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La tragedia del vendicatore, D. Donnellan (2018)
Titolo: La tragedia del vendicatore
Declan Donnellan dirige La tragedia del vendicatore di Thomas Middleton nella versione italiana di Stefano Massini. Dramma di vendetta, ha forti componenti di derivazione medievale nel senso della morte e della corruttibilità della carne, l’affascinato orrore per il peccato, l’uso di personaggi chiaramente simbolici.
Una produzione Piccolo Teatro di Milano.
Scritta nei primi anni del regno di Giacomo I, tra il dilagare della corruzione e del malcostume, La tragedia del vendicatore riflette una visione del mondo cupa e disperata: isolamento ascetico e rinuncia sembrano l’unica via per sfuggire all’azione inquinante del potere.
Contemporaneo di Shakespeare, era di sedici anni più giovane del Bardo, Thomas Middleton attribuisce ai personaggi della sua pièce nomi ‘parlanti’, così da connotarne fin da subito il ruolo e il comportamento: Vindice, Spurio, Supervacuo, Lussurioso, Ambizioso, Castiza…. Il piano posto in atto da Vindice, aiutato dal fratello Ippolito, per uccidere il Duca, reo di avergli avvelenato la casta fidanzata che non era riuscito a possedere, si svolge una corte italiana.
Middleton e Shakespeare si affermarono in una Londra teatro di cambiamenti dirompenti. Era un tempo di boom economico e bancarotta; regnava un enorme malcontento, colpevolmente ignorato, che fu sul punto di distruggere il mondo dei due autori.
Leggendo Middleton si percepisce una minaccia incombente, che cresce come un tumore invisibile fino a scoppiare, alimentata dal rancore e dall’ingiustizia. Ci parla di un governo corrotto, invischiato in loschi affari, di un popolo che si compra al prezzo dei beni di consumo. Descrive una società ossessionata dal sesso, dalla celebrità, dalla posizione sociale e dal denaro, dominata dal narcisismo e da un bisogno compulsivo di auto rappresentarsi per convincere gli altri, ma soprattutto se stessi, di essere buoni e belli.