ARCHIVIO SPETTACOLI

    Masculu e Fìammina, La Ruina (2017)

    Titolo: Masculu e Fìammina

    di e con Saverio La Ruina
    musiche originali Gianfranco De Franco
    collaborazione alla regia Cecilia Foti
    scene Cristina Ipsaro e Riccardo De Leo
    disegno luci Dario De Luca e Mario Giordano
    audio e luci Mario Giordano
    organizzazione Settimio Pisano
    produzione Scena Verticale

    L’idea di base è che un uomo semplice parli con la madre. Una madre che non c’è più. Lui la va a trovare al cimitero. Si racconta a lei, le confida con pacatezza di essere omosessuale, “o masculu e fìammina cum’i chiamàvisi tu”, l’esistenza intima che viveva e che vive.
    Non l’ha mai fatto, prima. Certamente questa mamma ha intuito, ha assorbito, ha capito tutto in silenzio. Senza mai fare domande. Con infinito, amoroso rispetto. Arrivando solo a raccomandarsi, quando il figlio usciva la sera, con un tenero e protettivo “Statti attìantu”. Ora, per lui, scatta un tipico confessarsi del sud, al riparo dagli imbarazzi, dai timori di preoccupare. Forse con un piccolo indicibile dispiacere di non aver trovato prima, a tu per tu, l’occasione di aprirsi, di cercare appoggio, delicatezza.
    E affiorano memorie e coscienze di momenti anche belli, nel figlio, a ripensare certi rapporti con uomini in grado di dare felicità, un benessere che però invariabilmente si rivelava effimero, perché le cose segrete nascondono mille complicazioni, destini non facili, rotture drammatiche.
    Nei riguardi di quella madre, pur così affettuosa e misteriosamente comprensiva, si percepisce comunque qualche rammarico, qualche mancata armonia. Ma tutto è moderato, è fatalistico, è contemplativo.
    In un meridione con la neve, tra le tombe, finalmente con la sensazione d’essere liberi di dire.

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