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Il buio dopo il teatro

Sguardazzo/recensione di "Recita dell'attore Vecchiatto nel teatro di Rio Saliceto"

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Cosa: Recita dell'attore Vecchiatto nel teatro di Rio Saliceto
Chi: Claudio Morganti, Elena Bucci
Dove: Buti (PI), Teatro Francesco di Bartolo
Quando: 04/03/2015
Per quanto: 60 minuti

Il titolo è lungo e non facile da ricordare: Recita dell’attore Vecchiatto nel teatro di Rio Saliceto. La struttura è invece semplicissima: una lettura di un testo teatrale per due voci scritto da Gianni Celati nel 1995 (già messo in scena nel 1998 da Mario Scaccia e Marisa Belli). L’argomento del testo è l’ultima recita dell’attore Attilio Vecchiatto e della moglie Carlotta in uno sperduto teatrino, e le due voci chiamate a interpretare i due soli personaggi sono quelle di Claudio Morganti ed Elena Bucci.
Benché Celati abbia alimentato l’incertezza, si può credere che Vecchiatto (forse una crasi delle parole vecchio e attore) sia solo un eteronimo, ovvero un artista fittizio frutto della fantasia di un altro autore. Purtuttavia la sua biografia, che ricostruiamo attraverso il dialogo recitato, è verosimile: è quella di un interprete classico e shakespeariano, erede della più nobile tradizione grandattoriale e acclamatissimo nei suoi lunghi soggiorni nelle Americhe e in Europa. Quando fa ritorno in Italia nel 1988, nessuno conosce i suoi spettacoli di successo, né i suoi numerosi testi drammatici e poetici; e si ritrova ad accettare un modesto ingaggio in un piccolo comune in provincia di Reggio Emilia, Rio Saliceto. Storia infelice, dunque, che può richiamarne altre simili: numerosi esempi – letterari, drammaturgici, cinematografici – di attori sul viale del tramonto, come il Minetti di Thomas Bernhard recentemente interpretato da Danio Manfredini.

Attilio e Carlotta VecchiattoLa situazione, che si intuisce fin dalle prime battute, ha comunque qualcosa di agrodolce, e perfino di ridicolo: dobbiamo infatti immaginare che i due stiano per entrare in scena, ed esitino aspettando che la sala si riempia; ma arriverà solo un’anziana signora già prossima ad addormentarsi e pochi altri spettatori che sopraggiungono alla spicciolata e presto si dileguano («Nessuno ci ascolta, siamo fuori dalle mode, Carlotta», commenta lui e, di contro: «Andare via non si può, siamo scritturati», gli risponde lei).

Le voci di Morganti e della Bucci sono diversissime e perfettamente armonizzate, in un arrangiamento che esalta l’arrochita robustezza maschile e la struggente leggerezza femminile. Lui è stizzoso e impertinente, scaverna invettive che hanno il ritmo e la violenza meccanica di quelle dei protagonisti di Bernhard, per l’appunto («la coscienza ci paralizza, solo nell’incoscienza si riesce ad andare avanti»); lei è accomodante e premurosa senza essere remissiva, mentre invita il marito a dare comunque inizio allo spettacolo. Ma soprattutto sono due voci perfettamente calibrate sui personaggi, ormai giunti all’autunno della carriera e quasi raccolti in una soffitta dell’esistenza, tutta presa dalle tenebre: Lezione di tenebra è il titolo dell’operetta dai toni leopardiani che Vecchiatto tenta di recitare a più riprese; e buia è anche la scena che può osservare il pubblico del Teatro Francesco di Bartolo di Buti, forse meno ingrato e ignorante di quello di Rio Saliceto contro cui si scaglia il vecchio attore, ma non di molto più numeroso.

Spettacolo breve (un’ora circa) e sorprendente, che sarebbe bello poter vedere, anzi ascoltare, più volte.

VERDETTAZZO

Perché:
Se fosse... una fotografia sarebbe... un malinconico ritratto, invecchiato ad arte con Adobe Photoshop®

Locandina dello spettacolo



Titolo: Recita dell'attore Vecchiatto nel teatro di Rio Saliceto

di Gianni Celati regia e interpretazione Elena Bucci e Claudio Morganti Una lapide posta sopra il portone del municipio di Rio Saliceto riporta queste parole: "RIO SALICETO - che cacciò il mostro nazifascista - da queste terre da queste case - da questo pane da questo sangue - GIURA - ai sette figli annientati nei lager - ai ventuno caduti combattendo - per la certezza dello splendido aprile - di lottare unito come ieri come sempre - perché il mostro non torni". Invece nel teatro comunale "Montanari" le balaustre dei loggiati contengono pannelli lignei del pittore Luigi Pillitu e non raffigurano mostri ma musicisti e commedianti. E' proprio sul palcoscenico di questo teatro che, nel 1988, il grande attore Vecchiatto e sua moglie Carlotta salgono per l'unica (ed ultima!) recita italiana. Ma le cronache riportano che nel 1988 il teatro Montanari era chiuso al pubblico! Chiuse infatti nel 1970 e riaprì completamente restaurato nel 1993, anno della morte di Attilio Vecchiatto. (Beffardo destino!). Dunque Vecchiatto, nell'ormai lontano '88 sbagliò davvero luogo, come spesso lui ripete a sua moglie nel testo di Celati? La mia ipotesi è che forse, l'impresario Normanno Gobbi organizzò la recita all'interno dei locali del centro culturale intitolato all'iMa in quel teatro vuoto Vecchiatto capì e a modo suo dichiarò che la fine dell'arte drammatica apriva la strada al il ritorno del mostro. ndustriale Wildmer Biagini e non nel teatro comunale! Ecco spiegata l'assenza totale di pubblico, il vuoto siderale di fronte al quale si ritrovarono i due attori in quella sera del 1988. Ma in quel teatro vuoto Vecchiatto capì e a modo suo dichiarò che la fine dell'arte drammatica apriva la strada al il ritorno del mostro. (Profetico Vecchiatto!). Quel mostro oggi bussa prepotente alle nostre porte annientando in tutti noi "la certezza dello splendido aprile". Dunque Vecchiatto, nell'ormai lontano '88 sbagliò davvero luogo, come spesso lui ripete a sua moglie nel testo di Celati? (Qualcuno dice che la storia di questo attore è inventata, ma l'invenzione è la realtà degli artisti e Vecchiatto è spirito e carne di tutti gli attori, ne è emblema, spietato simbolo e dunque, a mio avviso dovrebbe essere anche il nostro santo patrono).

Carlo Titomanlio
È una persona serissima.