Essere o non essere… ieri come oggi

Sguardazzo/recensione di "The Pride"

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Cosa: The Pride
Chi: Luca Zingaretti, Alexi Kaye Campbell
Dove: Lucca, Teatro del Giglio
Quando: 05/11/2016
Per quanto: 145 minuti

La sala affollata e vociante è appena illuminata quando gli ultimi oggetti di scena vengono posizionati a sipario aperto: sembra che il pubblico stesso sia complice di questa costruzione di realtà finzionale che tra poco porterà a viaggiare nel tempo con The Pride di Alexi Kaye Campbell.

Londra 1958, una casa, libreria sul fondo accanto alla finestra, tavolo e sedie, divano e poltrona; e la porta, quella da cui i personaggi entrano o escono quando serve. Sono in tre, Philip (Luca Zingaretti) e sua moglie Sylvia (Valeria Milillo) incontrano Oliver (Maurizio Lombardi), uno scrittore, ed è subito chiaro che tra i due uomini c’è un attrito o, meglio, qualcosa che poi si scoprirà essere un’attrazione. Discutono delle illustrazioni che la donna sta preparando per il libro di prossima pubblicazione, poi si apprestano a uscire per cena. Una presenza ambigua, un uomo in uniforme tedesca, entra nello spazio visivo prima che i tre si congedino. Chi è? È solo un espediente per anticipare un cambio di storia, uno dei tanti indizi che lo spettatore potrà seguire nel succedersi dei fatti.

"The Pride", D. Zingaretti (ph Daniele Romano - da TdGiglio) 05

Usciti i tre, la scena si trasforma: cala un pannello a chiudere la vista su una parte della camera e una violenta luce viola colpisce gli occhi, senza spiegare dove o come la narrazione stia proseguendo. Un sogno? Fantasmi?
Londra 2016, uno spinto gioco erotico tra uomini en travesti termina in una bevuta sciogliendo la tensione accumulatasi. Questa volta, i rapporti sono palesi: Oliver è stato lasciato dal suo compagno, Philip, soffre e cerca di consolarsi pagando qualcuno per strani giochetti. Due epoche distanti, due dinamiche psicologiche differenti, tutto senza affettazione né banalità o senso di ipocrita solidarietà: vediamo solo e soltanto i fatti, da cui ognuno può trarre le proprie conclusioni. Due uomini che s’attraggono, ieri come oggi, senza una ragione recondita che spieghi tale inclinazione, sevizie infantili o traumi o altri motivi che giustifichino agli occhi della società una consimile “malattia”.

"The Pride", D. Zingaretti (ph Daniele Romano - da TdGiglio) 03Trova posto perfino uno pseudo processo medico (il dottore è Alex Cedron) in cui il Philip della prima storia chiede aiuto alla scienza per “liberarsi” della sua stessa natura. Un vero e proprio rapporto fotografico dei valori sociali che inquadrano la dimensione dell’omosessualità resa dalla forza dei personaggi/attori e dalla loro natura. La figura di Luca Zingaretti e la sua mimica, quasi rude e concreta da uomo d’affari, ben rendono il paradosso delle emozioni celate a tutti i costi; oppure la decisione del fotografo reporter che sa il fatto suo e non accetta le infedeltà del suo uomo. La moglie fragile e frustrata (la voce di Milillo, piuttosto flebile, fatica non poco a raggiungere la stessa platea) diventa, in tempi odierni, la madre frenetica e finalmente padrona della propria vita.

È il dramma dell’identità che tutti dobbiamo imparare a cercare e ad accettare in una dimensione che oggi fagocita ogni cosa nel grande mercato dell’immagine. Un teatro di riflessione su un tema scottante per la cultura dell’apparenza di genere, con le voci timbricamente e ritmicamente scandite di attori noti per la felicità di un pubblico, per una volta, giustamente esultante.

"The Pride", D. Zingaretti (ph Daniele Romano - da TdGiglio) 04

VERDETTAZZO

Perché:
Se fosse... un indumento sarebbe... una mutanda di pizzo

Locandina dello spettacolo



Titolo: The Pride

di Alexi Kaye Campbell
con Luca Zingaretti e Valeria Milillo, Maurizio Lombardi (al posto di Riccardo Bocci), Alex Cendron
regia Luca Zingaretti
produzione Zocotoco


Luca Zingaretti dirige e interpreta, The Pride un testo enigmatico costruito magnificamente con un’alternanza tra due storie distinte e separate che si svolgono in periodi diversi: il 1958 e il 2008. In entrambe, i tre personaggi principali condividono gli stessi nomi e, per volere dell’autore, sono interpretati dagli stessi attori, a sottolineare che i personaggi di una storia sono le ombre di quelli dell’altra. È il 1958. Philip è sposato con Sylvia, che sta lavorando alle illustrazioni dell’ultimo libro per bambini di Oliver. C’è una strana vibrazione che scatta tra i due uomini quando si incontrano per la prima volta. Comincia tra loro un gioco che li costringe a girare intorno a qualcosa che è impossibile affrontare esplicitamente. È il 2008. Stufo della sua imperscrutabile infedeltà, Philip, un photo-reporter, lascia Oliver, giornalista di talento con cui ha una relazione da un anno e mezzo. Oliver si ritrova da solo ad annegare le sue pene nel whisky e nei giochi di ruolo con uomini improbabili che cerca su Internet finché arruola Sylvia, che gli ha presentato Philip, per contrastare la solitudine e cercare di capire grazie alla sua amicizia le ragioni del proprio comportamento. Le azioni che Philip, Oliver e Sylvia compiono nello specchio del 1958 influenzano e spiegano quelle che avvengono nel 2008. I dialoghi brillanti e divertenti e le acute osservazioni di Alexi Kaye Campbell riescono a disegnare dei personaggi potenti, vitali, alla continua ricerca della propria identità.

Maria Feliciano
Docente di musica e discente in discipline dello spettacolo, ha un passato da pianista, moglie e madre di cui si sta, progressivamente, sbarazzando. Lo fa andando a teatro, scrivendone e, talvolta, cucinando per oltre dieci persone.