ARCHIVIO SPETTACOLI
Dragpennyopera, Nina’s drag queens (2016)
Titolo: Dragpennyopera
ispirato a “The Beggar’s Opera” di John Gay
con Alessio Calciolari, Gianluca Di Lauro, Stefano Orlandi, Lorenzo Piccolo, Ulisse Romanò
drammaturgia Lorenzo Piccolo
regia SAX NICOSIA
coreografie Alessio Calciolari
scenografie Nathalie Deana
costumi Gianluca Falaschi
disegno luci Luna Mariotti
musiche originali Diego Mingolla
artwork Donato Milkyeyes Sansone
parrucche Mario Audello
realizzazione scene Ivano Coviello
assistente alla regia Mila Casali
assistente ai costumi Rosa Mariotti
organizzazione Cristina Davenia
distribuzione Fabio Ridolfi
direzione artistica Nina’s Drag Queens Francesco Micheli
si ringraziano la Corte Ospitale – Progetto Residenze, ATIR-Teatro Ringhiera, Nicola Scarlatelli, Davide Bonato
produzione Aparte – Ali per l’arte
con il contributo di Fondazione Cariplo nell’ambito del progetto Funder35
sostenuto dal progetto Next laboratorio delle idee
DragPennyOpera è sia un’opera buffa e, insieme, un’opera seria. Un cabaret agrodolce, dai tratti mostruosi e scintillanti. Un ritratto a colori della nostra umanità così nera.
È l’alba. Nel cortile di un carcere, sotto il patibolo, si danno ritrovo alcune figure.
Attendono l’esecuzione capitale del bandito Macheath. Sono le donne della sua vita. Saranno loro a dare vita a questa storia: vedremo come siano avvenute le nozze segrete di Macheath con Polly, figlia della regina dei mendicanti Peachum; i provvedimenti che questa ha preso e gli avvenimenti che ne sono seguiti; come il delinquente sia stato arrestato a causa del tradimento di Jenny, prostituta e sua vecchia amante; come sia stato liberato grazie a Lucy, altra amante, giovane e nervosa, e arrestato nuovamente per mano di Tigra, madre di Lucy e capo della Polizia; per giungere infine al momento dell’esecuzione, al giudizio finale, e forse, all’happy end.
La composizione di questo spettacolo si ispira, soprattutto nei temi e nella struttura, a The Beggar’s Opera di John Gay, commedia musicale scritta nel 1728, anzitutto come reazione ai soggetti inverosimili e alle messe in scena pompose di un certo teatro lirico dell’epoca.
John Gay miscelava la musica colta e la canzone da osteria, la presa in giro del “gran teatro”, la satira più nera, e soprattutto adattava canzoni già note al pubblico, fossero ballate o arie d’opera.
Allo stesso modo, il linguaggio teatrale delle Nina’s Drag Queens è un pastiche di citazioni, affettuose parodie, brani cantati in playback. Attingiamo al repertorio della musica contemporanea, reinventando (grazie alle composizioni originali di Diego Mingolla) alcuni riferimenti dell’immaginario pop che ci circonda.
E lo facciamo con la stessa allegra ferocia messa in campo da Gay, sotto il segno di un umorismo amaro e politicamente scorretto.