Prova(ci) ancora Pascal

Sguardazzo/recensione di "Prova"

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Cosa: Prova
Chi: Anna Della Rosa, Laura Marinoni, Luca Lazzareschi, Giovanni Franzoni
Dove: Prato, Teatro Fabbricone
Quando: 01/03/2016
Per quanto: 125 minuti

Quattro solidi interpreti, attori di vaglia si sarebbe scritto in altri tempi, curricula invidiabili, fasce d’età distinte ma avvicinabili nella finzione drammaturgica. Lo spazio è vuoto: incute timore la nudità ostentata, oscena dell’incavo del Fabbricone, poderoso pachiderma di cemento, cordami, quinte, porte e luci sul fondo. Il teatro nella sua cruda materialità: vita pulsante, che vibra sotto l’occhio vigile e caparbio di quel guardone che è lo spettatore.

Tutto apparecchiato: il pavimento chiaro descrive un ampio rettangolo, ricopre quasi per intero l’arioso ambiente; a destra, un massiccio tavolo rettangolare su “caprette”, lato lungo parallelo al proscenio, sui cui poggiano quattro bicchieri. Una considerevole porzione di spazio è sgombra: sarà l’area in cui intrecciare-snodare le direttrici dei movimenti, rettilinee geometrie a tracciar contorni per una composita lezione di scacchi in quattro quadri, tutti culminanti con l’abbandono-caduta del temporaneo re.

prova_ anna della rosa sfondo franzoni, lazzareschi foto luca del piaEntrano i comici, vien da dire parafrasando Amleto, uno dei vari spettri aleggianti intorno alla partitura che Pascal Rambert offre agli interpreti di questa Prova che tale si presenta, di nome e di fatto. Anna Della Rosa dà fuoco alle polveri: con furia cieca vive il personaggio recante il suo stesso nome (stratagemma comune ai colleghi), accelerando ulteriormente l’efficace rapidità che le riconosciamo nello scolpir le battute (la ricordiamo con La trilogia della villeggiatura diretta da Servillo, ma anche nello Zio Vanja di Bellocchio). Figura esile, filiforme, mani affusolatissime: tutto rimanda all’esattezza d’una lama pronta a incidere; si muove a scatti, fende l’aria con acuminata destrezza rinfacciando a Luca (Lazzareschi, nella vicenda autore di compagnia), Laura (Marinoni, attrice) e Giovanni (Franzoni, regista) i retroscena morbosi di non si sa quale intreccio professionale e umano.

prova_ della rosa, marinoni, franzoni foto luca del piaRealtà e finzione s’impastano con malizia: il tavolo descritto dalla donna, a sinistra, è immaginario doppio del reale cui seggono i personaggi-persone. Anna parla trentadue minuti, né pause né tregua né pietà: una resa dei conti per vent’anni di lavoro, sentimenti, (dis)illusioni. Pure la politica: una biografia di Stalin redatta con pedantesco puntiglio da Luca s’innesta a brani sul discorso principale, diversivo prima spiazzante poi ossessivo ritornello. Ecco Laura: stessa storia, altra prospettiva, carnale e carnosa. Dice del sesso, dei corpi dei due uomini-compagni, tra loro amici. Denuncia il diritto alla voluttà, nel trionfo della pletora sensuale sul controllo intellettivo. Gli altri si muovono sulla scacchiera invisibile della scena.

È come un contest tra rapper in chiave teatrale: alla mezz’ora e al crollo di Marinoni segue la performance di Luca. L’autore difende la riflessività dello scrivere, i suoi tempi dilatati, nella contemplazione d’un collasso strutturale (del gruppo nella vicenda, del testo nel teatro) in cui tutto si fonde, partecipa nella destinazione implosiva. La sua è la parte meglio assestata, forse perché Rambert “si sente” più autore, forse per la recitazione saldissima, laviana (è un complimento). Lazzareschi cede passo e parola a Giovanni, il regista, per l’ultimo dolente lacerto d’accuse e scuse, prospettive e ragioni.

Si soffre, si sbraita, s’insinua, sfruttando le pieghe d’un testo sin troppo tornito, come se l’eccessiva padronanza del discorso si stemperasse in un esercizio tutto mentale, privo del morso necessario al cimento. Il passo tra metateatralità e inerte autoreferenzialità è troppo breve, lo scorgiamo anche nell’adoratissimo (dai teatranti intelligenti) Spregelburd cui ci pare approssimarsi questa Prova, mentre, al calar del buio, ascoltiamo il battimani dei non troppi spettatori circostanti.

prova_ franzoni sfondo lazzareschi, della rosa, marinoni foto luca del pia

VERDETTAZZO

Perché: No
Se fosse... un oggetto sarebbe... un chiodo spuntato

Locandina dello spettacolo



Titolo: Prova

Prova
testo, regia e coreografia Pascal Rambert
traduzione Bruna Filippi 
con (in ordine di apparizione) Anna Della Rosa, Laura Marinoni, Luca Lazzareschi, Giovanni Franzoni 
scene Daniel Jeanneteau
luci Yves Godin
costumi Pascal Rambert
assistente alla regia Virginia Landi
produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione


Uno spettacolo che assume la forma di equazione priva di incognite: in una sala prove, Laura (attrice), Anna (attrice), Luca (scrittore) e Giovanni (regista) assistono all’implosione della loro unione artistica. La struttura, dietro al suo apparente ribollire, è molto semplice. Si assiste a un breve momento di una prova nel corso della quale Anna coglie nello sguardo di Luca che tra lui e Laura sta accadendo qualcosa. «A partire da qui − spiega Rambert − ho cercato di mostrare come, all’interno di uno sguardo, potessi costruire un mondo, un mondo che poi ho voluto far implodere. La realtà viene osservata su piani diversi. Ho spesso l’impressione che ciò che chiamiamo verità non risieda necessariamente in ciò che chiamiamo realtà ma molto più di frequente nelle finzioni. E ho visto più verità in alcuni momenti di teatro, danza e letteratura che nella vita stessa. Ho cercato di mostrare questo passaggio costante che caratterizza il mestiere dell’artista tra ciò che attingiamo dalla vita, la sua trasformazione in materia immaginaria e questo flusso continuo che è l’oggetto del nostro parlare. Per me la vita e la finzione sono sempre legate l’una all’altra. Non si interrompono mai. Questo flusso ininterrotto è uno dei possibili argomenti dello spettacolo».

Igor Vazzaz
Toscofriulano, rockstar egonauta e maestro di vita, si occupa di teatro, sport, musica, enogastronomia. Scrive, suona, insegna, disimpara e, talvolta, pubblica libri o dischi. Il suo cane è pazzo.