Un’atmosfera vivace e brulicante quella del Teatro del Giglio per l’apertura della stagione di prosa con Vacanze romane, titolo che appartiene alla memoria storica di intere generazioni. L’intento è quello di riportare sulla scena il raffinato film di William Wyler (1953) come musical teatrale romantico: impresa ardua, obiettivamente, anche per l’automatico paragone con i due leggendari divi protagonisti, tali Audrey Hepburn e Gregory Peck, le cui parti saranno reinterpretate da Serena Autieri e Attilio Fontana; quest’ultimo sostituisce Paolo Conticini rispetto alla prima tournée del lavoro, che torna in palcoscenico proprio con le repliche lucchesi.
Quando la giostra comincia a girare, i costumi coloratissimi sembrano voler condurre il pubblico all’interno di un ambiente dai tratti fiabeschi, sulla scorta del legame tra l’attrice protagonista e il mondo del doppiaggio dei film Disney: le musiche confermano tale sensazione, assimilando il racconto scenico a una sorta di Cenerentola rovesciata. I modi e i tempi della narrazione cinematografica mal si adattano al palco: l’elegante e composto bianco e nero della pellicola viene rimpiazzato da un linguaggio a più riprese debitore del varietà all’italiana. L’idea sembra quella dei teatri londinesi dove musical seriali e leggeri sono replicati tre volte al giorno per un pubblico impaziente di fagocitare qualsiasi cosa.
L’amplificazione delle voci (tratto ormai comune a molte messinscena) sorprende e quasi stride rispetto al circoscritto spazio teatrale (specialmente nelle parti recitate): tutto risuona in primo piano, e ne va di una certa profondità spaziale del suono; oltre al fatto che la microfonazione comporta l’affiorare di ogni piccola inflessione, intenzione vocale e, purtroppo, anche delle imprecisioni. Scorrono videoproiezioni che s’intrecciano con gli oggetti scenici, assumendo il banale compito di una “cartolina” romana; vediamo tetti e monumenti, tra cui pure la famosa Bocca della Verità.
I nomi in cartellone attraggono il pubblico per la loro fama: Autieri, voce angelica e cristallina, offre un evidente tributo al mondo dei cartoon; Attilio Fontana, al debutto, impersona il cinico giornalista reso da Peck, con modi fin troppo rudi e una certa imprecisione vocale. La stessa partecipazione di Fioretta Mari, nel ruolo della Contessa, è poggiata su una buona dose di popolarità grazie al programma televisivo Amici. Sorprende l’ampio spazio concesso Francesca, la fidanzata del fotografo interpretata da Laura di Mauro, che ha molto più campo rispetto alla narrazione originale: il suo personaggio così spontaneo, dall’ostentata inflessione romana, culmina in un’ esibizione circense con tanto di piume e pennacchi, assumendo un carattere farsesco-comico basato su intendimenti e fraintendimenti.
Tutto fila liscio, pure troppo, in un’opera a dir poco culinaria, secondo gli intendimenti brechtiani, buona per un disimpegnatissimo svago serale. Il pubblico lucchese si lascia andare volentieri, come rapito da un ricco programma tv riproposto sul palcoscenico, senza interruzioni pubblicitarie, e con i volti noti di prammatica. Se lo scopo è riempire la platea, il risultato è senz’altro raggiunto, ma l’inevitabile confronto col film è quantomai impietoso. La recitazione, la musica, il canto, le scenografie animate e le stesse coreografie, tutto l’insieme è intriso della fugacità di una diretta da intrattenimento; il garbo misurato delle scene in pellicola è distante, così come il senso della narrazione che, da sogno collettivo, viene trasfigurato in una rassegna di gag e canzonette all’italiana.