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A prima (s)vista – Affissioni di propaganda teatrale. Selezione Febbraio 2015

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Tutti gli spettacoli meriterebbero un manifesto – un’affiche, per fare i raffinati – che, pur rimanendo fisso, incollato a un pannello in doppia o quadrupla copia, riesca ad eccitare la fantasia del passante affaccendato, a incuriosire l’automobilista inchiodato al semaforo, a sorprendere il passeggero distratto sul filobus.
Non tutti ne hanno uno, ahimè, e gli spettacoli che hanno la fortuna d’essere reclamizzati per via di affissioni pubblicitarie ne hanno forse più svantaggi che benefici.
Io, che sono Arlecchino, sono vagabondo per natura. E quando passeggio, ciondolando tra le vie che si svuotano all’imbrunire, mi fermo a guardare i manifesti dei teatri. E giudico.

Locandina_BarbareschiChe cosa, se non la fragilità di un uomo solo o l’astuzia di un consumato performer, può spingere Luca Barbareschi, un attore conosciuto per la sua indole umorale e sanguigna (perfetta per i ruoli da villain, meno adatta a interpretazioni lacrimevoli), a cimentarsi in un’impresa autocelebrativa come Cercando segnali d’amore nell’universo, presentandola come «uno spettacolo ricco di grandi emozioni che arrivano al cuore dello spettatore» (così leggiamo nelle note di regia), a diffondere fotografie in cui imbraccia una chitarra acustica come fosse un pischello o un giannimorandi qualunque, e ad approvare manifesti come quello qui riportato, in cui si fa, letteralmente, in quattro per apparire simpatico e gigione? Per essere onesti e non malevoli, si tratta comunque di una grafica ben confezionata, in particolare per i giusti appoggi tipografici e l’interessante relazione visiva tra contenuti testuali e contenuti iconici (imperdonabile però quel cuoricino in sostituzione della O di amore).

fiorelloÈ Piombino a ospitare nel mese di febbraio una data dell’one man show di Beppe Fiorello dedicato al grande Domenico Modugno. Ma piuttosto di «penso che un sogno così», il Fiorello ritratto nel manifesto sembrerebbe dire «te c’hanno mai mannato a quer paese», verso altrettanto immortale. La gigantesca mano protesa su campo nero raggiunge sicuramente l’effetto sperato di tridimensionalità, così come va a bersaglio la scelta cromatica adottata per il titolo: blu, come il «blu dipinto di blu» dell’omaggiato cantautore di Polignano a Mare.

BarbierAbbiamo qui un caso di intelligente traslazione iconica, che dal celeberrimo titolo rossiniano conduce l’osservatore verso l’isolato oggetto raffigurato sul manifesto: arredo ormai residuale, ciononostante inequivocabile, si tratta di una di quelle colonnine che i barbieri usavano esporre all’esterno dei loro locali, per l’appunto, le cui strisce trasversali rosse, bianche e blu sembrano scorrere all’infinito, ma sono invece fissate a un effetto ottico. Il blu e il bianco sono i colori dominanti dell’insieme, il cui sfondo richiama un firmamento stellato.

SolfrizziIl busto sartoriale in bella vista sul manifesto di Sarto per signora, commedia di Feydeau diretta dal “regista d’occasione” Valerio Binasco e presente in numerosi cartelloni toscani, non brilla per originalità (ricordo più di una locandina simile per lo stesso testo); l’impaginazione si fa comunque apprezzare per i colori saturi e il taglio orizzontale curvilineo che separa l’immagine dalla locandina testuale, sul modello di un figurino. Anche l’immancabile sopracciglio sollevato di Emilio Solfrizzi, vero e proprio marchio di fabbrica dell’attore barese, riesce accettabile trattandosi di una vicenda di corna ed equivoci.

senza_vincitori_ne_vinti_450x632Una marcia di soldati tra le nevi: è il soggetto dell’illustrazione dal tocco liquido e raffinato che figura sul manifesto di Senza vincitori né vinti, spettacolo presente nell’altrettanto raffinato cartellone del teatro di Buti (siamo a cento anni esatti dall’entrata in guerra dell’Italia al primo conflitto mondiale, e dovremmo pertanto attenderci iniziative di ogni genere legate all’anniversario). L’affiche, cui tributiamo il titolo di migliore del mese, è concepita con ordine e rigore nella scelta dei caratteri, sebbene non sia chiaro il motivo dell’imperfetto allineamento della riga con il cast.

l'Arlecchino
È un semplicione balordo, un servitore furfante, sempre allegro. Ma guarda che cosa si nasconde dietro la maschera! Un mago potente, un incantatore, uno stregone. Di più: egli è il rappresentante delle forze infernali.

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