“La dodicesima notte” di Cecchi, ovvero come un musicante salvò un concerto di musicisti

Sguardazzo/recensione di "La dodicesima notte"

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Cosa: La dodicesima notte
Chi: Carlo Cecchi, Dario Iubatti
Dove: Pistoia, Teatro Manzoni
Quando: 27/02/2014
Per quanto: 150 minuti

Sarebbe occasione fin troppo ghiotta, ben protetti da una maschera ch’è anche scudo, lanciarsi in perfide scorribande in punta di calamo e servir fiele a quanti, in uscita dal Teatro Manzoni di Pistoia, non hanno potuto sottrarsi al dovere di prodursi in tautologiche approvazioni tipo «Shakespeare è sempre Shakespeare…», «Cecchi è sempre Cecchi…»  o fiori consimili. E, morso da una fame malfidente di far sgambetti ai grandi per gustarne il piatto succulento di cadute − giammai provocate, semmai assistite − un Arlecchino potrebbe esser tentato di approntarsi un fiero pasto con cui saziare siffatti languori in modo memorabile. Ma Arlecchino, servitore benché affamato come uno Zanni, è chi scrive: d’uopo, perciò, che si appresti a provvedere agli appetiti di chi vuol sapere cosa si sia dispiegato ai sensi degli spettatori di La dodicesima notte per la regia di Carlo Cecchi.

La dodicesima notte Carlo Cecchi (foto di Alessandro Cecchi)Se l’Illiria cantata nel dramma dal Bardo dell’Avon è una terra indefinita, quella di Cecchi è tanto rarefatta da poter essere tratteggiata dai soli colori armonici dei musicisti in quinta, ma a vista tanto da apprezzarne l’esecuzione dal vivo, condotta in ossequio alle partiture di un Nicola Piovani in vena di citazioni che rimandano alle birichinate di Fiorenzo Carpi per il celebre Pinocchio di Comencini. Quella musicale è, dunque, l’unica scenografia di rilievo, in un’essenzialità sinestetica che, se voluta, confliggerebbe con il ricorso a costumi dalle fogge incerte fra il filologico e il fiabesco, punteggiate di dettagli preziosi e curati, dalle tonalità forti che accendono cromatismi di contrasto fra un personaggio e l’altro.

La dodicesima notte Carlo Cecchi 2 (foto di Alessandro Cecchi)Sul grande piano girevole (lo stesso che ricordiamo nei Sei personaggi in cerca d’autore dello stesso Cecchi visto undici anni fa), fra un cambio a vista d’oggetti di scena e l’altro, ruota e s’avviluppa su se stessa la doppia vicenda d’amori beffati e rimescolati fin nelle corrispondenze di genere, trama di matrice plautina, fino allo scioglimento finale che vede il supponente maggiordomo Cecchi ­– pardon! Malvolio – beffato e dileggiato dai servi e dal destino.
Già, i servi! Fra loro spicca, per pasta vocale e credibilità corporea, Daniela Piperno, in una sanguigna e lombardeggiante Maria, cameriera personale della Contessa Olivia, una Barbara Gronchi che offre, di concerto all’innamorato respinto Duca Orsino (Remo Stella), un eccellente saggio recitativo da terzo anno d’Accademia. Ma è tutta la performance della nutrita compagine a profondere, in una sala quasi piena, afrori recitativi  settecenteschi che, come i coevi profumi, servivano a mascherare i miasmi ammorbanti derivanti da sporadiche abluzioni nella realtà.

La dodicesima notte Eugenia Costantini Barbara Ronchi 2 (foto di Alessandro Cecchi)Intenerisce, dunque, la prova di Dario Iubatti, il fool Feste che, incerto fra una strizzata d’occhio alla maschera di Totò e alla melancolia di Amleto, emerge per onestà anche quando si barcamena maldestramente tra un accordo e l’altro a cercar le note giuste delle canzoni shakespeariane a lui affidate. Note giuste e non corrette, fuori partitura, ora crescenti ora calanti, ma sporcate di salvifiche pulsazioni umane che vivificano la patinatura del concerto. Sa anche, questo interprete del corruttore di parole shakespeariano, andare a braccetto coi musici di professione, intervallando il canto con interventi solistici al clarinetto. A lui, personaggio e attore , va un po’ di calore nell’applauso finale, risarciti delle offese uditive di ottoni a pistone che appesantiscono l’agile traduzione di Patrizia Cavalli.

VERDETTAZZO

Perché: Sì, oppure no
Se fosse... un concerto sarebbe... una sonata per arpa, clarinetto… e trombone

Locandina dello spettacolo



Titolo: La dodicesima notte

di William Shakespeare
traduzione Patrizia Cavalli
regia Carlo Cecchi
musiche di scena Nicola Piovani
scena Sergio Tramonti
costumi Nanà Cecchi
disegno luci Paolo Manti

ORSINO, Duca d’Illiria Remo Stella
VALENTINO, Gentiluomo al servizio del Duca Giuliano Scarpinato
UFFICIALE al servizio del Duca Rino Marino

VIOLA, poi travestita da CESARIO  Eugenia Costantini
SEBASTIANO, suo fratello gemello Davide Giordano
CAPITANO della nave naufragata Rino Marino
ANTONIO, altro capitano di mare, amico di Sebastiano Federico Brugnone

OLIVIA, Contessa Barbara Ronchi
MARIA, sua cameriera personale Antonia Truppo
SIR TOBY, zio di Olivia Tommaso Ragno
SIR ANDREW, protetto di Sir Toby Loris Fabiani
MALVOLIO, maggiordomo di Olivia Carlo Cecchi
FABIAN, al servizio di Olivia Giuliano Scarpinato
FESTE, buffone di Olivia Dario Iubatti

musicisti
Luigi Lombardi d’Aquino tastiere e direzione musicale
Ivan Gambini strumenti a percussione
Alessio Mancini flauti e chitarra

assistente alla regia Dario Iubatti
assistente alla scena Sandra Viktoria Müller
direttore tecnico dell’allestimento Roberto Bivona
tecnico luci Camilla Piccioni
macchinista Edoardo Romagnoli
sarta Marianna Peruzzo
amministratore di compagnia Francesca Leone
direttore di produzione Marta Morico
comunicazione e ufficio stampa Beatrice Giongo
produzione MARCHE TEATRO
in collaborazione con Estate Teatrale Veronese


Carlo Cecchi torna a Shakespeare per misurarsi con La dodicesima notte, una commedia corale fondata sugli equivoci, sugli scambi di identità e di genere. Il testo shakespeariano, esaltato dalla traduzione della poetessa Patrizia Cavalli, dalle musiche di Nicola Piovani e dai sontuosi costumi di Nanà Cecchi, permetterà ancora una volta al regista, anche interprete nelle vesti di Malvolio, di orchestrare un gioco attoriale straordinario, lavorando sulla stilizzazione e sull’essenza dei personaggi attraverso quella maestria che ha fatto di lui il più moderno tra i grandi registi-interpreti del teatro italiano. “Shakespeare è il Teatro assoluto. Un’attualità che va al di là dell’attualità. È talmente universale Shakespeare… che quasi miracolosamente, diventa sempre, immediatamente, Teatro”. (Carlo Cecchi)

Luca Paolini
Ubiquo e sfuggente personaggio dell’immaginario nord-toscano, si dice sia un’identità fittizia sotto cui operano varie organizzazioni malavitose dedite a controverse e irriferibili attività. Appare e scompare come musicista, precettore, critico teatrale e “barrista”, ma sono tutte coperture.