ARCHIVIO SPETTACOLI
Hallo, M. Zimmermann (2015)
Titolo: Hallo
progetto, direzione, scenografia,coreografia e performance Martin Zimmermann
drammaturgo Sabine Geistlich
sviluppo- scenografia, direttore tecnico del progetto Ingo Groher
creazione del suono Colin Vallon
direzione e assistente coreografo Eugénie Rebetez
costumista Franziska Born
disegno luci Sammy Marchina
disegno del suono Andy Neresheimer
creazione – stage manager extra Roger Studer
creazione- stage direction Sarah Büchel
produzione Verein Zimmermann & de Perrot
Lo svizzero Martin Zimmermann lavora da anni insieme a Dimitri de Perrot in una delle più interessanti compagnie di teatro-circo del panorama internazionale. All’interno di strutture basculanti che minano costantemente l’equilibrio, le loro performance pongono interrogativi sull’identità e sulle piccole e grandi tragedie quotidiane.
Artista del movimento, clown dal gelido umorismo, per Hallo ha inventato uno spazio simile alla vetrina di un negozio nel quale gioca con il proprio personaggio tragicomico, confrontandosi con il desiderio di voler diventare ciò che crede di essere. La scena, però, si rivela animata e sta quindi all’attore cercare di lottare con la gravità e con i numerosi oggetti che per magia prendono vita.
«Corpo e scena, nei miei spettacoli, sono due elementi strettamente legati: l’uno non può esistere senza l’altro. I limiti e i pericoli che impone una scenografia mobile mi sono necessari per far esistere il mio corpo in uno spazio teatrale. È l’urto tra il corpo, la scena e gli oggetti a far nascere il contenuto. Per Hallo, sono partito da situazioni scomode dalle quali cerco di liberarmi, creando così un soggetto tragicomico. Questa scenografia è legata alla mia prima professione: vetrinista in un centro commerciale. Anche se non è realistica, la vetrina in scena evoca il mondo del consumo, della moda, o meglio, il tema dell’apparenza e del desiderio di riconoscimento. Ma prima di tutto, rimanda a questioni essenziali come: chi c’è nel riflesso che vedo? Quella che vedo è la realtà? Oppure io sono un altro?».
(Martin Zimmermann)