#RECENSIREMO: Tosca a Genova per la regia di Davide Livermore

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Tosca, G. Puccini, Jurowski-Livermore (2016)Ve ne parleremo e, dunque, ve lo presentiamo: al Teatro Carlo Felice di Genova torna Tosca di Giacomo Puccini, nel prestigioso allestimento firmato da Davide Livermore, ex-cantante passato alla regia con risultati visionari che hanno sbalordito il pubblico dei più rinomati teatri del mondo. La riproposizione dell’allestimento della stagione scorsa ci attira nel capoluogo ligure, dove il pubblico ricorda il regista già da precedenti allestimenti e dove, a maggio, presenterà l’opera verdiana che spesso, in teatro, si evita di nominare. Sul podio, alla guida dell’Orchestra del Teatro Carlo Felice, troveremo Dmitri Jurowski, giovane direttore russo forte di un’ampia esperienza internazionale, essendo dal 2011 direttore artistico e direttore principale dell’Orchestra Sinfonica della Città di Mosca.

L’opera si avvale di due cast prestigiosi, che si alterneranno nelle recite: Amarilli Nizza e Virginia Tola (Floria Tosca), Francesco Meli che debutterà nel ruolo ed Enrique Ferrer (Mario Cavaradossi), Angelo Veccia (Scarpia), Giovanni Battista Parodi (Angelotti), Matteo Peirone (Sagrestano), Enrico Salsi (Spoletta), Raffaele Pisani (Sciarrone)  e  Filippo Balestra che si alternerà con Roberto Conti nel ruolo del Carceriere. E in più, le voci bianche Thomas Bianchi e Sebastiano Carbone (Un Pastorello).

Tosca, G. Puccini, Jurowski-Livermore (2016)La Tosca di Giacomo Puccini, su libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, è un’opera degli eccessi. La gelosia di Tosca, l’eroismo repubblicano del suo amato, il pittore Mario Cavaradossi, la cattiveria del Barone Scarpia, capo della polizia: tutto è estremo, in questa vicenda ambientata nella Roma politicamente in subbuglio del 1800. I momenti forti non si contano: la tortura di Cavaradossi e la sua fucilazione in scena; Tosca che, cantante lirica vissuta sempre “d’arte e d’amore” senza far “mai male ad anima viva”, uccide Scarpia, colui davanti a cui “tremava tutta Roma”, congedandosi dal suo cadavere con un rituale tra il macabro e il solenne; il salto nel vuoto di Tosca dai bastioni di Castel Sant’Angelo; la libidine sfrenata di Scarpia.

C’è chi, come Alberto Arbasino, vede in Tosca una messa in scena della Crudeltà, il manifesto di un “teatro della ferocia” davanti a cui impallidiscono, secondo lo scrittore, titoli giudicati di solito molto più perfidi. La storia, del resto, è tratta dal dramma omonimo (1887) di Victorien Sardou, uno specialista del teatro a tinte forti che andava di moda nella Parigi di fine ‘800. L’impatto della vicenda è intensificato dalle scelte compositive di Puccini, che si susseguono con il tempismo di un montaggio cinematografico: melodie di sicuro effetto, armonie inaspettate, colori timbrici di densità pittorica.

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