L’Italia al centro del mondo. Questa la possibilità offerta dal G7 che si sta svolgendo nell’attuale periodo: a Taormina il vertice dei Capi di Stato e di Governo, a Lucca quello dei Ministri degli Esteri. In particolare, a Firenze il G7 della cultura, punto di forza del Belpaese, che raduna nella culla dell’arte non solo politici di tutto il mondo, ma anche importanti figure artistiche, tra le quali il celeberrimo Riccardo Muti, rinomato direttore d’orchestra italiano.
Per l’evento, il maestro ci propone brani provenienti da due paesi europei: per l’Italia, la famosissima overture dal Guillaume Tell di Gioacchino Rossini e il meno noto Stabat Mater di Giuseppe Verdi, rivelatosi magnifico come ogni altra composizione del musicista, mentre per la Germania la Sinfonia n. 2 in re maggiore di Johannes Brahms, compositore in attività durante la seconda metà dell’Ottocento.
In occasione dell’evento, Muti ha ben pensato di aprire al pubblico e in particolare alle scolaresche le prove del concerto. Le aspettative si sono però ben presto ridimensionate. Il Maestro, entrato in scena sotto una pioggia di applausi, dopo un breve discorso introduttivo incomincia le prove di lavoro con l’orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, prove di lavoro è infatti l’espressione adatta per definire l’evento, dato che di ”generale” hanno avuto ben poco. Infatti, pur essendosi esibiti la sera prima nel Salone del ‘500 a Palazzo Vecchio, l’esecuzione dei vari brani è stata assai frammentata e ripetitiva, probabilmente per testare l’acustica del teatro e aggiustare dei passaggi che il direttore preferiva ascoltare meglio. Nonostante tutto, però, il Maestro ha mostrato tutta la sua attenzione maniacale per ogni singolo dettaglio, andando a ritoccare piccole sfumature ovunque vi trovasse difetti, dai singoli strumenti ai grandi crescendo rossiniani. È purtroppo mancato un microfono ad archetto sulla testa del direttore che permettesse anche alla platea più lontana di capire le correzioni impartite all’orchestra. Tra un brano e l’altro, l’ingessato Riccardo Muti si è invece rivelato eloquente e talvolta comico, coinvolgendo il pubblico di grandi e “piccoli” con domande sempre più tecniche e precise, andando a ripescare vecchi ricordi di studi di scuola media di molti studenti. Partendo dal quesito base su chi avesse ideato la notazione musicale moderna, il monaco benedettino Guido d’Arezzo, ha poi approfondito su quale brano si fosse ispirato il monaco per “inventare” le note, l’inno liturgico Ut queant laxis.
A differenza di un vero concerto, presenziare alle prove di lavoro di uno spettacolo permette di apprezzare l’impegno e la laboriosità dei membri dell’orchestra, concentrandosi più sui singoli frammenti che sulla completezza del brano. Così facendo però, si elimina il gusto dell’ascolto delle grandi composizioni musicali proposte. È quindi consigliato arrivare a una prova già consapevoli di ciò, per non rimanere delusi dalle ore spese nell’ascolto.
La grandezza dell’orchestra e del coro, la maestria di Muti e l’atmosfera irradiata dal modernissimo teatro del Maggio Musicale hanno permesso gratuitamente a molti studenti di assistere a delle prove di alto livello sperimentando un’esperienza fuori dal comune che, seppur con molta concentrazione, con il passare del tempo potrà aiutare ad affinare un orecchio critico da veri ascoltatori di musica classica.
Giulio Paladini