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Immensa Casolla: e l’Aida di Zeffirelli trionfa a Pisa

Sguardazzo/recensione di "Aida"

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Cosa: Aida
Chi: Giuseppe Verdi, Franco Zeffirelli, Giovanna Casolla, Donata D'Annunzio Lombardi, Leonardo Caimi
Dove: Pisa, Teatro Verdi
Quando: 30/01/2016
Per quanto: 220 minuti

Era forse il titolo più atteso nella stagione lirica pisana: Aida ha segnato l’ennesimo sold out per il Teatro Verdi, comunque avvezzo a successi di botteghino che precedono, anche di molte settimane, gli spettacoli in scena. La regia – pur ripresa da Stefano Trespidi – è quella firmata da Franco Zeffirelli nel 2001: concepita per il teatro di Busseto, circuita da anni in Italia e all’estero, anche grazie alle sue dimensioni (relativamente) ridotte. Il tratto distintivo di questo allestimento, infatti, è proprio un’inedita vocazione anti-trionfalistica, che esalta le vicende dei protagonisti più che l’aspetto popolare e pachidermico dell’opera di Giuseppe Verdi. Zeffirelli cerca di restituire il sentimento espresso dal delicatissimo preludio di Aida, ben lontano da quella ricchezza che segna la famosa Marcia trionfale, parentesi quasi trascurabile nell’economia dello sviluppo drammaturgico.

Le scenografie, firmate dallo stesso regista fiorentino, sono monumentali e dettagliatissime: alte mura e colonne incise a geroglifici colorati, grandi statue degli déi e preziosi fondali dipinti che acuiscono il senso di profondità. Praticamente niente, se paragonato a allestimenti letteralmente faraonici, con sfilate di cavalli, elefanti, e chissà cos’altro.

Aida, Zeffirelli, Pisa 2016 (ph. Massimo D'Amato)3Zeffirelli qui ci conduce nel mondo dell’essenziale, in quei sentimenti profondi e simili di Amneris e Aida, entrambe perdutamente innamorate di Radamès: l’una figlia del faraone, l’altra serva etiope al servizio della prima. Il triangolo amoroso, tipico nel melodramma, nel libretto di Antonio Ghislanzoni, è gravato da un accumularsi di forze maggiori. I segreti, l’onore, i Numi, il dovere, la carriera, i sentimenti: i tre personaggi principali lottano per trovare uno spazio in cui dare fiato alle proprie emozioni, o almeno poter sperare nei propri desideri. Niente da fare, sembrano sempre scontrarsi con quella pietra che, nel finale, sarà più concreta che mai nel dare la morte a Aida e Radamès (e che resterà sempre come un peso nel cuore della stessa Amneris).

Aida, Zeffirelli, Pisa 2016 (ph. Massimo D'Amato)4Il cast è di altissimo livello: niente ci delude nella compagine diretta da Marco Boemi, sul podio dell’Orchestra Regionale Filarmonia Veneta. Donata D’Annunzio Lombardi, interprete tipicamente pucciniana, presta la voce al ruolo eponimo: è una serva decisa e profondamente lacerata, che punteggia la sua interpretazione con una serie di insidiosi pianissimo, riecheggiando, talvolta, la Liù turandottiana. Al suo fianco – in scena come nella vita – il calabrese Leonardo Caimi (Radamès), tenore dalla voce decisa e ficcante, in piena ascesa negli ultimi mesi. Su tutti svetta però Giovanna Casolla, napoletana, classe ’45, vera iron lady del melodramma italiano, che qui torna a vestire i panni di Amneris. Vederla in teatro è sempre un’emozione enorme: solo l’ascolto dal vivo rende giustizia alla sua voce ricca di armonici, sempre ben calibrata seppur pronta, quando necessario, a sovrastare quella dei colleghi, del coro e dell’orchestra. Il suo personaggio è quello più finemente scolpito, grazie alla sua interpretazione frutto in egual misura di esperienza e talento.

