ARCHIVIO SPETTACOLI

    Storia d’amore e di calcio – M. Santeramo (2018)

    Titolo: Storia d'amore e di calcio

    Di e con Michele Santeramo
    Regia documentario Vito Palmieri
    Produzione Fondazione Teatro della Toscana

    Qui si racconta del primo campionato mondiale di calcio clandestino della storia.
    Si gioca in un paese, tra squadre composte da immigrati.
    Chi vincerà il mondiale governerà sulla malavita per un anno.
    Fino al prossimo campionato del mondo clandestino.
    Le storie di cui tratta lo spettacolo legano calcio e amore di paese. I protagonisti sono persone di cui mai si sentirà parlare. La piazza della quale si racconta non sarà mai sui giornali, eppure contiene ogni sera il pulsare profondo delle vite di quelle poche persone che spendono il tempo a inseguire sogni, perderli, innamorarsi, perdere.
    Questi posti, e di conseguenza queste storie, conservano il gusto di una Italia diversa da quella ogni giorno raccontata dalle troppe informazioni di cui si è vittime.
    Attraverso il calcio di paese, e i suoi personaggi – come quella di un democristiano che senza capire di pallone, sotto elezioni, si fece eleggere nel consiglio di amministrazione della squadra locale, e alla prima riunione, quando fu posto il problema di comprare i guanti per il portiere, si alzò e disse: non cominciamo, se dobbiamo comprare i guanti, li dobbiamo comprare a tutti -, attraverso questi personaggi si tenta di raccontare un mondo fatto di sentimenti semplici, come quelli di due occhi d’indiana che sanno affogarti.

    Non è uno spettacolo che racconta l’attualità del pallone italiano, né le pure eccezionali imprese delle grandi squadre e dei campioni. Piuttosto assomiglia a certe serate immaginate in compagnia di Brera e Rocco, davanti alla tovaglia a quadretti di una trattoria, a bere vino, parlar di donne e solo di sfuggita riflettere sul calcio.
    Sono storie in cui tra giocatori e sparuto pubblico di amici, parenti e innamorate segrete, si instaura lo stesso rapporto di ascolto e di partecipazione che si spera di riuscire ogni sera a ricostruire a teatro.

    Michele Santeramo

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