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    ARCHIVIO SPETTACOLI

    Una casa di bambola, Ibsen-Shammaha (2016)

    Titolo: Una casa di bambola
    Regia: Andrée Ruth Shammah

    di Henrik Ibsen
    traduzione, adattamento e regia Andrée Ruth Shammah
    con Filippo Timi e Marina Rocco
    con la partecipazione di Mariella Valentini
    e con Andrea Soffiantini, Marco De Bella, Angelica Gavinelli, Elena Orsini, Paola Senatore

    spazio scenico Gian Maurizio Fercioni
    costumi Fabio Zambernardi
    in collaborazione con Lawrence Steele
    luci Gigi Saccomandi
    musiche Michele Tadini

    produzione Teatro Franco Parenti/Fondazione Teatro della Toscana

    Il motivo per il quale Una casa di bambola viene continuamente rappresentato in tutto il mondo (perfino in Cina),  è il suo tema centrale, interessante per tutti, sempre attuale perchè universale: il confronto tra l’identità maschile e  quella femminile.
    Se si analizza senza pregiudizi il testo, senza dare per scontato che Nora stia dicendo la verità quando afferma di essere sempre stata trattata come una bambola, e ci si lascia trasportare dalla complessità della trama, anche solo per la semplice curiosità di sapere come va a finire, si capisce molto chiaramente che non è lei la vittima, anzi, è lei che regge i fili e che manipola il marito Torvald, obbligandolo ad interpretare ruoli diversi. Il complesso intreccio, avvincente come un thriller e intrigante come un giallo,  fatto di sentimenti e passioni, truffe e calcoli, inganni, utopie e rese dei conti, è solo un pretesto che Andrée Ruth Shammah usa per coinvolgerci in un appassionante viaggio nei rapporti tra i diversi e sofisticati ruoli maschili e femminili che popolano il testo ibseniano, tenendo però ben presente la natura ambigua di Nora, responsabile principale di una semplificazione ricorrente su Una casa di bambola che nel testo, così come nella vita, in realtà non esiste.

    SGUARDAZZI/RECENSIONI