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La città vuota di Deflorian/Tagliarini

Sguardazzo/recensione di "Il cielo non è un fondale"

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Cosa: Il cielo non è un fondale
Chi: Daria Deflorian, Antonio Tagliarini, Monica Demurru,
Dove: Prato, Teatro Fabbricone
Quando: 7/02/2017
Per quanto: 90 minuti

Il processo creativo del duo Deflorian/Tagliarini, alla settima drammaturgia e regia di coppia, si è sedimentato in una scrittura propriamente definita da Graziano Graziani «post-drammatica». Dietro la leggerezza e l’ironia, la delicatezza e il sorriso sornione di Daria Deflorian si nasconde, o si svela (dipende dai punti di vista e dai gusti) un progetto molto ambizioso che vira, a mio avviso, verso la ricerca di un nuovo senso del tragico, decisamente contemporaneo. Un «io obeso», come lo definisce la stessa Daria in scena, si quadruplica in un vero e proprio quadrilatero di personaggi/non personaggi che galleggiano in una terra di confine fra la biografia d’attore e la finzione, scomponendosi e ricomponendosi nello spazio vuoto in figure simili a “costellazioni familiari”, con appena un grande fondale nero che può essere sia cornice che gabbia. Queste figure, nell’aggregarsi e disgregarsi, assomigliano a un fluorescente cubo di Rubik che si forma e sforma in un gioco complice con il pubblico, al quale, a ogni “smontaggio”, viene chiesto di chiudere gli occhi, d’immaginare… D’immedesimarsi? In un’altra storia? In se stessi? D’essere altrove? Se non c’è un’unica risposta coerente da dare, ci sono molte suggestioni e altrettanti input.

Non c’è una vera e propria trama nel susseguirsi dei fatti, ma lo spettacolo, nel suo insieme, prende forma come una narrazione epica di quattro aedi di una sgangherata e mesta contemporaneità. Nel variopinto e articolato incastro Deflorian/Tagliarini inseriscono Annie Ernaux, Jack London, Dostoevskij, Camus, intrecciandoli abilmente con canzoni d’autore italiane da Lucio Battisti a Lucio Dalla sino a Giovanni Truppi, interpretate con rara grazia da Monica Demuru: i brani musicali, nell’economia dello spettacolo, svolgono la funzione dell’aria nell’opera lirica, con la quale viene consegnata allo spettatore la chiave dell’intimo del personaggio e/o dello stesso artista-drammaturgo.

I frammenti dei vaniloqui, delle visioni, dei sogni di questi quattro eroi, o anti-eroi che siano, dei nostri giorni, compongono la drammaturgia di Il cielo non è un fondale e sono un interessante esempio di un tentativo di narrativa post-drammatica. Volutamente scomposti in un discorso paratattico, sono frutto della carenza affettiva dell’essere umano che annaspa nella realtà metropolitana della contemporaneità.  La recitazione degli attori – vade retro “il declamatorio”- è caratterizzata dalla forte personalità della Deflorian, una cifra unica, con lo stesso tono colloquiale e ordinario, quasi sommesso, di una confessione telefonica fra buoni amici, diretta, sincera, accorata ma allo stesso tempo leggermente distaccata, ammantata di quella leggerezza e ironia di chi non vuol far pesare agli altri le proprie disgrazie. Dulcis in fundo, l’elogio al termosifone, che compare in scena come vero e proprio totem, palliativo di quel calore umano che molte, troppe volte, nella città vuota dell’oggi, manca.

VERDETTAZZO

Perché:
Se fosse... Un gioco sarebbe... un rompicapo

Locandina dello spettacolo



Titolo: Il cielo non è un fondale

Di Daria Deflorian, Antonio Tagliarini
Con Francesco Alberici, Daria Deflorian, Monica Demuru, Antonio Tagliarini
Collaborazione al progetto Francesco Alberici, Monica Demuru
Testo su Jack London Attilio Scarpellini
Assistente alla regia Davide Grillo
Disegno luci Gianni Staropoli
Costumi Metella Raboni
Costruzione delle scene Atelier du Théâtre de Vidy
Direzione tecnica Giulia Pastore
Accompagnamento, Distribuzione internazionale Francesca Corona
Organizzazione Anna Damiani
Produzione Sardegna Teatro, Teatro Metastasio di Prato, Emilia Romagna Teatro Fondazione Coproduzione Odéon – Théâtre de l’Europe, Festival d’Automne à Paris, Romaeuropa Festival, Théâtre Vidy-Lausanne, Sao Luiz – Teatro Municipal de Lisboa, Festival Terres de Paroles, théâtre Garonne, scène européenne – Toulouse
Sostegno Teatro di Roma
Collaborazione Laboratori Permanenti / Residenza Sansepolcro, Carrozzerie | n.o.t / Residenza Produttiva Roma, fivizzano 27 / nuova script ass. cult. Roma


Francesco Tomei
Autoironico gemello diverso (da quello serioso accademico), nasce sui monti di Barga, è laureato (due volte) nonché organizzatore teatrale. Approda a LSDA nel bel mezzo d’una metamorfosi da Pulcinella in dottore di ricerca. Si divide fra critica, canzoni (da scrivere) e archivio (da contemplare).