Il vangelo in sella

Sguardazzo/recensione di "Chi sei tu?"

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Cosa: Chi sei tu?
Chi: Antonio Panzuto e Alessandro Tognon
Dove: Lucca, Teatro San Girolamo
Quando: 08/06/2015
Per quanto: 90 minuti

La quarta edizione del festival I Teatri del Sacro si apre con Chi Sei Tu? Vangelo dell’Asino Parlante di Antonio Panzuto e Alessandro Tognon.
In un’atmosfera fiabesca e quasi onirica si sviluppa la narrazione del Vangelo dell’Asino Parlante, la storia di Cristo narrata dal vero protagonista: l’asino che gli farà da compagno e guardiano.
Marionette dal carattere primitivista (lo stesso Gesù ha tratti minimali, indistinguibile dagli altri burattini se non per le dimensioni), un asino di legno grezzo, ferracci e stoffe, un tendone, qualche casetta cubica. In questa scenografia essenziale si muovono i personaggi, o meglio vengono mossi, poiché sul palco, a dar vita al tutto, vi è un uomo.

Ma procediamo con ordine…

Narrazione, musica e voci
La storia già la conosciamo: Gesù diffonde la “buona novella”, i miracoli, le difficoltà, lo scetticismo, la condanna, la crocifissione, la resurrezione. La narrazione è lineare, focalizzando l’attenzione su particolari episodi, e affidata a voci esterne, spesso alternate a musiche: esclusa quella dell’asino (prestata da Giuseppe Panzuto, fratello di Antonio), le altre appartengono agli abitanti di Laurito, paese natale della madre dell’artista. Trattandosi di non-attori, si gioca sull’effetto che prevede la “stonatura”, la calata dialettale paesana (il pensiero va al cinema di Pasolini e al massiccio impiego di attori non professionisti). La musica svolge un ruolo di primo piano ed è presente durante buona parte dello spettacolo, alternando generi e sonorità: si apre con una versione di Knockin’ On Heaven’s Door di Anthony & The Johnsons a brani di matrice etnica, benché i passaggi non sembrino gestiti in modo ordinato, al solo scopo di caricare le scene di espressività ed emotività.

L’asino
In quanto Vangelo dell’Asino Parlante, la bestia è guida per lo spettatore attraverso i ricordi del viaggio con il Messia. Parlante, senziente e dotato di intelletto è l’asino guardiano che si fa carico di trasportare e vegliare Gesù nella sua avventura. Sulla schiena dell’animale grava non solo il peso fisico del padrone: ben più pesante è ciò che egli rappresenta, la grande verità che il Messia porta con sé. L’asino ricorda il protagonista del film Il Cavallo di Torino (Béla Tarr, 2011) nel mostrare l’immane fatica provata nel portare l’uomo: la bestia è appesantita, arrancante… Ma c’è grande differenza fra i due casi: l’asino sopporta la soma grazie alla fede e all’amore verso il suo padrone, lo sforzo è percepito come niente, se paragonato al valore e alla responsabilità della missione; il cavallo al contrario, smette di mangiare, di muoversi, lasciandosi morire, conscio dell’apocalisse di un’umanità ormai giunta a un’impasse senza via d’uscita. Nel film, il destino dell’uomo è di essere spazzato via (o lo spazzarsi via da solo), in Chi Sei Tu?, al contrario, prevale il messaggio d’amore del vangelo.

Gesù
Una marionetta dai tratti semplici, nera e vestita di bianco. Non ha pretese, non vuole essere niente e nessuno, intende solo diffondere la sua verità, che è spesso vissuta come un fardello. Si percepisce Cristo come un umile umano, fragile vittima di tentazioni, tormentato da insidie e difficoltà, ma allo stesso tempo leggero e sacro.

L’uomo
Il “burattinaio” sta là, sul palcoscenico a muovere le sue marionette, silente. Sebbene, all’inizio, l’idea sembra quella di doverne dimenticare la presenza, concentrando lo sguardo solo sulle marionette, l’uomo è anch’egli una figura chiave nell’economia dello spettacolo. Il muovere e far volare le marionette diventa una danza d’amore che pare dello stesso amore di Gesù verso i suoi fratelli uomini – vive, dorme, soffre, gioisce assieme alle sue creature di legno e ferri, come un Dio buono, umano.

Adatto a qualsiasi audienza, col sacrificio della complessità narrativa a favore di un unico e semplice piano di interpretazione, Chi Sei Tu? propone la storia del Cristo Re in un mondo di incanto, sospensione, sacralità.

