London Escorts sunderland escorts asyabahis.org www.dumanbet.live www.pinbahiscasino.com sekabet.net olabahisgir.com www.maltcasino.net www.faffbet-giris.com www.asyabahisgo1.com dumanbetyenigiris.com pinbahisgo1.com www.sekabet-giris2.com olabahisgo.com www.maltcasino-giris.com www.faffbet.net betforward1.org betforward.mobi www.1xbet-adres.com 1xbet4iran.com www.romabet1.com www.yasbet2.net 1xirani.com romabet.top 3btforward1.com 1xbet 1xbet-farsi4.com بهترین سایت شرط بندی betforward
    ARCHIVIO SPETTACOLI

    Giulio, Raimondi-Castellani (2020)

    Titolo: Giulio

    di Valeria Raimondi e Enrico Castellani
    cast in via di definizione

    produzione Teatro Metastasio di Prato con Babilonia Teatri

    Giulio vuole interrogarsi su cosa sia la guerra oggi, su quale sia il confine tra guerra e terrorismo. Tra informazione e propaganda. Tra potere e diritto. Tra ragione di stato e diritti inviolabili.

    Giulio Regeni non è solo un fatto di cronaca.
    Giulio Regeni pone un punto di domanda. Ne pone tanti.
    Giulio Regeni ci interroga su cosa significhi Stato. Cosa significhi giustizia. Cosa significhi potere. Cosa significhi polizia. Cosa significhi processo. Cosa significhi legalità. Cosa significhi carcere. Cosa significhi opinione pubblica. Cosa significhino giornalismo e libertà d’informazione.
    Giulio Regeni ci interroga sulle questioni fondanti di un vivere sociale e di un vivere civile.
    Ci interroga sul concetto di responsabilità, di umanità, di forza.
    Concetti e questioni che attraversano le nostre vite.
    Concetti e questioni che attraversano tutta la letteratura e tutto il teatro dai greci a Shakespeare fino a noi.
    Giulio Regeni è un punto di partenza per riflettere su tutto questo.
    Per farlo a partire dalle carte processuali.
    Dagli atti, dai dibattimenti, dai giornali.
    La forma processo ci interessa per la sua grande forza teatrale.
    È da questa forma che vogliamo partire per costruire uno spettacolo che sulla forma forense inserisca degli inserti che, come squarci su una tela, proiettino colpi di luce improvvisa in grado di mettere in discussione un percorso che può sembrare già scritto e obbligato su binari dati.
    Giulio Regeni ci mette davanti a una morte violenta.
    Ci mette davanti l’immagine, la gigantografia, di un corpo tumefatto per farne l’emblema delle crepe del sistema Stato. Del sistema che regola le relazioni tra Stati.
    Per interrogarci su quali siano le priorità e quali i valori che lo Stato pone a suo fondamento. Quali gli obiettivi che persegue e i diritti che tutela.
    Chi serve chi.
    Chi difende chi.
    Chi giudica chi.
    Chi si occupa di chi.
    Viviamo in uno Stato di diritto, in uno Stato le cui istituzioni sono atte a far valere tale diritto.
    Crediamo nei diritti e nelle istituzioni.
    Crediamo che errare sia possibile.
    Crediamo nella giustizia.
    Crediamo che a volte la legge e tutto il suo apparato perdano il contatto con la realtà, con le persone, con la giustizia, con il dolore.
    Crediamo che a volte la legge e il suo apparato guardino ai fatti come a qualcosa di astratto. Utlizzando delle categorie che permettono di ordinare tutto secondo una logica che risponde solo alle necessità processuali.
    Crediamo che a volte sia troppo semplice ridurre tutto a una questione tecnica.
    Crediamo che a volte in nome di presunti interessi superiori si sia disposti a calpestare diritti inviolabili, a cancellare, a insabbiare verità scomode
    Crediamo che le risposte che lo stato sa offrire alle criticità che la nostra società crea siano troppo spesso deboli, inefficaci, coercitive, punitive. Quasi mai costruttive, educative, adeguate.
    Crediamo che fare di un caso una guerra di religione sia semplicistico.
    Crediamo Giulio Regeni ci interroghi sulla nostra debolezza.
    Sulla debolezza di uno Stato che non sa dare delle risposte trasparenti.
    Su delle istituzioni che si contraddicono e si insultano.
    Su delle istituzioni che latitano.

    Vogliamo fare uno spettacolo per raccontare tutto questo.
    Per raccontare come il nostro essere cittadini liberi in uno Stato libero incontri e si scontri con delle dinamiche da vittima e carnefice.
    Con delle dinamiche che ledono, offendono e giocano con la dignità delle persone.
    Crediamo che questo non sia mai ammissibile e che valga sempre la pena di ribadirlo con forza e determinazione.
    Per non smettere di essere cittadini liberi in uno stato libero.

    SGUARDAZZI/RECENSIONI