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Plauto per non adulti

Sguardazzo/recensione di "Miles gloriosus"

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Cosa: Miles gloriosus
Chi: Teatro Europeo Plautino
Dove: Lucca, Auditorium del Suffragio
Quando: 19/01/2017
Per quanto: 90 minuti

Il teatro è forma espressiva artigianale, almeno finché la tecnologia non renderà plausibile un’autentica percezione spaziale a distanza (la realtà virtuale coi casconi di qualche anno fa era una mezza bufala, ma le cose si evolveranno). Caratteristica peculiare dell’arte scenica è l’interstizialità, il comporsi di eventi minuti, lungi dai grandi numeri, al punto che persino un esperto del settore (chi fa critica dovrebbe esserlo) può non aver mai veduti all’opera artisti “imperdibili” per importanza e centralità. 
Al contempo, esistono filoni nel panorama professionistico (di questo ci occupiamo: render conto pure degli amatori sarebbe improponibile) interessanti e dall’arduo monitoraggio: il teatro scolastico è, senz’altro, territorio poco esplorato, basato su principi diversi rispetto a quello dei cartelloni serali, pur non disdegnando prossimità e intersezioni.

Complice un laboratorio svolto in un liceo, siamo a Lucca presso l’Auditorium del Suffragio per vedere il Miles gloriosus di Plauto, consolidando la disarmante certezza di come la città soffra un’imperdonabile carenza di spazi scenici medio-grandi (ormai necessari per una credibile programmazione contemporanea). La luce mattutina penetra dalle vetrate, palesando, in anticipo sulla recita, la scenografia: due strutture ai lati, unite da un alto praticabile centrale, con uno spazio a offrire la vista del fondale. Tale squarcio sarà efficace escamotage per far segretamente trascorrere i personaggi, come previsto dall’intreccio. 

Commedia plautina tra le più antiche, il Miles narra d’un soldato fanfarone, d’una giovane coppia da ricongiungere e delle astuzie d’un servo che, tessendo due beffe, risolve la vicenda. Il tutto permeato da crasso umorismo, indulgendo su lazzi scollacciati e ammiccamenti. In tal senso, la strategia di Cristiano Roccamo è condivisibile: se s’ha da coglier lo spirito del testo, la stringente filologia (leggasi: cieca fedeltà letteraria) rischia d’esser strada poco adatta, là dove la riscrittura, pur plasmata su toni prevedibili da comicità cinepanettonica, rappresenta opzione plausibile.

Massimo Boncompagni è un glabro Pirgopolinice che non lesina ancheggiamenti e battutacce, benché la sua interpretazione ci paia occasione mancata: essendo la commistione dialettale tattica esplicita del lavoro (altra idea lecitissima), personale e personaggio si sarebbero, ben più della chiave toscaneggiante, meglio giovati d’una caratterizzazione romagnola o lombarda, rimandando a due noti capipopolo nostrani usi a vantarsi troppo e correr dietro a gonnelle. Meglio lo schiavo di Jacopo Costantini, deus ex machina, architetto e regista in campo della situazione: accelerazioni, battute calibrate, sfondamenti della quarta parete, in un bell’amalgama con l’amorosa di Sara Castiglia (autrice delle musiche, purtroppo non convincenti né aiutate dall’acustica), nonché le varie personificazioni di Fabio Facchini (pure en travesti) e Riccardo Bartoletti.

Un’operazione plautina deve senz’altro affondar mani e piedi nel vulgaris: non per questo ci sentiremmo di malgiudicare il lavoro di Roccamo. A lasciar perplessi, però, è l’evidente gioco al ribasso, facilotto sia nella recitazione sia nelle trovate, che rischia, per paura di suonar distanti a un pubblico non uso alle platee, di svilire il talento d’un cast assai più valido di quanto intravisto sul palco. Il risultato è trasmettere, qui il peccato maggiore anche in virtù delle moltissime repliche, un’idea completamente erronea di quel che la scena possa davvero offrire, contribuendo ad alimentare ulteriormente la condizione di residualità, non vorremmo dire irreversibile ma potrebbe essere così, del teatro stesso. I ragazzi non sapranno chi è Eduardo, ma non s’accontentano certo di Nonno Libero o Paolo Ruffini (quello di Livorno): capirlo, per poi agire in conseguenza, potrebbe essere vitale.

VERDETTAZZO

Perché: No
Se fosse... un dolce sarebbe... un tartufo confezionato

Locandina dello spettacolo



Titolo: Miles gloriosus

regia Cristiano Roccamo
con Massimo Boncompagni, Jacopo Costantini, Fabio Facchini, Riccardo Bartoletti, Sara Castiglia, Valentina Donati
musiche originali Sara Castiglia
disegno, scenografia e realizzazione Dino Serra
disegno costumi Gloria Fabbri 
realizzazione costumi Marta Benini 
direttore di produzione Riccardo Bartoletti 
responsabile tecnico Antonio Salerno
amministrazione Maëlig Bidaud
responsabile organizzativa Valentina Santi 
produzione Teatro Europeo Plautino


Per festeggiare i 2200 anni dalla morte di T.M. Plauto abbiamo allestito uno dei suoi capolavori. La scelta è ricaduta facilmente sul Miles Gloriosus che è il testo più lungo e divertente del grande commediografo latino. E’ uno spettacolo che ha ancora un grandissimo richiamo nel grande pubblico, ed in questo nuovo allestimento ho scelto di mettere in piedi così una versione che ricordasse la vita di Roma sia nelle scene che nei costumi, ma ho altresì chiesto ai miei collaboratori un piccolo lavoro di ricerca per avere un risultato che richiamasse da una parte la Roma antica e dall’altra mettesse in evidenza idee e materiali dei nostri tempi. Partendo dal testo originale e mantenendone la quasi totalità delle battute, abbiamo immaginato un Pirgopolinice che si sente reduce dalla Seconda Guerra Punica. In sella al suo elefante, narra battaglie mai affrontate e vittorie mai vissute schernito dal suo servo Artotrogo. La collaborazione con Sara Castiglia crea dei sottofondi musicali di impronta mediterranea, a ricordare la grande storia passata dell’area geografica culturalmente più importante al mondo. Efeso rimane la città d’ambientazione con i suoi teatri, templi e bagni ricreati da una scenografia semplice ma ricca di ogni particolare. Il piacere di allestire questo spettacolo con il patrocinio della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO ha reso il risultato finale assolutamente degno dei festeggiamenti dedicati a Plauto che in pochi ricordano ma che rimane l’origine della commedia.

Igor Vazzaz
Toscofriulano, rockstar egonauta e maestro di vita, si occupa di teatro, sport, musica, enogastronomia. Scrive, suona, insegna, disimpara e, talvolta, pubblica libri o dischi. Il suo cane è pazzo.