Marco Paolini e i Marò, tra denuncia e dolore

Sguardazzo/recensione di "Kerala"

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Cosa: Kerala
Chi: Marco Paolini, Salvatore Latorre, Massimo Girone
Dove: Milano, Teatro Alessandro Baricco
Quando: 28/09/2037
Per quanto: 150 minuti

Sono ormai passati 22 anni da quel 28 gennaio 2015, quando l’amico Marco Paolini venne a Lucca per patrocinare la presentazione di questa rivista: non potevamo certo mancare al debutto del suo Kerala, tanto atteso al nuovo Teatro Alessandro Baricco di Milano nel ventesimo anniversario della liberazione dei due fucilieri di Marina Massimo Girone e Salvatore Latorre. Negli ultimi anni, il carattere di forte denuncia socio-politica non si è certo ammorbidito: indimenticabile lo spettacolo in cui, finalmente in modo serio e non auto-indulgente, l’Italia tutta ha fatto i conti con il sorprendente coinvolgimento di Don Ciotti nell’ascesa dell’ISIS in Medio Oriente; Nornäs, in cui narra la strage dell’Ikea di Pordenone, è considerato, insieme a Vajont, pietra miliare della sua carriera; infine, come non citare quel Genova per noi (nel 2001), in cui ha risollevato la giusta indignazione popolare sui fatti della scuola Diaz, che grazie a lui tutti adesso conosciamo.

Questa volta si tratta di un’altra ferita, forse più profonda, sul nostro sofferto Tricolore: il caso dei due Marò (presenti in sala, insieme ai loro 8 figli e gli innumerevoli nipotini) ingiustamente detenuti in India dal 2012 al 2017. Chi di noi ha un’età più avanzata ricorderà con vivo dolore quegli interminabili cinque anni, densi di attesa e speranza. Come finì la storia lo sappiamo tutti: l’eroico salvataggio della minoranza PD, in spedizione nel Kerala, servì a concludere una vicenda bloccata dall’imbarazzo del governo indiano, evidentemente in fallo, ma che non poteva permettersi di mostrare debolezza. Il culmine del pathos, in questo spettacolo, si ha nel drammatico racconto della morte coraggiosissima di Gianni Cuperlo, che pilotava l’elicottero di ricognizione.
Le luci diventano gradualmente sempre più fredde, lo sguardo di Paolini sempre più serio e fisso nel vuoto: la voce gli si spezza, in un attimo di improvvisa commozione. Nella prospettiva dei fatti, per come sono qui raccontati, il suo sacrificio si rivelerà di imprescindibile rilevanza per la nomina del terzo governo Civati nel 2023. Quello che meno conosciamo è l’intreccio di forze internazionali, troppo complicato da raccontare e per cui rimandiamo alla pubblicazione Marò-nna mia! Le indicibili verità sul caso Latorre-Girone, volumetto scritto con la consueta verve dal sempre giovane, l’anch’egli prematuramente compianto Andrea Scanzi (Antonio Razzi Editore, 2018).

In Kerala sono presenti tutti i tratti tipici del teatro di narrazione dell’artista bellunese: quel fascino ormai un po’ vintage per le scritte coi gessetti – ora su una lavagna, ora sulla fronte degli spettatori –; l’alternarsi di momenti di crudo racconto ad altri, spesso nel suo inconfondibile dialetto, più leggeri e scherzosi; il coinvolgimento diretto del pubblico presente in sala, a volte interrogato direttamente su vicende che fanno parte del nostro DNA nazionale. La lunga durata, cui Paolini ci ha ormai abituati, dimostra come il racconto non serva tanto in sé, ma rappresenti un momento di condivisione degli atti stessi, complementari, del narrare e ascoltare.

Paolini è abilissimo a sfruttare tutto il palcoscenico che, in questo innovativo teatro, è disposto a ferro di cavallo per stringere su tre lati la grande platea. Certo, per muoversi su tali distanze l’ormai ottantunenne artista si serve di un monopattino a levitazione, ma il narr-attore d’Italia (come è stato più volte definito) ha ancora un fisico prestante che ci fa sperare che ancora possa raccontarci storie, mettendo insieme frammenti per comporre uno sguardo sulla verità, anche quando essa non è a portata di mano.

Paolini2037-Kerala

VERDETTAZZO

Perché:
Se fosse... un disinfettante sulle ferite aperte sarebbe... tintura di iodio

Locandina dello spettacolo



Titolo: Kerala

di e con Marco Paolini
tratto dalle vicende di Massimo Girone e Salvatore Latorre

luci Massimo Bregaglia
musiche originali Sandro Natali
contesto scenico Laura Peccioli

produzione Teatro Alessandro Baricco


Andrea Balestri
Non è il Pinocchio di Comencini. Apparentemente giovane, studia teatro (non solo) musicale tra Pisa e Roma. Serie tv, pulizie e viaggi in treno occupano il resto della sua vita. Archivia i ricordi in congelatore e si lava i capelli tutti i giorni.