Quanto è dura crescere

Sguardazzo/recensione di "Adulto"

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Cosa: Adulto
Chi: Giuseppe Isgrò, Dario Muratore
Dove: Pisa, Teatro Rossi Aperto
Quando: 07/04/2015
Per quanto: 75 minuti

Assistendo alla rappresentazione di Adulto, lo spettacolo che la compagnia milanese Phoebe Zeitgeist ha proposto nella fascinosa caverna del Teatro Rossi di Pisa, un’immagine mi si è formata nella mente, divenuta più netta via via che i minuti passavano (fino ad arrivare a 75). Più che un’immagine, si trattava della somma di molte sequenze cinematografiche oppure tratte dall’oceano della serialità televisiva americana (ho confusamente ricordato certe cose di Lynch, di Cassavetes, ma anche di Friends e Sex & the city …).

La scena mosaicata da queste tessere è la seguente: ci troviamo in uno spazio teatrale off, ovvero underground, o “di fortuna”, come si usa dire con meno pretese (può essere un garage riadattato alla bisogna, una chiesetta sconsacrata o un gelido teatrino di periferia occupato …). Per molti minuti, su un palcoscenico spoglio (per mancanza di mezzi), un giovane attore, solitamente di belle speranze, dà vita a un lungo monologo, mentre si dimena, si accalora, fa sfoggio di tutta l’intensità che il suo corpo riesce a emanare, provando innumerevoli voci e pose, senza mai trovare quelle in grado di mettere a fuoco il personaggio, di inchiodarlo a una caratteristica. Infine, appena protetto dalla penombra, si denuda, assecondando un testo dai contenuti marcatamente erotici. Di fronte a lui si trova un pubblico più o meno imbarazzato, composto da amici e conoscenti che hanno avuto la compiacenza di presenziare (costretti poi a blandire le velleità artistiche dell’attore o del regista) e uno sparuto gruppetto di intellettuali dalla giacca stropicciata (disposti poi a dialogare, fumando trinciato nel dopo spettacolo, sulla nozione brechtiana di Verfremdung o sulla epoché di Husserl).

Quello descritto è un vero e proprio cliché della narrazione filmica americana, il più delle volte declinato in chiave comica: le battutine sotto voce, lo sbadiglio del vicino di posto, la grossolana topica dell’incompetente spettatore che scambia, che so?, Michael Fassbender per Rainer Fassbinder, o viceversa. Non si discosta troppo dalla serata del Teatro Rossi di martedì 7 aprile.

Adulto, Dario MuratorePer fare un po’ di nomi, Dario Muratore è in questo caso l’impavido (ma solido) attore che si dimena, dandosi luce e suoni da solo, grazie a tubi al neon, radioline e mangianastri (usati per riprodurre voci o per effetti di amplificazione distorta). Regista dell’operazione, nonché autore delle interminabili note di regia, è Giuseppe Isgrò. La componente testuale proviene per due terzi da Pier Paolo Pasolini e per un terzo da Elsa Morante: di quest’ultima sono scelti alcuni passaggi di Aracoeli, estenuante narrazione delle sofferenze del protagonista Manuelito, che cerca disperatamente di comprendere, attraverso un viaggio nella memoria, le cause della propria bisognosa solitudine.

Di Pasolini sono invece drammatizzate le circa trenta pagine di Petrolio conosciute come Il pratone della Casilina (l’appunto 55, per esser precisi), pagine che si possono amare oppure detestare per lo stesso motivo (chi scrive propende per la seconda possibilità): la pletorica esposizione di un apprendistato omosessuale (di Carlo, l’antieroe sdoppiato del romanzo-poema), tenero, violento e orgiastico allo stesso tempo. Qualora servisse un esempio: «così, già un po’ molle, sembrava ancora più enorme; e poi c’era il lucido del seme e della saliva, che davano al pimento della sua pelle una specie di lividore bestiale e un po’ osceno: e tuttavia, quell’unto aveva qualcosa di sacro».

Che freddo! Che freddo!

VERDETTAZZO

Perché: No
Se fosse... un odore sarebbe... la polvere di un cantiere dell'Expo

Locandina dello spettacolo



Titolo: Adulto

Adulto
ispirato dai testi finali di Pier Paolo Pasolini, Elsa Morante, Dario Bellezza

uno spettacolo di Giuseppe Isgrò
con Dario Muratore
voci Ferdinando Bruni, Ida Marinelli
Dramaturg Francesca Marianna Consonni
suono Giovanni Isgrò
assistente ai costumi e alla scena Vito Bartucca
tecnico attrezzista Gilles Ielo
immagine Sally Cellophane
grafica Alessandro Tonoli
in collaborazione con Voci Erranti, Racconigi (CN) e TMO Teatro Mediterraneo Occupato, Palermo


«Nello stesso tempo in cui progettavo e scrivevo il mio romanzo, cioè ricercavo il senso della realtà e ne prendevo possesso, proprio nell'atto creativo che tutto questo implicava, io desideravo anche di liberarmi di me stesso, cioè di morire. Morire nella mia creazione: morire come in effetti si muore, di parto: morire come in effetti si muore, eiaculando nel ventre materno» (Pier Paolo Pasolini, Petrolio, Appunto 99)

Adulto è una ricerca sulla parte maledetta della crescita, quella che non matura, che non si dichiara, che non si esprime e che non si arresta: un'energia sotterranea e magmatica, devastante quanto generatrice. Lo sguardo del pubblico è affacciato alla scena come alla rete da cantiere di uno scavo immaginale. Qui sono insabbiati gli oggetti ludici, erotici, i feticci e i travestimenti di un individuo abnorme e delicatissimo, che produce i suoi riti scabrosi in questo che sembra un luogo periferico, sospeso, tutto autogenerato, autonomo rispetto al resto del mondo. Linee di led e radio analogiche sono i confini visivi e sonori della scena, un luogo della mente che restituisce suoni, bagliori, presenze: è un buco dall'attività frenetica, una fossa abitata da un unico personaggio, costantemente antagonista. Tuttavia questa non è la storia dell'ostilità alla vita o di un arroccamento, ma quella al contrario di una totale resa, di una spesa oscena di sé, di un'estasi fatale, unita carnalmente al fallimento. Invece di crescere e divenire solido, l'io si disperde, si sparge, decresce, torna all'origine, fino all'utero materno. Le trasformazioni a cui è sottoposto il personaggio trascendono il genere sessuale, la morale, il ruolo sociale, la direzione ordinaria della vita. Tutto il processo è però attraversato da desiderio, amore, bisogno estremo e abominevole di tenerezza. Si tratta di una bestemmia recitata con il rapimento di una preghiera, di un sublime sprofondare. Le parole che compongono questa contro oratoria sono tratte dalle opere finali di Pier Paolo Pasolini, Elsa Morante e Dario Bellezza, accomunate dall'essere liriche filosofiche, opere pericolose e azzardate, crolli monumentali che prefigurano la morte e sono assieme capaci di un pensiero visionario e rigenerativo sul divenire. Da questi testi controversi emerge la possibilità di un procedere diverso, interno alla vita, contrario all'essere unitari, finiti, coerenti, pienamente adulti. Adulto è infatti una dedica allo spirito che è capace di osare strumenti di conoscenza impervi e non convenienti, quali il regresso, il percorso a ritroso, l'involuzione, il ricorso all'infanzia, uscire dal genere e degenerare.

Carlo Titomanlio
È una persona serissima.