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malComune, gaudio per tutti a Monticchiello

Sguardazzo/recensione di "malComune"

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Cosa: malComune
Chi: Andrea Cresti e gli abitanti del paese di Monticchiello (SI)
Dove: Monticchiello (SI), Piazza del Teatro
Quando: 10/08/2017
Per quanto: 75 minuti

Mai dar nulla per scontato, monito che sempre dovrebbe campeggiar nella mente di chi s’arroga il diritto di fare critica. Accade così d’avviarsi lungo la Cassia battuta dal sole agostano: la Valdorcia, quest’anno, è ancor più terrosa e secca; il calore eccessivo ha tutto bruciato, prosciugato. Panorama ancor più affascinante, alla violenza del sole: nell’ocra arrossata dal tramonto, sul cucuzzolo d’un colle, un paesino minuscolo, ogni anno da cinquanta, si riscopre vivo grazie al teatro. Sceglie di non morire, riflettere e riflettersi, mettendosi in scena. Teatro come vita, per non soccombere: alla fame, alla modernità, alle ragioni (irragionevoli o comunque inumane) dell’economia.

Non parliamo, eppur sembra, d’utopie altisonanti, elfi rifugiati sui monti a finger l’inesistenza delle piogge acide (banalizziamo): diciamo di Monticchiello, paese di “persone normali”, inserite nel nostro tempo, ma che, dal 1967, rielaborano le questioni riguardanti la comunità mediante strategie teatrali. Ricavandone un autodramma, il teatro povero che, da decenni, calamita l’attenzione di critici, antropologi, studiosi.

Arlecchino, lo sapete, è balordo, disilluso: sibila e ghigna, demone linguacciuto, che tanto favor di stampa promana dagli incantevoli soggiorni per scribi e operatori. Il che, sia chiaro, non s’esclude: novelli Esaù, i critici spesso barattano recensioni a mo’ di primogeniture con pernotto-cena-inclusa. Quanti ne vediamo! Questo sentimento mentre ci incuneiamo tra i tufi, anche noi invitati e ottimamente ospitati: guardia alta in Piazza fu della Commenda, dal 2005 “del Teatro”. In estate, qui pulsa il cuore del paese intero, alla faccia di Pienza, capoluogo qualche miglio in là, ricco, celebrato, emblema d’una Toscana paralizzata a uso turistico, senza soppesar il rischio mortifero d’una pigrizia da posa.

Quello il sentimento, più felice la sorpresa: malComune, lavoro collettivo coordinato da Andrea Cresti, è un piccolo gioiello di teatro popolare. Concreto, nell’urgenza materiale di riflettere sulla precarietà economica e affettiva, ma onirico, per nulla scontato, nella sua traduzione drammatica. La scena è metafisica, con blocchi di pietra e oggetti iconici (le parti di un motore) sparsi a terra. Si piega così all’alternanza di due vicende narrate, svolte in tempi lontani: l’incertezza dell’oggi e la memoria, la ferita sociale della mancata unione tra contadini infertasi nel cuore della comunità decenni addietro. Andamento fluido e al contempo surreale, come in un dramma di Spregelburd, ma assai meno paraculo.

La recitazione è ovviamente diversa, non scolarizzata, ma tanto efficace di quella dei “professionisti”. Non siamo, e per fortuna, al pasolinismo d’accatto, ostensione grottesca ridotta a “effetto”: è una differente, consapevole, posizione rispetto al dilemma insolubile del rap-presentare. Questi attori, di cui risparmiamo i nomi a serbare la natura coreutica del lavoro, son bravi, non solo per il contributo collettivo d’uno sforzo lungo un anno, e mai sono assimilabili al prevedibile filodrammatico.

Non solo: malComune, con minuscole e maiuscole invertite, non riflette solo la realtà d’un villaggio che muore da mezzo secolo, ma specchia noi, il “nostro mondo”, nel mirabile passaggio alchemico che trasfigura il particolare nell’universale, processo che solo la buona arte riesce a realizzare.
Non artisti amatoriali, ma attori, costumisti, scenografi, trovarobieri, datori luci, e cuochi, organizzatori, camerieri, ché non di solo autodramma si pascono, e con loro gli spettatori, al punto che la Taverna del Bronzino costituisce complemento ideale alla visione. 

Saremo stati “comprati” anche noi, con un agriturismo e un cinghiale in umido? Liberi di pensarlo, ma non ci fareste giustizia.
Il prossimo anno, andate a Monticchiello.

VERDETTAZZO

Perché:
Se fosse... un animale sarebbe... un grillo

Locandina dello spettacolo



Titolo: malComune

ideato, discusso, realizzato e recitato
dagli abitanti attori del paese di Monticchiello (SI)
guida e regia di Andrea Cresti


Vivere assieme appare sempre più difficile. Per quanto costretti alla cooperazione dalla complessità dell’organizzazione tecnica, il tessuto connettivo che lega persone e vite in una comune cornice ideale sembra spesso sul punto di sgretolarsi. Tra vertiginose disuguaglianze e paure insinuanti, ad ogni livello si incrinano valori e aspirazioni, sogni e conquiste che – pur tra perenni cadute – hanno permesso di riconoscersi in quanto ‘comunità’ tendenzialmente universale, pari per diritti e dignità, doveri e auto-limitazioni. I muri hanno ripreso a crescere dentro e fuori di noi, mentre le connessioni si fanno sempre più virtuali e protette, frequenti ma incorporee, semplificate e ottuse. Un processo attivo su ogni scala, benché capace di risaltare anche con maggiore evidenza nella piccola dimensione, là dove la dinamica sociale dominante si riduce ai suoi tratti essenziali.  Lo spettacolo 2017 del Teatro Povero parte dunque da una situazione paradossale: a una delle rare nascite che allietano una comunità tanto esigua quanto in apparenza coesa e dialogante, si affianca infatti un progetto di semplificazione tecnico-amministrativa efficiente e spietato come un algoritmo. Un piano che imporrà scelte individuali, familiari e collettive senza alternative, disgreganti e portatrici di discordie. Utili però, in fondo, a segnalare un dato costante della nostra natura: la duplice, paradossale tentazione a riconoscersi e dividersi, a cercarsi e allontanarsi, ieri come oggi. Inseguendo ciascuno un’immagine evanescente di ciò in cui desideriamo riconoscersi e di ciò in cui temiamo di specchiarci. Con l’assidua, tenace speranza, infine, che tra l’una e l’altra possibilità riusciremo ancora a illuminare in qualche modo il futuro che ci aspetta.

Igor Vazzaz
Toscofriulano, rockstar egonauta e maestro di vita, si occupa di teatro, sport, musica, enogastronomia. Scrive, suona, insegna, disimpara e, talvolta, pubblica libri o dischi. Il suo cane è pazzo.