ARCHIVIO SPETTACOLI
Finale di partita, Beckett/A. Baracco (2016)
Titolo: Finale di partita
Un Finale di partita per Glauco Mauri e Roberto Sturno diretti da Andrea Baracco. Il testo di Beckett è uno dei più significativi di tutta la sua opera nel parlare dell’insensatezza della condizione umana, dell’insondabilità dell’universo e dell’umano, del tentativo di esprimere l’inesprimibile: un teatro di personaggi che si fissano nella memoria, vivi e palpitanti, più di tanti altri della cosiddetta drammaturgia di stampo realistico.
L’opera di Beckett è una parodia, unica forma che beffeggia le altre nell’epoca della loro impossibilità, dell’esistenzialismo come riflessione sull’individualità, la solitudine dell’io di fronte al mondo, l’inutilità, la precarietà, il fallimento, l’assurdo dell’esistere, i limiti e le possibilità della libertà individuale, incentrando queste riflessioni intorno alla domanda: che cosa vuol dire esistere?
Il teatro non può far altro che dichiarare la negatività del presente e avere una sua positività proprio nella dichiarazione del negativo.
“Sono complementari, ma ostili, ferocemente legati l’uno all’altro, Clov con un passo fuori dalla porta, da sempre e per sempre in procinto di varcare la soglia e via, scapparsene via, Hamm che, da parte sua, non fa altro che invitarlo costantemente verso l’uscita, e neppure in maniera tanto delicata, più con violenti spintoni che con amorevoli saluti”.