Acquistando il biglietto per la lezione-spettacolo La comicità è una cosa seria e sedendosi sulle poltrone del piccolo teatro San Girolamo durante l’ultimo weekend del Lucca Teatro Festival possiamo tranquillamente sintonizzare il nostro cervello sul canale “ascolta e ridi” perché quello “segui la lezione su cosa è la risata” è quasi del tutto inutile.
Il sipario si alza e ciò che ci troviamo di fronte è quello che ci si aspetta da uno spettacolo di questo genere: un comico e pochissimi oggetti di scena (in questo caso un leggio e una panca che resterà rovesciata a terra per tutto il resto del tempo). Breve momento di silenzio e poi Katia Beni, con il suo caratteristico accento toscanissimo, inizia a parlare e, da subito, il pubblico ride. Inizialmente, i momenti di comicità pura sono alternati ad altri in cui l’attrice spiega alcune caratteristiche della risata ed espone le principali nozioni su cosa sia la comicità di genere. Questa diventa poi la principale protagonista dello spettacolo quando Beni inizia a ricreare comiche situazioni sulle abitudini delle donne nella quotidianità, sui ragazzi moderni e sull’inettitudine degli uomini nel compiere determinati compiti. Nel giro di poco tempo la parte della lezione termina e lo spettacolo diventa come uno dei tanti visibili in TV o a teatro.
La comicità non è di certo una delle più originali e l’attrice toscana, a eccezione di un pezzo sull’urina e di uno sulla gastroscopia, presenta una serie di situazioni già rappresentate e consolidate da molti altri comici in passato. Lo spazio che è lasciato all’improvvisazione non è moltissimo, ma quello che c’è è efficace. Katia Beni fa, infatti, affidamento anche sulla propria capacità di coinvolgere il pubblico burlandosi di alcune persone presenti in sala, invitandone qualcuna a salire sul palco e a partecipare allo spettacolo. Nonostante tutto, però, la platea sembra aver gradito le scene comiche ridendo di gusto e spontaneamente, soprattutto grazie alla grinta e all’innegabile talento dell’interprete.
Per poter dare vita a una lezione-spettacolo in grado di far ridere gli spettatori, e allo stesso tempo analizzare cosa sia quel complesso fenomeno che è la risata, bisogna non cedere alle tentazioni del banale e del semplice. Questo spettacolo sembra caderci in pieno, anche se, alla fine delle due ore, nel teatro lo spettatore rimane nel complesso abbastanza contento, nonostante resti l’amaro in bocca per non aver soddisfatto la propria curiosità creata leggendo la locandina dell’evento. Da essa infatti ci si aspetta di assistere ad uno spettacolo comico, affiancato però da un’esaustiva spiegazione dei meccanismi che fanno si che l’uomo riesca a ridere e dei motivi per cui lo fa. Ciò che invece si comprende è solo ciò che scaturisce dall’analisi successiva alla risata, ovvero che essa serve per “accettare meglio quelle che siamo” come dice la comica stessa, per rendere più leggera la vita e godersela maggiormente. La struttura della messa in scena poteva perciò essere realizzata meglio e con più cura, intervallando le scene con frasi di spiegazione e di analisi più approfondita.
La risata è gioia, piacere, speranza, è una cosa genuina, che fa bene e che accomuna tutte le persone del mondo; la comicità è quindi una cosa seria e pertanto dobbiamo iniziare a concepirla come tale.
Nicolò Betti