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Il Chisciotte (sin troppo?) novecentesco di Massini

Sguardazzo/recensione di "Gioco di specchi"

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Cosa: Gioco di specchi
Chi: Stefano Massini / Ciro Masella / Marco Brinzi
Dove: Firenze, Teatro di Rifredi
Quando: 7/04/2016
Per quanto: 75 minuti

Due uomini qualunque, senza identità precisa, accovacciati a terra in veglia, capo reclinato, pantaloni beige e t-shirt blu. Identici, nel sonno e nel sogno complice, il medesimo, che li desta di soprassalto; differenti, da svegli, per fisicità, intenzioni, voce e agire. Anonimi, divagano, nel raccontarsi la comune premonizione, all’ombra di un presunto melograno. La presenza dell’albero, inconfutabile prova della veridicità del sogno, è incerta. Sentenza di morte per entrambi o solo per uno di loro? L’oscurità che obnubila pensieri e sguardi non rivela, non sentenzia la condanna, a tratti surreale e stupida, a tratti certa e ineluttabile. Un ventaglio di possibilità si apre nelle loro menti disperate, all’operosa ricerca di una via di fuga da quel destino beffardo.

Gioco di specchi è uno spettacolo che necessita della vicinanza, fisica ed emotiva, di un pubblico complice al ludico vaticinio dei due personaggi, consumato nella calda intimità di una surreale veglia. La regia di Ciro Masella trascina in questo straniante notturno lo spettatore che, assiso su gradinate di legno, scruta i volti imbevuti di paura di due personaggi che mai svelano del tutto sé stessi. Lo spazio è ingombrato da rari oggetti (una scacchiera, ne diremo), dominato dall’oscurità: Marco Brinzi è il presunto Sancho Panza depositario di una filosofia concreta, terragna e disillusa. Dice, con voce baritonale: «Siamo tutti in piedi, come scemi, davanti alla verità». Lo spaventevole cavalier errante è Masella: fra i trilli e i sussurri delle sue rutilanti ascendenze vocali, mostra la gamma del terrore della morte, e della paura, nella consapevolezza d’essere nessuno, insignificante. «Abbiamo fatto così tanta strada per morire un giorno qualunque?».

Il Chisciotte riscritto da Stefano Massini diventa pretesto per un excursus dai contorni novecenteschi, nel quale la semantica e il linguaggio di Cervantes sfuma in favore di altro. Vita o morte? Sogno o realtà? Dicotomie certo presenti nel celeberrimo romanzo. Tuttavia, nel dramma paiono punti cardinali di un’altra riflessione, intarsiata nel gioco scenico, di specchi appunto, ying e yang che potrebbero incarnarsi in due personaggi qualunque dell’immaginario letterario contemporaneo. Il capolavoro ispanico appare più pretesto che punto di partenza per un’elaborazione drammaturgica: assume i tratti di una lectio compiacente e compiaciuta su alcuni snodi della riflessione novecentesca, da Pirandello a Beckett passando per Freud. Allora: perché il Chisciotte?

Ciro Masella, Marco Brinzi, 'Gioco di specchi', ph. Ilaria Costanzo-0313La regia avrebbe forse potuto assolvere al delicato compito di “tradire” il testo, asciugando una drammaturgia di fluviale verbosità per un maggior respiro scenico dei personaggi, “contrari” quasi beckettiani, svincolandoli da una geometrica, esatta partita a scacchi con la Morte, probabile retaggio bergmaniano. Quando Chisciotte e Sancho si approssimamno alla propria condanna, il sistema dei ruoli si frantuma e gli attori invertono le parti: Masella diventa un mesto e umiliato Sancho, la maschera grottesca di Brinzi, non saldissima, è sciolta in favore di un fierissimo cavaliere. L’incrocio non risulta perfettamente a fuoco: Masella non assume la chiave grottesca del Sancho “precedente”, restituendo un carattere personale in linea con le pregevolissime doti vocali che lo contraddistinguono. Entrambi gli effetti sono forse voluti, nella ricerca dell’ambiguità fra i due personaggi che scivolano l’uno sull’altro confondendosi, in un gioco di maschere all’occorrenza assottigliate.
Ben congegnati i giochi di luce, a dettare un ritmo dilatato per accelerare sul finale, altro merito di una regia in grado di trasportare lo spettatore nella penombra di quella notte assurda, allucinogena, all’ombra delle fronde del melograno.

Ciro Masella, Marco Brinzi, 'Gioco di specchi', ph. Ilaria Costanzo-0435

VERDETTAZZO

Perché: Sì, oppure no
Se fosse... un momento di solitudine sarebbe... quello notturno, d'estate, all'aria aperta

Locandina dello spettacolo



Titolo: Gioco di specchi

di Stefano Massini
regia Ciro Masella
con Marco Brinzi e Ciro Masella
scena luci e costumi Silvia Avigo suono Angelo Benedetti

Stefano Massini, uno dei più grandi e premiati autori del nostro teatro, reduce dai grandi successi e riconoscimenti internazionali, entra nelle pieghe di un capolavoro immortale della letteratura mondiale, il Don Chischiotte di Cervantes, per regalarci una storia sospesa tra realtà e sogno. Un irresistibile duello teatrale fra due figure leggendarie, quella di Don Chisciotte e di Sancho Panza, alle prese con il segreto dell’esistenza e le domande che attanagliano ogni essere umano nel suo misterioso e meraviglioso viaggio sulla terra. Una notte incantata e arcana. Un sogno che forse è un presagio. L’attesa dell’alba. E del suo verdetto. Sospesi fra Beckett e due clown, i nostri due leggendari figuri erranti di una Spagna inquieta si aprono l’uno all’altro, camminando in bilico sul precipizio della vita. Ciro Masella, dopo la felice esperienza de “La fine di Shavuoth” e de “L’Italia s’è desta”, torna ad immergersi nel mondo poetico di Stefano Massini, abitato stavolta da una coppia di personaggi immortali e irresistibili.

Francesco Tomei
Autoironico gemello diverso (da quello serioso accademico), nasce sui monti di Barga, è laureato (due volte) nonché organizzatore teatrale. Approda a LSDA nel bel mezzo d’una metamorfosi da Pulcinella in dottore di ricerca. Si divide fra critica, canzoni (da scrivere) e archivio (da contemplare).