ARCHIVIO SPETTACOLI
Köszeg, Costantini-Bernardi (2015)
Titolo: Köszeg
regia Ledwina Costantini
di e con Daniele Bernardi e Ledwina Costantini
costumi Caterina Foletti
scenografia Opera retablO e Michele Tognetti
musica Samantha Bertoldi
riprese Massimiliano Rossetto
montaggio Edmè Gordon
fotografia Sara Pellegrini, Stefano Sergi e Ivana Ziello
logistica Nando Snozzi, Andrea Bianchetti
produzione Opera retablO
Creata in forma site-specific per i primi due studi, la pièce è stata presentata in due ambienti molto particolari e diversi: una grotta di tufo grigio a Napoli e una vecchia villa fatiscente a Bellinzona. Per il debutto è invece previsto un riadattamento pensato per il palcoscenico. Kőszeg sarà dunque disponibile nei due formati, quello site-specific per le location alternative e quello teatrale per le sale con una struttura tradizionale.
Lo spettacolo è liberamente ispirato al volume Trilogia della città di K. della scrittrice ungherese, naturalizzata svizzera, Ágota Kristóf (Csikvànd, Ungheria, 1935 – Neuchâtel, Svizzera, 2011). L’opera è composta da tre romanzi: Il grande quaderno, La prova e La terza menzogna. L’autrice, considerata una delle maggiori esponenti del Novecento letterario europeo, fuggì in Svizzera nel 1956, a seguito dell’intervento in Ungheria dell’Armata Rossa. Stabilitasi con la famiglia a Neuchâtel (CH), lavorò per parecchi anni in fabbrica. Nelle sue opere si è espressa quasi esclusivamente in francese, la sua seconda lingua.
L’esperienza personale della guerra, del distacco dalla famiglia e dal suo paese d’origine, permea in modo autobiografico, con maggiore o minore evidenza, tutti i suoi scritti, dai quali spiccano con schietta semplicità le barriere che oggi come ieri separano paesi, persone e ideologie.
Lo spettacolo parla d’identità, di separazione e di un’umanità condannata al limite, al margine.
Protagonisti di Kőszeg sono due fratelli, indivisibili e interscambiabili come se avessero un’anima sola. Due piccoli adulti dalla prodigiosa intelligenza che, grazie alla logica della sopravvivenza, sviluppano una cristallina e brutale etica di vita. Intorno a loro, si muovono personaggi disegnati con pochi tratti scarni in un contesto di fame e morte. Un racconto nero dove tutto è reso feroce ed essenziale da una scrittura limpida e diretta che non lascia spazio alle divagazioni.
Un narrare dove tutto può essere il contrario di tutto.
Nel susseguirsi delle immagini, sempre in bilico tra età adulta e infanzia, lo spettacolo propone una riflessione sull’identità e sull’appartenenza.
Spettacolo sconsigliato ai minori di 18 anni e disponibile in Italiano, Tedesco, Francese e Inglese