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Il burattino che non perdona

Sguardazzo/recensione di "Pinocchio. Storia di un burattino"

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Cosa: Pinocchio. Storia di un burattino
Chi: Aldo Tarabella, Valerio Valoriani
Dove: Lucca, Teatro del Giglio
Quando: 17/10/2021
Per quanto: 120 minuti

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Chi tocca Pinocchio muore, e le eccezioni, nella storia dello spettacolo, sono rare (Carmelo Bene, Luigi Comencini, il Teatro Del Carretto, Matteo Garrone), a conferma che con le maschere non si scherza. Semmai, si gioca. E la creatura di Carlo Collodi è una maschera, l’ultima: lo dimostra la scena più vertiginosa dell’originale su pagina, quella dell’agnizione tra il protagonista e i burattini di Mangiafuoco. A scottarsi col soggetto, più d’uno, e ci ha sempre colpito il fatto che cadaveri eccellenti sian due toscani quali Roberto Benigni e Francesco Nuti, i cui rispettivi pinocchi hanno rappresentato il sostanziale canto del cigno in pellicola.

È un Gioco pericoloso, Pinocchio, ed è una beffarda coincidenza che la commessa per una nuova opera provenga dalla Sudcorea di Squid Game, distopica serie tv in cui un branco di emarginati viene coinvolto in una serie di giochi infantili ove l’eliminazione corrisponde alla morte. Dal Pinocchio Park di Seul è stato richiesto ad Aldo Tarabella, ex direttore artistico del Giglio (posizione vacante, non è dato sapere per quanto), un lavoro ad hoc e, nonostante i problemi connessi alla pandemia, il titolo ha trovato la strada del palcoscenico, debuttando proprio a Lucca, la città lirica più prossima a Collodi.

È una partitura variopinta quella che Tarabella (anche regista dell’allestimento) firma e consegna alle cure di Lorenzo Biagi, per condurre la fresca orchestra del cittadino Istituto Boccherini. Lo spettro di soluzioni sonore è ampio: dal sincopato jazzistico à la Gershwin alla tarantella al blues, atmosfere che uniscono lirica e musical. S’apprezza la coerenza cromatica dell’impianto scenico e dei costumi firmati da Enrico Musenich, che echeggiano il fumettistico (siamo nella città dei Comics), abbinati a una partitura mossa, fresca, ricca di guizzi e spunti dinamici. Ci sono, proviamo a leggere le intenzioni dell’autore, elementi ludici, di leggerezza calviniana, e la storia, con le logiche compressioni d’uno spettacolo sotto le due ore, è completa, le scelte d’economia drammaturgica comprensibili. 

Nondimeno, al costrutto è come se mancasse davvero qualcosa, come se un anello non tenesse. Ce lo chiediamo, fuori dal foyer: da un lato, l’assenza di arie forti, quei motivi che, specie a una prima assoluta, possono essere, se non necessari, almeno utili per “portarsi a casa” un pezzo di spettacolo. In tutto questo alternarsi di metriche, timbri (appunto tecnico: l’impressione è che la batteria non sia strumento da buca… telefonatissimo il suono), in questo caleidoscopio a tema pinocchiesco è come se mancasse un elemento cruciale, in senso sia compositivo sia espressivo: la serietà. Che non è assenza di Gioco, tutt’altro: è la percezione costante di come il Gioco stesso sia sempre prossimo alla morte. E si ritorna a Squid Game, mannaggia, ma pure a Pinocchio stesso, narrazione intrisa profondamente di smarrimento, paura e morte.
Curioso, peraltro, che nelle dichiarazioni di presentazione dell’opera non un riferimento sia andato a un precedente assai glorioso dei pinocchi passati, quel capolavoro abbacinante che furono le musiche di Gaetano Giani Luporini, peraltro lucchese e in vita, nel memorabile spettacolo di Carmelo Bene del 1981. Sia chiaro: non pensiamo che fosse necessario citare quel precedente, in verbo o pentagramma, bensì, nello spremerci le meningi cercando in cosa falli quest’opera, il riferimento a quell’allestimento imprescindibile ci è sembrato il contro-esempio più chiaro, lampante, anche perché, per quanto non si trattasse certo di lirica, lo si può annoverare quale teatro musicale, al pari di praticamente tutta la produzione del salentino.

