Serata dedicata agli zombie a SPAM!, rete per le arti contemporanee, nell’amena (sentitevi liberi di dissentire sull’aggettivo) cittadina di Porcari.
In un primo momento, in questa serata all’insegna dello spirito conviviale, Giacomo Verde, l’amabile (altra affermazione contestabile, giudicate voi) e nostro guru della videoarte, ci presenta il suo lavoro Artist = Zombie; in seguito, dopo un piatto di zuppa e un po’ di vino, è la volta di Daniele Timpano ed Elvira Frosini, con Zombitudine.
Due opere profondamente differenti, sia sul piano stilistico che su quello concettuale, entrambe basate sul tema della morte intrecciata all’arte.
Giacomo Verde imposta la propria performance come una conversazione con il pubblico; trucco sul volto e vesti lacere, il tecnoartista si presenta con una semplice costatazione: l’artista è uno zombie. Affermazione che, volendo, si contrappone alla tipica rappresentazione dell’artista come personaggio vitale e dalla densa capacità immaginativa, desideroso di esternare sé stesso… Ma se la pensate così ancora non avete capito: l’arte è morta, e già da tempo. L’artista che vi si aggrappa disperato, altri non è che un morto vivente.
L’affermazione viene mano a mano comprovata, grazie alla citazione di grandi del passato – non era proprio Hegel ad affermare che «l’arte è morta»? – e alla presentazione di una serie di punti, ognuno dei quali stampati sul retro di autoscatti che vengono esposti lungo il palco: «selfie prima che divenissero una moda».
Il pubblico ora tace, ora è pacatamente assente, ora ride; talvolta qualcuno disapprova, timidamente. Mentre l’artista parla esponendo le proprie convinzioni e cercando il confronto con il pubblico, alle sue spalle si proietta il suo lavoro Andy Warhol = The night of the living dead, video in cui alla celebre pellicola del ’68 si sovrappongono opere dai colori sgargianti di Warhol.
Infine ci viene posto un interrogativo in forma di sillogismo: «Se si uccide uno zombie non lo si può considerare omicidio, dal momento che era già morto, e l’artista è uno zombie: dunque lo si può uccidere?»
Al pubblico la possibilità di sparare sul morto.
Interazione con il pubblico anche per Daniele Timpano e Elvira Frosini, per quanto limitata alla pura azione scenica.
Chiusi in teatro. Fuori cosa accade? Siamo gli ultimi superstiti? I morti viventi popolano le strade, infestano le città. Oppure no? Non possiamo uscire, attendiamo. Attendiamo cosa?
L’attesa è forse il tema centrale della prima parte dello spettacolo, attesa estenuante che libera nell’aria il lieve sentore dell’ansia e dell’imminente frenesia: per quanto dobbiamo aspettare ancora?
«Eccoli! Arrivano!»
Movimento, agitazione, pericolo.
Silenzio.
Tra un (falso) assalto e l’altro, lunghi istanti ansiosi e riflessivi, carichi di ironia (talvolta sottile, talvolta più evidente), sfociano in un lungo dialogo, che pare disegnarsi come una frenetica poesia dai versi brevissimi.
Ma la riflessione, l’attesa, le battute ironiche, non possono durare in eterno: si apre il conflitto, e mentre l’uno si slancia dietro il sipario che delimita la scena (sparendo così dall’occhio dello spettatore), l’altra, al sicuro, riprende il combattimento con lo smartphone, pronta a postare sui social.
Infine, inevitabilmente, muoiono.
«Ti posso mangiare?» «Non ora, dopo…» «Posso mangiare loro?», chiede indicando il pubblico.
In una nebbia che rotola dalla scena alla platea, disfacendosi in volute pesanti e offuscando l’intero spazio performativo, i due si guardano, si deridono mestamente, ormai divenuti zombie.
O forse, in quanto artisti, lo sono sempre stati.
ARTIST=ZOMBIE
performance teatrale e esposizione sulla morte dell’arte
di e con Giacomo Verde
regia Giacomo Verde