ARCHIVIO SPETTACOLI
Aida, G. Verdi, Marcianò-Zeffirelli-Trespidi (2015)
Titolo: Aida
opera in quattro atti
di Giuseppe Verdi
libretto di Antonio Ghislanzoni
Aida Donata D’Annunzio Lombardi / Rachele Stanisci
Radamès Juliano Roberto / Dario Di Vietri
Amneris Giovanna Casolla / Sanja Anastasia
Amonasro Sergio Bologna
Ramfis Elia Todisco
l Re d’Egitto George Andguladze
Una Sacerdotessa Sofia Janelidze
Un Messaggero Emanuele Bono / Michele Cerullo
direttore Gianluca Marcianò
regia Franco Zeffirelli
ripresa da Stefano Trespidi
scene Franco Zeffirelli
costumi Anna Anni
Orchestra Filarmonia Veneta
coro LI.VE.
Maestro del Coro Giorgio Mazzucato
coproduzione Teatro Sociale di Rovigo e Teatro di Pisa
Grand-opéra italiano, fra le opere più eseguite nei teatri di tutto il mondo fin dal debutto al Teatro del Cairo il 24 dicembre 1871, Aida nasce in embrione quando Camille Du Locle, autore del libretto del Don Carlos e neodirettore della parigina Opéra-Comique, spedisce a Giuseppe Verdi un soggetto egiziano ricevuto da Auguste Mariette, famoso egittologo francese. Verdi si mette subito al lavoro e in breve tempo trasforma il soggetto di Mariette in un testo ricco di verità drammatica e di intensità emotiva. Su suggerimento di Giulio Ricordi chiama quindi ad elaborare il libretto Antonio Ghislanzoni, seguendone passo passo la stesura. Il risultato è il capolavoro ancora oggi così amato: un’opera dove si fondono tradizione e rinnovamento, dall’elevata tensione drammatica, ricca di invenzioni melodiche, imperniata sul conflitto tra desiderio e ethos, monumentale ma insieme profondamente intimista. Com’è stato scritto, Aida «è un’opera archeologico-esotica, è il Grand-Opéra commissionato dal Khedivé d’Egitto per l’apertura del Canale di Suez; ma è anche la parola verdiana definitiva sul tema del conflitto padri-figli, così centrale nella sua drammaturgia ma destinato, dopo la lunga pausa operistica seguita ad Aida, ad essere radiato dai due ultimi capolavori».
In questa produzione viene ripreso l’allestimento che Franco Zeffirelli ideò per il piccolo Teatro Verdi di Busseto nel 2001, aprendo così allora i festeggiamenti dell’anno verdiano. All’epoca la scelta creativa di Zeffirelli, come fu annotato, «suonò come una sfida particolarmente attraente sul piano della messinscena: ficcare un Grand-Opéra verdiano in un teatro carico di memorie del maestro però piccolo, come quello di Busseto; ma lasciandolo Grand-Opéra, con tutta la vocazione alla visualità e al décor grandioso che è proprio del genere, anzi abbracciando senza inibizioni un’idea tradizionale, o, se si vuole, nostalgica, della messinscena operistica».