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“Shakespeare. Know Well”, come la tragedia si frantumò nel gioco delle parti

Sguardazzo/recensione di "Shakespeare. Know well"

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Cosa: Shakespeare. Know well
Chi: Armando Punzo, Compagnia della Fortezza
Dove: FORTEZZA MEDICEA
Quando: 22/07/2015
Per quanto: 90 minuti

Difficile riuscire a dare una visione completa di Shakespeare. Know Well, ultima creazione della Compagnia della Fortezza. Si tratta infatti di un primo studio, l’avvio di un progetto che sembra dover essere ancora partorito del tutto; e, secondariamente, perché la messinscena sembra volersi addentrare in una visione confusa e lugubre che allunga le dita con malcelata rapacità verso un intricato gioco di riferimenti e citazioni.

Il tempo è scandito dall’eco di brocche e bicchieri d’argento che, cadendo, non si frantumano a terra. Armando Punzo siede ai piedi di un grande letto, isola dalle coperte di broccato e dalle lenzuola disordinate, in attesa del pubblico. Gli spettatori si siedono su zattere di legno poggiate contro le sbarre, distratti dal rumore delle stoviglie che continuano a precipitare, incuriositi dall’intrigo delle croci di legno che, ritorte, si intrecciano lungo il perimetro del cortile destinato all’ora d’aria. Poche figure ancora senza vita, abbandonate tra il roveto legnoso. Due donne si muovono attorno al regista/attore, due caratteri che sembrano somigliare, seppur da lontano, alle presenze femminili del Riccardo III beniano.

Shakespeare. Know Well, Volterra Teatro 2015 (A. Punzo), ph. Valentina Pierucci (4)Shakespeare. Know Well si apre con un pianto femminile, un pianto capace di infondere vita e di dar corpo e anima ai fantasmi e alle presenze proprie, a detta di chi scrive, più della mente di Punzo che di Shakespeare, a cui sembrano appartenere solo per i testi che recitano.

Così come nel film di Peter Greenaway, Prospero’s Books, i personaggi, evocati dalla voce di Prospero, vengono rigettati fuori dal suo mantello magico, così le figure che si divincolano nella mente di Punzo compaiono sulla scena. Il regista/attore si rende per essi mezzo comunicativo, ritirandosi in un pensieroso silenzio.
I testi del bardo si frantumano e si disperdono nella bocca dei detenuti/attori al momento che Punzo si avvicina loro, affondando il viso nelle ingombranti gorgiere che indossano.

Shakespeare. Know Well, Volterra Teatro 2015 (A. Punzo), ph. Valentina Pierucci (18)Le visioni, le presenze quanto le parole, torturano l’autore che le allontana e le insegue con la medesima incertezza. Uomini come libri, personaggi che saltano fuori dalla pagina scritta e s’impongono sulla scena reclamando una parte o sfuggendo alla presa del proprio creatore. Quasi come in di Fellini, i personaggi si riversano in scena stringendosi attorno al letto dove Punzo si è rifugiato. Verso la conclusione, le due donne sembrano rivestire un ruolo più definito, quasi che una sia visione, figura ispiratrice, e l’altra punto di riferimento materiale e terreno. È davanti a quest’ultima che Punzo, Maestro bulgakoviano, distrugge il suo libro, sordo al pianto della sua Margherita.
Tutto si conclude definitivamente sotto gli occhi di un bambino dalle scarpe laccate di nero, forse un (non troppo originale) simbolo muto di purezza.

La messa in scena pare arrancare, trovando una sua dimensione solo in alcuni momenti, attraverso l’immaginosa suggestione scenica che si riconosce da tempo in ogni lavoro qui in Fortezza. Procede in modo a tratti criptico, incerto, Icaro che brucia, forse per ambizione, le proprie ali sotto il prepotente sole di luglio. Il giudizio è sicuramente da rimandare al prossimo anno.

Shakespeare. Know Well, Volterra Teatro 2015 (A. Punzo), ph. Valentina Pierucci (8)

 

 

VERDETTAZZO

Perché: Sì, oppure no
Se fosse... un libro sarebbe... incerto per le prime cinquanta pagine

Locandina dello spettacolo



Titolo: Shakespeare. Know well

drammaturgia e regia Armando Punzo
con gli attori della Compagnia della Fortezza


Shakespeare ci consegna una umanità persa nelle sue trame, inconsapevole di questa condizione e impossibilitata a trovare una via d'uscita. Se il Bardo è uno tra gli autori più rappresentativi del canone occidentale e ci ha creati per quello che siamo, vale la pena mettere tutto in discussione. La Fortezza Medicea, ancora una volta, si fa crogiuolo di rivolta radicale per stravolgere l'affresco dell'umanità inventata da Shakespeare e interromperne il meccanismo, sospendere il flusso, sottrarre l'uomo dallo scacco dell'operosità, dell'obiettivo da raggiungere, del fine da realizzare.

Gemma Salvadori
Nata a Volterra nell'inverno del 1992, vive lì, studia a Pisa. Sogna di vivere in un attico con un cane e quattro gatti: tutto molto bello ma davvero poco interessante. Fuma e scrive su un' agenda bancaria più vecchia di lei rivestita con la carta da parati della nonna del suo vicino di casa.