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Tutti a Betlemme, in delirio

Sguardazzo/recensione di "Delirium Betlem ovvero I Re Marci, secondo di tre sacrosanti lamenti"

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Cosa: Delirium Betlem ovvero I Re Marci, secondo di tre sacrosanti lamenti
Chi: Riccardo Goretti, Massimiliano Loizzi, Francesco Ferrieri, Alberto Salvi
Dove: Lucca, Real Collegio
Quando: 12/06/2015
Per quanto: 70 minuti

I re magi. O maghi. O marci.
Improbabili, scalcagnati, sconfitti. E buffi.
Hanno facce masticate dalla vita, scolpite da sfiga, delusioni, frustrazioni assortite. Stanno lì, in posa, a due spicci l’ora, nel tragicomico lavoretto rigorosamente al nero scovato per sbarcare il lunario, accoppiar pranzo e cena, in vista d’un ordinario Natale contemporaneo fatto di regali e panettoni. Altrui. A rendere, appunto, più bello e rassicurante (si fa per dire, date le facce) il rituale consumo pagano della festa, quella degli altri ça va sans dire, cui loro agognerebbero, anche da comparse, assistendovi, per adesso, da spettatori non richiesti e respinti.

La forma rodata del trio ridicoloso, declinato per l’occasione alla non inedita parodia evangelica, trova nuova applicazione nel Delirium Betlem che Alberto Salvi cuce da sarto comico addosso a Francesco Ferrieri, Riccardo Goretti Massimiliano Loizzi. La tradizione del presepe (rappresentazione di matrice teatrale a prescindere dalle trovate eduardiane) offre il destro, pur nella derubricazione commerciale, a un articolato gioco di richiami, rimbalzi, slittamenti. Tre spiantati, disgraziati, men che probabili: paiono spuntati da una canzone di Jannacci. Tre facce, tre caratteri, tre attitudini: donchisciottesco e volitivo Loizzi, carnale e proletario Goretti, dubbioso e filosofico Ferrieri, lunare grillo parlante, occhio straniato ed esterno a mutar d’inquadratura gli scenari dipinti immaginati dai due compagni.

La grama realtà d’ingaggio natalizio è squassata dall’evento rivelatore che muta le prospettive dei tre: l’avvistamento (reale o immaginario, non è dato saperlo) della Cometa, il profilarsi, dunque, della possibilità di trovare un posto (e neppure di rincalzo) tra le pieghe di storia e Storia. Ovvio che il rivolgimento inneschi reazioni a catena d’impianto comico-surreale, supportate ben presto da sviluppi musicali: cantano, questi, e neppure male, modulando canzonette dai testi riadattati in un delirio semiorgiastico di note e parole. Il pubblico ride, apprezza non poco gli inserti più smaccatamente poppettari (e non coglie Piero Ciampi: peccato), ben seguendo i tre attori nelle trovate più (scientemente) cretiniste, quando il gioco sembra porre alla prova e in crisi i limiti del gioco stesso.

L’impressione  è di generale incompiutezza: in quanto satira, ci pare che il morso stringa poco, esaurito com’è in una serie di trovate quasi gentili; in chiave comica manca più di qualcosa, per questioni o di fluidità (le prime assolute, in questi casi, sono ancora prove aperte) o d’assemblaggio degli interpreti. Il più a proprio agio pare Goretti, a tratti monnesco (il timbro ha un che d’un altro nobile conterraneo, Alessandro Benvenuti), ma pure l’ex Omino sembra un cavallo tenuto a freno nell’insistita dinamica drammaturgica di sobbollimenti e dilatazioni che giova, invece, alla verve del Ferrieri raisonneur.
Se l’obiettivo fosse quello di un intrattenimento con tracce d’arguzia, potremmo pure farci la firma: se, come crediamo, lo scopo era quello di proporre una (pur ridente − il riso, del resto, è tutt’altro che ignoto alla tradizione biblico-cristiana) riflessione sul sacro, l’impressione è, invece, di aver assistito a un’occasione mancata.

VERDETTAZZO

Perché: No
Se fosse... un film sarebbe... un remake di "Non ci resta che piangere", ma senza Troisi e Benigni

Locandina dello spettacolo



Titolo: Delirium Betlem ovvero I Re Marci, secondo di tre sacrosanti lamenti

con Francesco Ferrieri, Riccardo Goretti, Walter Leonardi
regia Alberto Salvi
scritto da Alberto Salvi
costumi Collettivo Métastasi
luci Dalibor Kuzmanic
una coproduzione Armunia Castiglioncello
in collaborazione con Comune di Prato Assessorato alla Cultura
con il supporto di Rabbia/Fondazione Teatro Valle Bene Comune


È una notte tiepida dal cielo limpido di un autunno qualsiasi, in una metropoli del nord Italia. Tre uomini, tre disadattati, tre falliti e totalmente inconsapevoli, nutrono, nel loro profondo, una ancor flebile speranza che qualcosa possa cambiare, che il mondo, tutto, possa finalmente svoltare e la loro esistenza, con quella dell’umanità tutta, possa ritrovarsi in una nuova era, in cui equilibrio e pace appartengano veramente a tutti. In questa meravigliosa illusione, in questo fuoco fatuo della mente, in questo grande abbaglio vedono, nel cielo terso sopra di loro un segno inconfondibile, un presagio, la profezia che aspettavano: la Stella Cometa brilla imperturbabile e segna la Via. Il Cristo Redentore, il Figlio di Dio, l’essenza dell’amore incarnata sta tornando. Da questo momento nulla sarà più lo stesso. Le loro vite, il corso sbiadito della loro esistenza muterà inesorabilmente e per sempre. Alleluja.

Igor Vazzaz
Toscofriulano, rockstar egonauta e maestro di vita, si occupa di teatro, sport, musica, enogastronomia. Scrive, suona, insegna, disimpara e, talvolta, pubblica libri o dischi. Il suo cane è pazzo.