Questo piccolo gioiello realizzato da Zeffirelli non dà segni di invecchiamento: ottimamente realizzato, sa rendere intatto lo spirito dell’opera verdiana senza ricorrere a sotterfugi o trovate brillanti. È filologico e tradizionale: qualità che, di per sé, non sono un merito né un difetto. In questa declinazione, però, evita il banale e il polveroso: questo, più di ogni altra cosa, lo rende potenzialmente immortale.

Aida, Zeffirelli, Pisa 2016 (ph. Massimo D'Amato)

VERDETTAZZO

Perché:
Se fosse... un film sarebbe... "Cabiria" (Giovanni Pastrone, 1914)

Locandina dello spettacolo



Titolo: Aida

opera in quattro atti
di Giuseppe Verdi
libretto di Antonio Ghislanzoni

Aida Donata D’Annunzio Lombardi / Rachele Stanisci
Radamès Juliano Roberto / Dario Di Vietri
Amneris Giovanna Casolla / Sanja Anastasia
Amonasro Sergio Bologna
Ramfis Elia Todisco
l Re d’Egitto George Andguladze
Una Sacerdotessa Sofia Janelidze
Un Messaggero Emanuele Bono / Michele Cerullo

direttore Gianluca Marcianò
regia Franco Zeffirelli
ripresa da Stefano Trespidi
scene Franco Zeffirelli
costumi Anna Anni

Orchestra Filarmonia Veneta 

coro LI.VE.
Maestro del Coro Giorgio Mazzucato

coproduzione Teatro Sociale di Rovigo e Teatro di Pisa


Grand-opéra italiano, fra le opere più eseguite nei teatri di tutto il mondo fin dal debutto al Teatro del Cairo il 24 dicembre 1871, Aida nasce in embrione quando Camille Du Locle, autore del libretto del Don Carlos e neodirettore della parigina Opéra-Comique, spedisce a Giuseppe Verdi un soggetto egiziano ricevuto da Auguste Mariette, famoso egittologo francese. Verdi si mette subito al lavoro e in breve tempo trasforma il soggetto di Mariette in un testo ricco di verità drammatica e di intensità emotiva. Su suggerimento di Giulio Ricordi chiama quindi ad elaborare il libretto Antonio Ghislanzoni, seguendone passo passo la stesura. Il risultato è il capolavoro ancora oggi così amato: un'opera dove si fondono tradizione e rinnovamento, dall'elevata tensione drammatica, ricca di invenzioni melodiche, imperniata sul conflitto tra desiderio e ethos, monumentale ma insieme profondamente intimista. Com'è stato scritto, Aida «è un'opera archeologico-esotica, è il Grand-Opéra commissionato dal Khedivé d'Egitto per l'apertura del Canale di Suez; ma è anche la parola verdiana definitiva sul tema del conflitto padri-figli, così centrale nella sua drammaturgia ma destinato, dopo la lunga pausa operistica seguita ad Aida, ad essere radiato dai due ultimi capolavori». In questa produzione viene ripreso l'allestimento che Franco Zeffirelli ideò per il piccolo Teatro Verdi di Busseto nel 2001, aprendo così allora i festeggiamenti dell'anno verdiano. All'epoca la scelta creativa di Zeffirelli, come fu annotato, «suonò come una sfida particolarmente attraente sul piano della messinscena: ficcare un Grand-Opéra verdiano in un teatro carico di memorie del maestro però piccolo, come quello di Busseto; ma lasciandolo Grand-Opéra, con tutta la vocazione alla visualità e al décor grandioso che è proprio del genere, anzi abbracciando senza inibizioni un'idea tradizionale, o, se si vuole, nostalgica, della messinscena operistica».

Andrea Balestri
Non è il Pinocchio di Comencini. Apparentemente giovane, studia teatro (non solo) musicale tra Pisa e Roma. Serie tv, pulizie e viaggi in treno occupano il resto della sua vita. Archivia i ricordi in congelatore e si lava i capelli tutti i giorni.