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Veloce ma non troppo

Sguardazzo/recensione di "Il sentimento dell'attimo che passa veloce"

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Cosa: Il sentimento dell'attimo che passa veloce
Chi: Erotos Kromowidjojo, Kromograph Lab
Dove: Rapolano Terme (SI), Teatro Bagnetti
Quando: 10/11/2014
Per quanto: 50 minuti

Erotos Kromowidjojo è diventato in questi ultimi anni un punto di riferimento per molti giovani teatranti europei. Partito sei anni fa da una impronunciabile località giavanese con un modesto bagaglio d’attore e di filosofo del teatro (gli esercizi mio-rilassanti di Gad Ghropus e i Pensées téléologique sur le théâtre di Olivier Pierrecardin non gli erano sconosciuti), è approdato nella provincia neerlandese della Zelanda, dove ha fondato, insieme con l’ottantasettentenne magnate della carta stampata Evan Wawrinka qualcosa di più di un teatro: un luogo di elaborazione pratica e teorica permanente, poi denominato Kromograph.

Tornando con sguardo retrospettivo alla propria esperienza recente, Kromowidjojo ha riproposto al pubblico del Teatro Bagnetti di Rapolano Terme i suoi più noti spettacoli (improprio chiamarli così, ma ci sia concesso l’uso, in mancanza di vocaboli più aggiornati): Il sentimento dell’attimo che passa veloce e L’uccellino scarlatto.

terriccio

Abbiamo assistito al primo dei due, allestito in uno spazio scenico a dir poco anticonvenzionale: la platea svuotata e ridotta a uno stanzone disadorno, coperto da mezzo metro buono di terriccio, o almeno così abbiamo immaginato, per via dell’oscurità piena che non si è diradata per l’intera durata dello spettacolo (circa 50 minuti). Dei quattro attori presenti si poteva dunque intuire solo la nuda fisicità, il respiro grosso e la voce legnosa che declamava versi tratti dalle Elegie tridentine di Wolfgang Rebensburg (di cui anche il titolo dello spettacolo costituisce una citazione), interrompendosi a intervalli regolari per lanciare terrificanti urla belluine, in una raccapricciante mistione di sistole e diastole, di slancio elegiaco e violenza scimmiesca. Va detto che la relazione col testo lirico di Rebensburg è per Kromowidjojo una costante, una “magnifica ossessione fonica”, come lui stesso l’ha definita; ed è chiaro che il senso ultimo del suo lavoro, affidato a interpreti giovanissimi (perlopiù provenienti da accademie di danza, come apprendiamo dalle oscure note di regia), vada ricercato in una dimensione rituale, sciamanica, di cui allo spettatore non arriva più che un lontano bagliore, non più comprensibile del residuo di un sogno.

Quando un fischio acutissimo ha segnalato la conclusione della performance, ponendo fine alle bisbigliate sofferenze degli uditori che si erano percepite nell’ultima parte, ci attendevamo nel ridotto il consueto battibecco tra adepti entusiasti e scettici smorfiosi. Ma forse il freddo demone del mal di gambe aveva sopraffatto sia i primi che i secondi.

 

 

 

VERDETTAZZO

Perché: Sì, oppure no
Se fosse... un monumento sarebbe... il Ponte della Costituzione di Calatrava a Venezia

Locandina dello spettacolo

Carlo Titomanlio
È una persona serissima.