemporanea, che frequenta da interprete oltre che da spettatrice. Pecca d'ingenuità, nutrendo un'ingiustificabile fiducia nel genere umano: per porvi rimedio, ha iniziato a cimentarsi nella critica. Prendendoci gusto.