ARCHIVIO SPETTACOLI
Salvo D’Acquisto, Fortunato-Forti (2015)
Titolo: Salvo D'Acquisto
opera lirica in due quadri
di Antonio Fortunato
libretto di Claudio Forti
Salvo D’Acquisto Roberto Cresca
Partigiano William Ramirez Hernandez
Maria Natalizia Carone
Ufficiale tedesco Veio Torcigliani
Paesano Antonio Pannunzio
pianista Eugenio Milazzo
coro Laboratorio Lirico San Nicola
Maestro del Coro Stefano Barandoni
produzione Teatro di Pisa
Il compositore siciliano Antonio Fortunato, premio UNESCO alla carriera e all’artista, dopo Falcone e Borsellino, propone un’altra sua opera di forte impegno civile, ispirata al giovane vice brigadiere dei carabinieri nato a Napoli nel 1920 e fucilato dai tedeschi a Torre di Polidoro (Roma) il 23 settembre del 1943. A Salvo d’Acquisto fu conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria con queste motivazioni: «Esempio luminoso d’altruismo, spinto fino alla suprema rinuncia della vita. Sul luogo stesso del supplizio, dove, per barbara rappresaglia, era stato condotto dalle orde naziste, insieme con 22 ostaggi civili del territorio della sua stazione, pure essi innocenti, non esitava a dichiararsi unico responsabile di un presunto attentato contro le forze armate tedesche. Affrontava così – da solo – impavido la morte, imponendosi al rispetto dei suoi stessi carnefici e scrivendo una nuova pagina indelebile di purissimo eroismo nella storia gloriosa dell’Arma».
Nell’opera di Fortunato, il personaggio di Salvo d’Acquisto esprime la volontà di rendere il destino uno strumento di memoria, e non una semplice successione di eventi. Tre elementi danno al libretto il carattere di una tragedia greca: la bellezza dello scenario sulla cui eterna ciclicità si profila l’insignificanza del destino umano; la contemplazione del dolore da parte del coro, di per sé impotente ad arrestare l’incombere del Fato, ma la cui pietà permette al sacrificio del singolo di divenire, per tutto un popolo, redenzione dalla storia; infine, il tema della memoria, la perduta simbiosi tra Storia ed Individuo, prima che la guerra infrangesse quel patto non scritto che lega ogni individuo alla fiducia nel divenire.