Questi i motivi che, alla fine, mettono in secondo piano le buone prove del cast: lo spiritato protagonista reso da Leonora Tess (soprano), gli eclettici baritoni Clemente Antonio Daliotti e Piero Terranova (rispettivamente Geppetto e Melampo, l’uno, Mastro Ciliegia, Mangiafuoco e Domatore del circo, l’altro), il tenore Giampaolo Franconi un po’ Grillo e un po’ Lucignolo, Sara Rocchi (Gatto, mezzosoprano), Consuelo Gilardoni (Volpe, soprano), Silvia Lee (Fata, soprano). Artisti che presumiamo bravi (non li conosciamo, nostra culpa), chiamati più a una prova d’interpretazione scenica che canora, complice il netto sbilanciamento del dettato verso la declamazione. E, con tali premesse, va da sé che, in una prima assoluta, l’orecchio e l’occhio critico siano portati a valutare e pesare la tenuta della scrittura, con tutti i rischi del caso di un ascolto unico: la storia della lirica è piena di prime non entusiasmanti per titoli divenuti in seguito memorabili. Non abbiamo visto un brutto lavoro (riteniamo la bruttezza, comunque, valore estetico dignitosissimo), saremmo disonesti a scriverlo, ma la concreta sensazione è di una sin troppo eccessiva levità, col rischio di rendere inerte l’intero costrutto, all’estremo, ed esiziale, limite dell’impalpabilità.

VERDETTAZZO

Perché: No
Se fosse... un’automobile sarebbe... un’ibrida di nuova generazione con problemi di tenuta

Locandina dello spettacolo



Titolo: Pinocchio. Storia di un burattino

opera in due atti su libretto di Valerio Valoriani
musica di Aldo Tarabella

direzione d’orchestra Jacopo Rivani (16 ottobre) – Lorenzo Biagi (17 ottobre)
regia Aldo Tarabella
scene e costumi Enrico Musenich
luci Marco Minghetti
movimenti coreografici e assistente alla regia Monica Bocci

personaggi e interpreti
PINOCCHIO Leonora Tess, soprano
GEPPETTO / MELAMPO Clemente Antonio Daliotti, baritono
MASTRO CILIEGIA / MANGIAFOCO / DOMATORE DEL CIRCO Piero Terranova, baritono
GRILLO PARLANTE / LUCIGNOLO Giampaolo Franconi, tenore
GATTO Sara Rocchi, mezzosoprano
VOLPE Consuelo Gilardoni, soprano
FATA Silvia Lee, soprano

Orchestra dell’ISSM “L. Boccherini”
Coro voci bianche “I cantori di Burlamacco” diretto da Susanna Altemura

maestri collaboratori Flavio Fiorini, Lorenzo Masoni, Giovanni Vitali
direttore di palcoscenico Guido Pellegrini
capo macchinista Andrea Natalini
capo attrezzista Daniela Giurlani
capo sarta Anna Mugnai
responsabile trucco e parrucche Patrizia Bonicoli
datore luci Tiziano Panichelli
elettricisti Massimiliano Calvetti, Giuseppe Lena
macchinisti Alessandro Agresti, Andrea Macis, Andrea Vignali
sarta Evelina Dario

Produzione Uffici del Teatro del Giglio

editoria a cura di Rocco Giorgi
realizzazione scene L’Atelier di Elio Sanzogni (Fresonara, AL)
realizzazione elementi di attrezzeria Daniela Giurlani e Lisa Orsi
si ringrazia la ditta Poliart (Capannori) per la fornitura gratuita di materiali scenografici
realizzazione costumi e calzature cast a cura del Laboratorio di sartoria della Cooperativa Nanina (Lucca), realizzati da Marcella Niccolini
maschere, cappelli e parruche Emiliana Paoli
calzature Coro voci bianche CTC srl (Milano)
trasporti Untitrans (Viareggio)

Nuovo allestimento del Teatro del Giglio di Lucca


Nuovissima opera, in prima assoluta, del compositore e regista lirico Aldo Tarabella, già autore di titoli musicali di successo dedicati alla commedia dell'arte, al circo e al teatro (tra tanti, l’intermezzo comico Il Servo Padrone, ideale continuazione de La serva padrona di Pergolesi, l’opera Clown dedicata al circo, Opera Bestiale, frizzante e gustosa satira di vizi e virtù dell’artista lirico, rappresentata con oltre 100 repliche negli Enti Lirici e Teatri di Tradizione italiani). In Pinocchio - storia di un burattino  troviamo continue contaminazioni tra teatro, prosa, danza, con un linguaggio ispirato certamente all’opera lirica moderna, ma denso di divertenti citazioni provenienti da altri generi musicali: il rhythm and blues con Lucignolo e il Paese dei Balocchi, l’incredibile rap del Grillo Parlante, la forma a tarantella che segue costantemente Pinocchio, le fanfare musicali per i burattini di Mangiafoco... Tutto per raccontare, con grande giocosità e fantasia, nelle parole del libretto di Valerio Valoriani, la storia di un burattino: l’amatissimo PinocchioSul piano visivo, per animare di colore e concretezza il mondo di Pinocchio, le vivaci scene e gli immaginifici costumi di Enrico Musenich, erede della grande scuola scenografica di Lele Luzzati. L'opera ha ricevuto il patrocinio della Fondazione Nazionale Carlo Collodi di Pescia (Pistoia).

Igor Vazzaz
Toscofriulano, rockstar egonauta e maestro di vita, si occupa di teatro, sport, musica, enogastronomia. Scrive, suona, insegna, disimpara e, talvolta, pubblica libri o dischi. Il suo cane è pazzo.