Grow.
Crescere è complicato.
Grow.
Crescere è difficile.
Grow.
Crescere è necessario?
Sapersi destreggiare tra problemi familiari, economici e la propria crescita individuale, all’interno di una società troppo spesso sessista, può non essere così semplice e indolore. Lo sanno bene Hansel e Gretel, protagonisti di questa messinscena, che finiscono per dover sconfiggere streghe interiori e strega in carne e ossa.
Questo, oltre alla necessità che gli adulti desiderino prima di tutto lo sviluppo e la felicità dei bambini, è il messaggio lanciato dalla compagnia If Prana che ha debuttato (con il tutto esaurito) venerdì 20, matinée per le scuole, e sabato 21 novembre al Teatro dell’Olivo di Camaiore.
Nel foyer, prima dello spettacolo, un’overture di danza contemporanea, con le allieve di Progetto Danza Arabesque di Camaiore e Professione Danza di Pietrasanta, coreografate da Silvia Bennett, accoglie poi un pubblico incuriosito e divertito. Ciò che colpisce subito di Grow è il riuscito sodalizio tra un tappeto sonoro evocativo, suggestivo e a tratti noir (Eclaircie di René Aubry; Clapping Music For % Performers di Steve Reich nella versione di Santi Carcasona; All names di Jun Myiake) e le coreografie delle attrici Caterina Simonelli (Gretel) e Silvia Bennett (Hansel).
Attraverso un accurato gioco di luci, ombre e chiaroscuri, i corpi delle due si amalgamano, rotolano, si sfidano in quella contesa esistenziale che è lo scontro-incontro con l’altro: fratello-sorella, maschio-femmina. Fin quando un grezzo telo nero, metaforica foresta, non risucchia i due piccoli fino a condurli dritti dritti alla casetta composta di Buondì della strega. Sì, perché nella moderna drammaturgia di Tobia Rossi, riscrittura della fiaba dei Grimm, il marzapane ha lasciato il posto alle merendine Motta e Ferrero, lo zucchero filato ai Kinder Sorpresa e la cioccolata calda a fiumi di corroborante Estathè. Marcela Serli interpreta poi, oltre all’iniziale madre dei due, una sorta di strega/matrigna che cerca di insinuarsi nel rapporto affettivo tra i due, esasperando la loro differenza di genere, destinando Gretel a pulizie e “lavori da femmina” e Hansel alla libertà maschia d’ingozzarsi e far festa.
L’epilogo è noto a tutti: i due fratelli riusciranno, prima, a oltrepassare il velo di un mondo di zucchero, fatto di apparenze, false promesse e illusioni, poi a crescere, diventare “grandi”, senza però invecchiare dentro. Lo spettacolo, dopo altre scene coreografate, alcune immerse in dense e suggestive volute di fumo artificiale, si conclude, infatti, con un fermo immagine dei due bambini cresciuti. Hansel e Gretel, uccisa la strega e riemersi dal telo nero, si fanno avanti sul proscenio mostrandosi nella loro trasformazione finale. Dismessi gli abiti fanciulleschi, ciò che resta alla fine del viaggio è una Gretel senza treccia, con in pugno un casco da motociclista, e un Hansel rapper con cappuccio tirato su e atteggiamento di sfida.
Ognuno cresce a modo suo.
L’importante è uscirne vivi.