La casa del panda è la Cina, e la Cina è la sua antichissima tradizione e il suo stare nella modernità, con sembianza altra dall’occidente. Il TPO/Teatro di Piazza e d’Occasione ne parla ai bambini senza nemmeno una parola, con le grandi e coloratissime immagini interattive sua firma e richiamo, un corposo tappeto sonoro sapientemente tessuto e due danzatori (lui e lei) in abiti bianchi, dal taglio astratto eppure inequivocabilmente cinese.
C’è una breve introduzione, parlata, al lavoro: serve bene ai genitori e ai bambini (dai quattro anni in su) che assisteranno allo spettacolo. Questa sera si fa un grande viaggio, nelle storie della millenaria tradizione cinese: si attraversano le foreste di bambù, si racconta della principessa che scoprì il filo di seta svolgendo un bozzolo caduto nella sua tazza di tè, si combatte il tremendo drago che ogni anno chiede un bambino per sé, si salta con i conigli sulla luna e si entra nel grande ciclo dei Cinque Elementi che creano e perpetuano l’universo. Sono legno, fuoco, terra, metallo e acqua: ciascuno si trasforma nel successivo, e la vita si genera.
Iniziano dunque le avventure dei due protagonisti, che zaino in spalla raggiungono la Cina, attraversando proiezioni di itinerari e francobolli, fino alla meta. Poi, per quadri successivi, ecco le storie. Sul fondale nero, due grandi dischi bianchi, quattro pallini e una coppia di strisce verticali: accolgono le proiezioni, diventano pancia e muso sorridente del panda, membrane infuocate da colpire nella lotta al drago, petali di fiori e canneti, lembi di seta al vento, lune e fuochi d’artificio, forme e colori brillanti di lacca o traslucidi di luce naturale.
La materia sonora è cangiante tra il suono d’ambiente (gli uccellini, il vento), la densità calda e vibrante degli strumenti della tradizione d’oriente (gong, flauti), le melodie del Sol levante e i ritmi irresistibili di percussioni quasi da strada urbana. La danza si costruisce tra gesto narrativo e arti marziali, dosando acrobazia circense e delicatezza classica. Ed è un bel vedere e sentire, un uso del corpo adulto che ha senso, che parla, racconta e coinvolge: un’offerta di linguaggio prezioso a bambini d’età prescolare, invitandoli ad avvertire prepotente il bisogno di usare il corpo, muovendolo, riconoscendosi nei gesti appropriati di chi sa trasmettere la saggezza dei significati.
Cerniera tra un quadro e l’altro – cifra stilistica irrinunciabile per il TPO – la diretta partecipazione dei bambini, in scena grazie alla guida incoraggiante e mai invadente dei due danzatori. Il palcoscenico si ricopre di immagini proiettate da giocare coi piedi: appaiono ponti di bambù da percorrere in equilibrio, mostri da pesticciare, aquiloni, petali tra la neve e conigli da liberare… decine di piedini comprendono all’istante quale sia il senso del loro andare, nessuno si esibisce, tutti dialogano integrati con la struttura drammaturgica e tematica dello spettacolo. Bravo TPO: metti tra i piedi ai bambini strumenti espressivi che li portano lontano, e che altrove non incontrerebbero; offri loro occasioni reali di usare il corpo per creare, senza scarpe e con molta esperienza di sensi.
Sull’esito positivo e futuro di tutto questo, dovremmo essere fortunati: i bambini hanno buona memoria, per le cose buone.