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    ARCHIVIO SPETTACOLI

    Platonov, Čechov-Lorenzi (2018)

    Titolo: Platonov - Commedia senza padri

    da Anton Čechov
    uno spettacolo di Il Mulino di Amleto
    regia Marco Lorenzi
    adattamento Marco Lorenzi e Lorenzo De Iacovo
    con Michele Sinisi
    e con Stefano Braschi, Roberta Calia, Yuri D’Agostino, Barbara Mazzi, Stefania Medri, Raffaele Musella, Giorgio Tedesco, Angelo Maria Tronca
    style e visual concept Eleonora Diana
    disegno luci Giorgio Tedesco
    produzione Elsinor Centro di Produzione Teatrale/TPE – Teatro Piemonte Europa/Festival delle Colline Torinesi – Torino Creazione Contemporanea
    con il sostegno di La Corte Ospitale – Progetto Residenziale 2018
    in collaborazione con Viartisti per la residenza al Parco culturale Le serre

    Platonov è uno dei primi testi di Anton Cechov che anticipa, attraverso le vicende del suo protagonista e della società in “equilibrio precario” che lo circonda, i grandi temi dei suoi drammi della maturità. Lo spettacolo de Il Mulino di Amleto nasce dal desiderio di creare un corto-circuito tra le parole di Cechov e la ricerca di un rapporto intimo tra attori e spettatori che racconti la fragilità della vita umana.

    Quando Cechov scrisse questo testo aveva solo ventun’anni. “Platonov”, titolo postumo di questo suo primo dramma, esprime l’urgenza di mettere in scena la vita, cogliendone a pieno i più profondi meccanismi. Lo sforzo dell’autore, però, s’infrange contro l’impossibilità di raccontarla nella sua interezza in un testo teatrale.

    Ne rimane un grande e meraviglioso affresco incompiuto dell’animo umano: brandelli di scene e dialoghi, personaggi incerti, esistenze di uomini e donne resi fragili dal loro “voler essere” e che si scontrano inevitabilmente con ciò che sono nella vita reale.

    In questo senso “Platonov siamo noi”, con la nostra fame di vita, i nostri desideri che ci spingono sempre a cercare la felicità altrove rispetto a dove siamo, con le nostre delusioni e sconfitte.

    E se Platonov si chiede “La vita!, perché non viviamo come avremmo potuto?”, allora vorremo che questa domanda risuonasse forte tra noi e gli spettatori, attraverso un allestimento che abbatta il confine tra le due parti.

    Raramente in teatro ci è stata trasmessa tanta conoscenza del genere umano come ha fatto Cechov. Vorremmo riconsegnarla con autenticità e leggerezza, per entrare nel dolore delle nostre vite senza restarne impigliati.

    SGUARDAZZI/RECENSIONI