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Hallo? Zimmerman secondo Zimmerman

Sguardazzo/recensione di "Hallo"

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Cosa: Hallo
Chi: Martin Zimmermann
Dove: Prato, Teatro Fabbricone
Quando: 25/09/2015
Per quanto: 60 minuti

«Hallo hallo! C’est moi!» Lo svizzero Martin Zimmerman si presenta per la prima volta al pubblico come solista, dichiaratamente, nella prima delle rare espressioni verbali dello spettacolo. Dopo quindici anni di simbiosi con Dimitri De Perrot, Hallo è un lavoro interamente firmato dall’atletico e poliedrico performer, dalla progettazione alle coreografie, fino alla direzione.

Uno strano individuo scheletrico, che sembra essere emaciato in una consunta divisa operaia, è in realità animato da un’energia dalla vitalità autodistruttiva. Zimmerman, infatti, in un continuo one man show, fa improvvisamente capolino fra il riso e tante smorfie, come un joker da una scatola a molla, roteando su strutture mobili per lo più di legno e metallo, che si compongono e si ricompongono a suggerire il percorso di un filo drammaturgico presente, ma molto esile. Sembra proprio essere una riconfigurazione dei Tempi moderni secondo l’artista, quelli ascritti dentro le sue geometrie, al contempo semplici quanto intricate. È lo stesso attore ad aggrovigliarsi, e incartarsi, dentro strutture che, come le macchine a ingranaggi della “modernità” chapliniana, lo risucchiano, lo stritolano, lo costringono a cercare una via di fuga, senza drammi, nel segno di una leggerezza tutta clownesca. Complice di questa atmosfera fra il grottesco e il surreale sono le musiche originali di Colin Vallon. La modernità di Zimmerman, di charlottiana memoria, è il male del vivere nel nostro tempo, in una società che fagocita tutto.

Martin_ZimmermannUna casa sgangherata che si trasforma in una lussuosa vetrina, un’abitazione dotata di ogni comfort o, meglio, una casa in vetrina, dove il misterioso e solitario personaggio finisce per perdersi in un gioco di specchi, senza riconoscere la propria immagine riflessa. A un certo punto, il nostro eroe “assunto” quasi in cielo, con un sistema ingegneristico progettato da Ingo Groher, in equilibrio su una trave ricorda il celebre scatto fotografico che ritrae gli operai seduti su un asse metallico dominante i cieli di Manhattan.

Affiorano stati d’animo e atmosfere contrastanti che si susseguono senza una logica apparente, come in un percorso psicoanalitico del paziente che si racconta al proprio interlocutore senza filtri, in maniera quasi disordinata. Non a caso, a firmare la drammaturgia di questo spettacolo è proprio una psicanalista, Sabine Geistlich. Ci è dato pure sapere che vi sono riferimenti autobiografici all’interno della storia: Zimmerman, nelle interviste, dichiara di aver lavorato come vetrinista, prima di fare l’artista a tempo pieno. Un fiume in piena: l’artista si racconta fra piroette formidabili, sberleffi e smorfie.

Gettando uno sguardo al passato del performer, Hallo non sembrerebbe rappresentare una rottura rispetto alla poetica precedente, elaborata assieme a De Perrot; tuttavia, si percepisce il sapore di un’opera prima: spettacolo teatrale, performance di danza, semplice divertissement o clowneria da circo? Teatro sì o teatro no? «Chiamiamo il nostro lavoro “di teatro”, perché non abbiamo trovato un nome migliore». È lo stesso Zimmerman, ai tempi del precedente sodalizio (Zurigo, 2011) a offrirci la risposta, seppur candidamente evasiva, insinuando nello spettatore l’idea che se dall’atto performativo che fruirà si aspetta un testo fatto di parola, una drammaturgia che sia narrativa o una morale precisa, non potrà che rimanere deluso.

VERDETTAZZO

Perché: Sì, oppure no
Se fosse... un metallo sarebbe... argento vivo

Locandina dello spettacolo



Titolo: Hallo

progetto, direzione, scenografia,coreografia e performance Martin Zimmermann
drammaturgo Sabine Geistlich
sviluppo- scenografia, direttore tecnico del progetto Ingo Groher
creazione del suono Colin Vallon
direzione e assistente coreografo Eugénie Rebetez
costumista Franziska Born
disegno luci Sammy Marchina
disegno del suono Andy Neresheimer
creazione – stage manager extra Roger Studer
creazione- stage direction Sarah Büchel
produzione Verein Zimmermann & de Perrot


Lo svizzero Martin Zimmermann lavora da anni insieme a Dimitri de Perrot in una delle più interessanti compagnie di teatro-circo del panorama internazionale. All’interno di strutture basculanti che minano costantemente l’equilibrio, le loro performance pongono interrogativi sull’identità e sulle piccole e grandi tragedie quotidiane. Artista del movimento, clown dal gelido umorismo, per Hallo ha inventato uno spazio simile alla vetrina di un negozio nel quale gioca con il proprio personaggio tragicomico, confrontandosi con il desiderio di voler diventare ciò che crede di essere. La scena, però, si rivela animata e sta quindi all’attore cercare di lottare con la gravità e con i numerosi oggetti che per magia prendono vita. «Corpo e scena, nei miei spettacoli, sono due elementi strettamente legati: l’uno non può esistere senza l’altro. I limiti e i pericoli che impone una scenografia mobile mi sono necessari per far esistere il mio corpo in uno spazio teatrale. È l’urto tra il corpo, la scena e gli oggetti a far nascere il contenuto. Per Hallo, sono partito da situazioni scomode dalle quali cerco di liberarmi, creando così un soggetto tragicomico. Questa scenografia è legata alla mia prima professione: vetrinista in un centro commerciale. Anche se non è realistica, la vetrina in scena evoca il mondo del consumo, della moda, o meglio, il tema dell’apparenza e del desiderio di riconoscimento. Ma prima di tutto, rimanda a questioni essenziali come: chi c’è nel riflesso che vedo? Quella che vedo è la realtà? Oppure io sono un altro?». (Martin Zimmermann)

Francesco Tomei
Autoironico gemello diverso (da quello serioso accademico), nasce sui monti di Barga, è laureato (due volte) nonché organizzatore teatrale. Approda a LSDA nel bel mezzo d’una metamorfosi da Pulcinella in dottore di ricerca. Si divide fra critica, canzoni (da scrivere) e archivio (da contemplare).