Lorenzo Monteiro Martins

VERDETTAZZO

Perché:
Se fosse... un film sarebbe... "Kirikù" in versione cattolica

Locandina dello spettacolo



Titolo: Chi sei tu?

di Antonio Panzuto e Alessandro Tognon
con Antonio Panzuto
voce dell’asino Giuseppe Panzuto
voci Abitanti di Laurito (SA)
regia Alessandro Tognon
fonico Franz Fabiano
scene Antonio Panzuto
luci Paolo Pollo Rodighiero
suoni Stefano Merighi e Alessandro Tognon
macchinista di sala Gianugo Fabris
organizzazione Alessandra Lazzaro
produzione Teatro Fondamenta Nuove – Associazione Vortice di Venezia; in collaborazione con Teatro Stabile del Veneto; con il Patrocinio di
Comune di Laurito (Salerno)


Gesù non è un re, non un filosofo, né un mago, né un medico. Gesù non è un mistico, non è un sacerdote illuminato, e nemmeno un santo. Ma il movimento della sua parola è quello che pone di fronte un uomo a un altro uomo, senza pesarne le colpe né le virtù né le ricchezze. Egli usa parole povere che tutti possano afferrare e fare proprie: prendete, ascoltate, venite, partite, ricevete, andate. Ma quello che vuole, non lo vuole per sè. Quello che vuole è che noi ci sopportiamo nel vivere insieme. Non dice: amatemi. Dice: “amatevi”. La sua parola appare vera solo in quanto disarmata. La sua potenza è di essere privo di potenza, fatto nudo, debole, povero. La Scena è un pezzo di deserto, un confine, una striscia fra ciò che appartiene al cielo e ciò che appartiene alla terra. La storia è raccontata da un asino, il suo asino che a ritroso ricorda la vita accanto a lui. È qui che avviene la rivelazione, l’interazione fra due esseri che vivono vicini, e viaggiano per le terre di Galilea lungo i margini di un mondo , lontani dal centro, abitando una periferia di qualche sud del mondo, in una terra che non vuole essere terra di nessuno. “ essere nel mondo senza appartenere al mondo” , come ci dice Giovanni, nel suo Vangelo. L’ uomo e l’asino camminano : due marionette, costruite assemblando legni poveri e stoffe, ferraccio e fili di lana. Vanno qui e poi là. E camminano. Senza sosta. Si direbbe che il riposo gli è vietato. Se ne vanno a capo scoperto. La morte, il vento, l’ingiuria: ricevono tutto in faccia, senza mai rallentare il passo. Ciò che li tormenta è nulla rispetto a ciò che sperano. Gesù e il suo asino trascorrono la propria vita su circa sessanta chilometri di lunghezza, trenta di larghezza e le due marionette si muovono in sei metri per tre di iuta. Ci sono molte insidie, fatiche, tentazioni. Ma non sono soli, ci sono degli angeli, che anche l’asino sa vedere. Quando la strada si fa faticosa, è necessario capire cosa portare via e cosa lasciare. E come ci sono le false soste, così bisogna saper vigilare sui falsi arrivi. La voce dell’asino racconta questo cammino e la bellezza di parole che salveranno il mondo, dette da quell’uomo amico, nero e vestito di bianco. Gesù poteva esigere una creatura celeste, un cavallo alato o un leone invece “ha bisogno di un asino” con cui svergogna i savi, i nobili, e coloro che si credono capaci, e lo chiama ad essere araldo e portatore dell’Evangelo, la notizia buona. Gesù è l’uomo che si abbassa, fino a confondersi con le prostitute e i pubblicani, fino ad accettare la morte, mostrandosi nella povertà, nella miseria, nella nudità, nella disperazione. È il mondo l’oggetto dell’amore di Dio : questo mondo. Non il cielo, non le nubi, non ciò che sta in alto. La sua è una discesa nella piccolezza, fin dalla nascita, accolto in una povera casa, in mezzo a un popolo di pastori e di animali; è una traiettoria discendente quella di Dio verso di noi. Simone Weil scrive : “Il corpo del Cristo era un peso ben lieve, ma la distanza tra la terra e il cielo ha fatto da contrappeso all’universo …mediante la discesa di ciò che appartiene al basso, ciò che appartiene all’alto è innalzato. E noi non abbiamo il potere di innalzare. Abbiamo solo il potere di abbassare. Per questo abbassarsi è l’unica ascensione.” Tutto il mondo di questo Vangelo dell’Asino è sospeso tra chi sta in alto e chi sta in basso, tra figure che scendono sulla terra di questo teatro e figure che si alzano al cielo, sollevate da semplici contrappesi a sottolineare la loro appartenenza al regno della leggerezza. Corpi e forme che vivono sempre tra loro, che non scompaiono mai dalla scena e si interpongono al cammino di Asino e Cristo in un deserto che si popola così di creature infinite, marionette disancorate dalle leggi fisiche della gravità, per eseguire meglio di chiunque gesti e passi alternativi. L’assenza di coscienza dota la marionetta di una grazia divina, perché può eseguire movimenti interdetti al corpo umano e avvicinarsi al suolo solo per sfioramento, senza bisogno di pause che interrompono il flusso della danza… rinviando allo spettacolo non solo dell’infanzia, ma dell’infanzia dell’umanità e della storia, con la sua teatralità essenziale, con la sua capacità di tradurre simbolicamente fantasie e narrazioni.