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Impertinente illusione (po)polare

Sguardazzo/recensione di "Circolo popolare artico - Episodio tre: la vergine fredda"

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Cosa: Circolo popolare artico - Episodio tre: la vergine fredda
Chi: Paola Tintinelli, Francesco Rotelli, Luca Zacchini
Dove: Pistoia, Teatro Manzoni
Quando: 27/02/2020
Per quanto: minuti

 

Guidati da una maschera sorpassiamo l’ingresso alla platea e ai palchetti del Teatro Manzoni di Pistoia per addentrarci nella pancia dell’edificio. Il chiacchiericcio proveniente dal nostro gruppetto cresce mentre percorriamo i corridoi del retropalco e giungiamo infine sul palcoscenico, dove siamo invitati a prendere posto su una gradinata situata di fronte al sipario chiuso a guisa di fondale. È da questa insolita angolazione che assistiamo al terzo e ultimo episodio della trilogia firmata gli Omini Circolo Popolare Artico – tre episodi di vertigine polare, innevato progetto di cui ci siamo persi il primo ma non il secondo appuntamento.
Anche stavolta la scrittura scenica pesca a piene mani tra i racconti del danese Jørn Riel: punto di partenza di questo episodio è La vergine fredda, raccolta selezionata e riadattata da cui lo spettacolo trae titolo e argomento.

Francesco Rotelli (presidente del Circolo), Luca Zacchini e Paola Tintinelli, intorno a un traballante tavolino di legno in un rifugio di caccia in Groenlandia, si apprestano a impastare dei panini all’uvetta. Incidentalmente notiamo che gli oggetti di scena – tavolo, consolle, mobile – sono i medesimi dello spettacolo visto a novembre. Il miscuglio di acqua e farina, modellato dalle mani e dalle parole del presidente, diviene pagnotta, creta, corpo. Così prende forma Emma, riflesso di una ragazza bellissima, «con guance come bignè», erotica allusione e illusione descritta con tono affettuoso e parole morbide. «Volete che vi racconti di Emma?» chiede Rotelli agli altri due, già impazienti.

La messinscena è suddivisa in una decina di capitoli, intitolati e introdotti dalla voce fuori campo di Giulia Zacchini, nei quali Emma (raramente interpretata da Rotelli ma più spesso solo evocata) è non un esile filo conduttore ma elemento cardine, forza motrice e manipolatrice tanto invisibile quanto irriducibile eppure arrendevole a bisogni e desideri di chi se ne sente innamoratissimo padrone. I tre attori, di volta in volta, riarrangiano i vari personaggi, si ridistribuiscono nello spazio – non sempre saranno tutti coinvolti negli skrøner – e seguono il viaggio della donna nella Groenlandia nordorientale, di rifugio in rifugio, ma, soprattutto, di uomo in uomo. Da mero oggetto da barattare a indispensabile compagna e sposa, solo nell’ultima trattativa rivelerà la sua vera natura: Emma non esiste. Altro non è che un gioco d’immaginazione, un ricordo vivido e confortante, qualcosa da raccontare, un sollievo dalla morsa della solitudine che inevitabilmente divora un piccolo villaggio di soli uomini immerso nella neve perenne.

Uno spettacolo brillante e irriverente che tratta di sesso e seduzione, divertente al limite delle lacrime. La narrazione deve la sua efficacia alla creazione e repentino scioglimento di tensioni tra assurdo e lirismo (pensiamo allo struggente quadro che vede Tintinelli contemplare il fiordo oltre il sipario aperto, prima di scoprire l’iperbolica erezione che tanto preoccupa l’uomo), tra il calore di un corpo e le difficoltà di un infinito inverno. I tre attori, perfettamente a loro agio in ruoli maschili, femminili o animali, passano da un protagonista all’altro con agilità e bravura, originando inconfondibili caricature di uomini nordici in un clima tanto familiare che neppure una battuta dimenticata è un intoppo.
Il Circolo Popolare Artico (cornice stasera appena abbozzata) non è solo un pretesto per portare alla ribalta un autore peregrino ma nasconde forse un bisogno di evasione, l’alternativa a una società in continuo mutamento che parla per enigmi e gioca con carte truccate.

VERDETTAZZO

Perché:
Se fosse... un sogno sarebbe... a occhi aperti

Locandina dello spettacolo



Titolo: Circolo popolare artico - Episodio tre: la vergine fredda

tre episodi di vertigine polare

uno spettacolo de Gli Omini, liberamente ispirato ai racconti di Jørn Riel editi da Iperborea

ideato da Francesco Rotelli, Giulia Zacchini, Luca Zacchini
scritto da Giulia Zacchini

con Francesco Rotelli, Luca Zacchini, Paola Tintinelli
scenografie e maschere Eleonora Spezi
luci Alessandro Ricci

produzione Associazione Teatrale Pistoiese Centro di Produzione Teatrale / Gli Omini

In questepoca che vede sciogliersi insieme al senso etico anche la terra dei ghiacci, Gli Omini si spingono ai margini del mondo e si addentrano nell’Artico. Più precisamente nel Nord Est della Groenlandia, tra i cacciatori anarchici dei racconti di Jørn Riel, antropologo, viaggiatore e narratore danese.

Nei suoi anni passati in Groenlandia tra i cacciatori solitari e gli iceberg, Riel scrive, per sopravvivere alla lunga notte, una serie di skrøner, storielle, aneddoti, cronache buffe, racconti di minuta leggendarietà quotidiana, verità che sembrano menzogne e menzogne che diventano verità.

Compone così, per tenersi compagnia, una saga popolata da 15 uomini e 92 cani. 15 cacciatori antieroici, filosofi e buffoni, animali selvatici gonfi dalcool e maleodoranti. 15 uomini che formano una nuova società in cui è bandito ogni tipo di moralismo, sottomessa solo alla potenza della natura, guidata da tacite ma chiarissime leggi.

Circolo Popolare Artico è il manifesto sregolato di un uomo che fatica a stare al passo con il mondo e non trova altra via che costruirne un altro, artico. Regolato da un decalogo di ventisette regole, aperto solo di notte, pronto ad accogliere nuovi iscritti, fondato per gestire le vertigini ed esaltare la solitudine, popolato da trichechi profetici, affezionati compagni di baracca, orsi con problemi di letargo, bufere, acquavite, donne immaginarie, visitatori bizzarri e addestramenti paradossali.

Gli Omini sono compagnia in residenza artistica presso l’Associazione Teatrale Pistoiese.

Elena Modena
Colleziona ipotesi su cosa sia l'informatica umanistica.