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Santa comprensione: un viaggio con il Teatro delle Moire

Sguardazzo/recensione di "Sante di scena"

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Cosa: Sante di scena
Chi: Cinzia Delorenzi, Alessandra De Santis, Attilio Nicoli Cristiani
Dove: Lucca, Real Collegio
Quando: 08/06/2015
Per quanto: 60 minuti

Sul fondo nero di una scenografia inesistente, si stagliano tre impersonali figure che, indossando con movimenti lenti e calcolati le vesti di suora, danno inizio allo spettacolo e al viaggio che condurrà lo spettatore nella vita di alcune monache visionarie.

La scena spoglia, gli oggetti pochi e funzionali alla narrazione: un tavolino, una sedia, un panchetto. Gli attori, Cinzia Delorenzi, Alessandra de Santis e Attilio Nicoli Cristiani, prendono subito possesso dello spazio teatrale, muovendosi sul fluire di una voce off simile a quella di una radio o un telegiornale, andando a creare delle scene che rimangono immobili fotografie per un secondo, prima di sciogliersi e andare a comporre l’immagine successiva.
Lo spazio è interamente gestito e occupato dai tre interpreti, che spostano gli oggetti presenti, modificano l’ambiente, o meglio, danno allo spettatore gli strumenti per immaginare come il contesto della raffigurazione cambi durante la narrazione e loro stessi cambiano forma e identità sulla scena.

Come lo spazio, muta il piano sonoro: le musiche, fortemente differenziate tra loro, contribuiscono alla narrazione contestualizzando l’ambientazione, ma anche accompagnando il racconto delle vite delle sante via via impersonate dagli attori. L’uso della parola è tanto raro quanto essenziale: il monologo prodotto dall’estasi, il canto. I dialoghi si costruiscono con gli sguardi, con i gesti, i movimenti di danza. Complessivamente, emerge la sensazione di essere davanti a una serie di idee e rappresentazioni giustapposte, attraverso le quali risulta difficile ricostruire l’architettura generale dello spettacolo. Si susseguono, infatti, scene di estasi, canto, ballo, apparentemente slegate tra loro. Cifra comune all’intero allestimento, l’effetto comico, che diverte lo spettatore e “umanizza” i soggetti rappresentati, suore e sante, troppo spesso costrette in stereotipi di freddezza e rigidità.

Tra pregi e difetti, una nota critica ci pare prevalere: la difficoltà di comprensione. Non emerge al meglio il lavoro di studio, raccolta di informazioni e selezione delle personalità da portare sulla scena che sta alla base dello spettacolo. Non si colgono facilmente infatti i riferimenti culturali, ma, soprattutto, risulta difficile “indovinare”, una dopo l’altra, le identità delle monache che prendono vita sul palco.

A spettacolo finito, esauriti gli applausi, dopo la reimmersione nella realtà della sala del Real Collegio, si intravedono nel pubblico, alternate, espressioni perplesse miste a sguardi entusiasti, sintomo di uno spettacolo complesso, suscettibile di numerosi livelli di lettura e di interpretazione.

VERDETTAZZO

Perché: Sì, oppure no
Se fosse... sarebbe...

Locandina dello spettacolo



Titolo: Sante di scena

progetto di e con Cinzia Delorenzi, Alessandra De Santis, Attilio Nicoli Cristiani
da un’idea e con la collaborazione di Luca Scarlini
residenza artistica LachesiLAB, Olinda
costumi Elena Rossi
luci Adriana Renna
produzione Teatro delle Moire
coproduzione I Teatri del Sacro, Next/Regione Lombardia, Fondazione Cariplo


La figura della Santa, che negli anni recenti sembra sempre più emergere come feticcio démodé, o chiave di lettura antropologica, invece che come suggestione letteraria d’alto bordo, è uno strepitoso meccanismo di rappresentazione. Le sante, le suore, le devote, le beghine, insomma tutte le donne di fede creavano memorabili spazi di teatralità. Il progetto vuole puntare l’attenzione su alcune figure della santità femminile, più o meno note, sviscerandone l’impatto in territori che di norma si riterrebbero poco apparentabili (come ad esempio il western, certo surrealismo o ambiti, altrettanto improbabili, di grottesco teatrale), per disegnare una feature dell’immaginario collettivo, fortissima e per ora raramente studiata nel dettaglio del suo sviluppo e del cerchio delle sue influenze.

Elena Modena
Colleziona ipotesi su cosa sia l'informatica umanistica.