Un vero e proprio omaggio quello che la compagnia ADARTE allestisce per celebrare l’opera della stravagante italiana che rivoluzionò la moda degli anni Trenta del Novecento dalla sua maison parigina. Alla Schiaparelli è dedicato non solo uno spettacolo: sotto il titolo di Elsa sono infatti riunite due coreografie, Tra le braccia le pelli di un’orchestra e Body Shock, firmate rispettivamente da Paola Vezzosi e Francesca Lettieri, precedute a loro volta da un incontro di approfondimento e un aperitivo; tutti eventi opportunamente pubblicizzati tramite un volantino rosa shocking, ennesimo tributo all’arte della stilista che di questo colore ha fatto uno dei suoi segni distintivi.
Fresche, vitali, effervescenti, le due performance si compenetrano e contengono molti elementi in comune: entrambe traggono infatti spunto principalmente dal contesto storico e culturale che fa da cornice all’operato della Schiaparelli, in un percorso che attraversa il Novecento sia nelle scelte musicali (una selezione di brani che va dai componimenti di Schönberg al punk dei primi anni Settanta, passando per le più celebri canzoni di Edith Piaf), sia in quelle dei costumi e degli accessori (curati da Alessandra Mura), il cui cambio frequente nel corso dello spettacolo diventa emblematico e costituisce, di per sé, un chiaro richiamo all’universo della moda.
Lunghi abiti da sera e cappelli floreali dalle grandi tese ma anche paillettes, slip leopardati, parrucche fuxia: i costumi non assolvono qui solo funzioni estetiche o citazionistiche, ma aprono finestre sull’immaginazione e sembrano informare le stesse coreografie, in un succedersi di quadri spesso ironici ma di gusto assai differente: si passa da una sequenza dalle movenze marionettistiche su musica atonale, reminiscenza delle sperimentazioni espressive degli albori del ventesimo secolo, a momenti di follia collettiva, con tanto di pogo, sulle note dei Sex Pistols; da balli di sala in occhiali da sole a duetti segnati da una gestualità minimale; dall’imitazione di uno sparuto branco di cammelli indolenti – con un chiaro richiamo, negli abiti scamosciati, all’interesse della stilista per l’arte africana – a trascinanti e dinamiche coreografie di gruppo.
Carta vincente di questa variopinta sfilata di stili e modalità espressive è senza dubbio la carica energetica dei cinque performer, cui si associano leggerezza e una buona dose di ironia.
L’esibizione dei corpi tipica del mondo delle passerelle (richiamate esplicitamente nel ripetuto incedere tra il fondo del palco e il proscenio, esibendo le vesti) diventa infatti puro gioco, e, riproposta più volte nel corso dello spettacolo, giunge al suo apice nello sfrenato spogliarello di gruppo, che conclude la serata all’insegna della spensieratezza. Gli applausi serbano l’ennesima sorpresa, con il rientro dei danzatori coperti solo da minuscoli asciugamani. Rosa shocking, s’intende.