ARCHIVIO SPETTACOLI

    Fotofinish (Rezza-Mastrella, 2003)

    Titolo: Fotofinish
    Regia: Antonio Rezza

    FOTOFINISH
    di Flavia Mastrella, Antonio Rezza
    (mai) scritto da Antonio Rezza
    allestimento scenico Flavia Mastrella
    assistente alla creazione Massimo Camilli
    con Ivan Bellavista
    disegno luci Mattia Vigo
    prodotto da Flavia Mastrella e Antonio Rezza

    È la storia di un uomo che si fotografa per sentirsi meno solo.
    Apre così uno studio dove si immortala fingendosi ora cliente ora fotografo esperto. E grazie alla moltiplicazione della sua immagine arriva a credersi un politico che parla alla folla. Una folla che non c’è. Ma che lo galvanizza come tutte le cose che non avremo mai.

    Tra un comizio e l’altro arriva a proclamarsi costruttore di ospedali ambulanti che si spostano direttamente nelle case dei malati.
    Ed all’interno di questi ospedali c’è sempre lui: sotto le vesti del primario, sotto quelle del degente e sotto quelle delle suore cappellone che sostituiscono la medicina con gli strumenti della fede.
    Ben presto, grazie all’inflazione della sua immagine, è convinto di non essere più solo.

    E continua nelle sue scorribande politiche delegando se stesso alla cultura per costruire impossibili cinema dove l’erotismo differisce dalla pornografia solo per qualche traccia labile di dialogo.
    Ed ipotizza incendi e sciagure, ipotizza uscite di sicurezza per portare in salvo lo spettatore medio che lui stesso rappresenta.
    Di tanto in tanto torna dal fotografo che è per costringersi a scattarsi nuove foto.
    Ed impazzisce a poco a poco.
    Ma mai completamente.
    Nel pieno del suo delirio auto presenzialista arriva a farsi donna con tutta la sua nudità camuffata; e a farsi uomo, pensandosi ora l’una ed ora l’altro, immaginando di uscirsi insieme per rientrarsi accanto.
    E come politico sblocca ogni piano regolatore per regalarsi una casa ambulante, come gli ospedali, come la disperazione di chi tenta di imbrogliar se stesso.
    E solo quando è costretto a mettere un cane a difesa della sua abitazione capisce di esser solo e di essere lui quel cane posto a tutela della proprietà.

    Ma con un colpo di coda inaspettato torna da cane a politico ed accusa gli elettori di non aver capito. Di non aver capito che nulla è mai esistito. L’unica cosa che esisteva era la sua solitudine.
    Che non può essere fotografata perché la solitudine è l’assenza di chi non ti è vicino.

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