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Lehman Trilogy (S. Massini/L. Ronconi, 2015)
Titolo: Lehman TrilogyRegia: Luca Ronconi
di Stefano Massini
regia Luca Ronconi
scene Marco Rossi
costumi Gianluca Sbicca
luci A.J.Weissbard
suono Hubert Westkemper
trucco e acconciature Aldo Signoretti
con (in ordine di apparizione)
Henry Lehman Massimo De Francovich
Emanuel Lehman Fabrizio Gifuni
Mayer Lehman Massimo Popolizio
Testatonda Deggoo Martin Ilunga Chishimba
Philip Lehman Paolo Pierobon
Solomon Paprinskij Fabrizio Falco
Davidson, Pete Peterson Raffaele Esposito
Archibald, Lewis Glucksman Denis Fasolo
Herbert Lehman Roberto Zibetti
Robert Lehman Fausto Cabra
Carrie Lauer, Ruth Lamar, Ruth Owen, Lee Anz Lynn Francesca Ciocchetti
Signora Goldman Laila Maria Fernandez
produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
Note di regia: “Di questo testo - sottolinea Luca Ronconi- mi ha subito appassionato la varietà dei registri linguistici: il saggio, il romanzo, il racconto onirico si alternano seguendo l’impaginazione di una sceneggiatura cinematografica. Senza alcun cedimento a una banale contemporaneità che sa di cronaca, Massini, come Edward Bond di cui avevo messo in scena La compagnia degli uomini, non intende presentare al pubblico una verità preconfezionata, piuttosto indirizzarlo verso un percorso di conoscenza. Quella di Lehman Trilogy è una ‘drammaturgia adulta’, che, svincolandosi da una narrativa tradizionale e da qualsiasi valutazione morale, ci consegna una chiave per aprire una porta sull’episodio che, volenti o nolenti, ha profondamente influenzato le vite di tutti noi”.
“Nel raccontare il destino dei fratelli Lehman”, aggiunge Ronconi, “Massini sottolinea l’appartenenza religiosa della famiglia all’ortodossia ebraica e dissemina nell’arco di tutta la narrazione continui riferimenti alla Bibbia; quell’appartenenza verrà a un dato momento ad appannarsi, sostituita dall’adesione ad un nuovo culto che ha i propri riti e le proprie formule, il capitalismo. Dal Pasticciaccio, ai Karamazov, al recente Pornografia, per citarne solo alcuni, amo portare in scena testi in cui gli attori, seguendo il testo, siano guidati ad alternare prima e terza persona, in una continua osmosi tra ‘dentro’ e ‘fuori’, tra onniscienza del narratore e identità del personaggio”.
“La storia Lehman - spiega Stefano Massini- non vuol emergere come la storia di una banca, non ne è la celebrazione né la condanna. Resterà deluso chi cercasse nel mio testo una Norimberga del capitalismo. Troverà al suo posto la cronistoria dei successi e degli insuccessi di tre generazioni, alle prese con gli usi e costumi di una società in rapida trasformazione, innamorata ora del cotone, ora del caffè, poi delle ferrovie, poi del petrolio, e ancora delle sigarette, dei televisori, del cinema, delle automobili, degli aerei, dei supermercati, dell’alcol e perfino della bomba atomica, senza escludere quella sete forsennata di guadagni facili che ha soffiato vento in poppa ai traders più spregiudicati. C’è un legame indissolubile fra noi e la finanza, un legame talmente stretto che suona ipocrita il fingersi teneri agnelli sacrificati dai sacerdoti di Wall Street: la parabola dei tre fratelli Henry, Mayer ed Emanuel con i loro discendenti descrive il vincolo di sangue anticamente creato fra il futuro sognato dagli uomini e le soluzioni dei finanzieri per rendere possibile quel futuro. Tuttora”.
La saga dei fratelli Lehman è al tempo stesso uno squarcio di sogno americano: il Paese che tutto dà a chiunque dia prova di talento, inventiva e abnegazione, in una manciata di secondi rovescia fortune e destini.
I Lehman correranno più volte il rischio di cadere, con la Guerra di Secessione, i due conflitti mondiali, la crisi del 1929, ma sempre sapranno risollevarsi. Tranne l’ultima volta: il 15 settembre 2008 Lehman Brothers diventa il più grande fallimento nella storia delle bancarotte mondiali.