Uno spettro s’aggira… nei teatri. Mica vi pensavate che avremmo iniziato con una citazione marxista, coi tempi che corrono…
Diciamo che Arlecchino si evolve, magari cambia poco, e lentamente, come diceva quel Gaber che presto vedremo calcare, per interposta persona, le scene del nostro tratto di Toscana.
Dello spettro, si diceva, e di teatro: non l’Amleto padre deciso a ossessionar il figlio con richieste di vendetta, bensì un nuovo modo di offrir scompiglio e recensioni, recensioni e scompiglio, da parte nostra, nelle sale di competenza: è un po’ di anni che valutiamo altre maniere di sguardazzare quel che s’agita sulle tavole dei palcoscenici e, ben convinti di come una certa competenza (concetto senz’altro volatile e sempre da giustificare in rem) sia requisito irrinunciabile per mettersi alla scrittura derivata sul lavoro altrui (queste sono, in pochissime parole, le recensioni), così come certi che il dilagare social del chiunque-può-dire-la-qualunque sia, in sostanza, una baggianata pazzesca, inaugureremo presto la modalità l’arlecchino col biglietto, serie di scritti da parte di qualcuno di noi che, essendosi introdotto in sala mediante forme che non siano quelle dell’accredito, darà conto dell’esperienza di spettatore puro.
Non si tratterà, si badi bene, di far scrivere spettatori qualunque: a quello pensano già in troppi, tra cui enti che dovrebbero, invece, dialogare in modo sano con la critica, quelli che poi organizzano consessi e incontri sul dove andrà, questa benedetta critica.
Per noi, la critica ha d’andare a teatro, in una forma o nell’altra. Insomma, vi abbiamo avvertito, tant’è.
Andiamo dunque con la settimana: via di Calendazzo, e vediamo cosa c’è da vedere, non solo in lucchesia.
Provincia di Lucca – Grand’attori con Shakespeare
Posto che giovedì sera, ai Differenti di Barga, si apre la stagione di prosa con il concerto di Ginevra Di Marco affiancata dall’Orchestra Multietnica di Arezzo diretta da Enrico Fink, la sette giorni che ci aspetta, sotto il profilo del teatro-teatro (non ce ne voglia Ginevra, né l’Andrea Salvadori suo musico, nonché compositore di molte colonne sonore degli spettacoli di Armando Punzo) è comunque assai magra per l’arborato cerchio e zone limitrofe. Solo un titolo, benché altisonante: la prosa torna al Giglio, infatti, da venerdì 15 a domenica 17: Falstaff e il suo servo, dichiarata rielaborazione originale ispirata a Shakespeare, firmata da un regista navigato quale Antonio Calenda (drammaturgia a quattro mani, con la partecipazione di Nicola Fano) e che vede in scena una coppia d’assi quali Franco Branciaroli e Massimo De Francovich, subentrato al non meno insigne Roberto Herlitzka. Produzione nuova, sicuramente ben realizzata (una scorsa alla locandina può ben confermare la presenza di professionisti affidabili in ogni ruolo, sia sul palco sia fuori) e che, senza dubbio, potrà soddisfare le aspettative del pubblico lucchese. A dirla tutta, non metteremmo la mano sul fuoco circa il successo completo dell’operazione: amiamo il Branciaroli interprete (in scena e pure al cinema), ma i suoi ultimi lavori non sempre ci hanno convinto (ricordiamo l’operazione, sulla carta interessante, ma nei fatti un po’ incompiuta dal titolo Dipartita finale, che vedeva in scena pure Massimo Popolizio, Ugo Pagliai e Gianrico Tedeschi): non escludiamo di poterci trovare dinanzi alla non inconsueta grossa produzione, cui finisce puntualmente per “mancare” qualcosa. Faremo di tutto, d’altro canto, per raccontarvene.
Non finisce qui, comunque: per la rassegna Wonder Women, due appuntamenti particolari, a cominciare dalla serata di mercoledì, a Porcari (SPAM!), con la docente Rossella Mazzaglia protagonista di un incontro intitolato Passi come ali: Trisha Brown danzatrice e coreografa, dedicato a una delle più importanti coreografe degli ultimi decenni: «Come fare una danza quando il limite è il cielo? Dietro la ricerca sistematica di un nuovo modo di concepire la danza si nasconde la visione di una generazione: tutto è possibile! Lo gridavano i giovani creativi agli inizi degli anni Sessanta. Lo pensava Trisha Brown, che di quella rivoluzione ha condiviso l’ironia dissacrante e la libertà di immaginazione, cui ha affiancato la lucidità di un cammino fatto di prove, esperimenti, studio, svolte e rinnovata scoperta di una propria identità e di un proprio pensiero, scaturiti in centinaia d’opere e in soluzioni ardite, come danzare lungo la parete di un edificio o sui grattacieli. Ripercorreremo assieme i suoi passi, ritrovando lo stupore della ragazza e la forza della donna, ormai ricordata da tutti come la madrina della danza postmoderna americana». Occasione interessante.
Inoltre, venerdì sera, a Capannori (Spazio Artè), proiezione di Gesù è morto per i peccati degli altri, lungometraggio della regista Maria Arena, che sarà presente in sala. Si tratta di un film-documentario uscito nel 2014 che «racconta la vera storia dei trans, dei travestiti e delle prostitute che vivono a Catania, nel quartiere di San Berillo, il quartiere delle buttane, un pugno di strette vie in rovina che fino agli anni Cinquanta erano il cuore commerciale e artistico della città. Per i sette protagonisti del documentario, la quotidiana attesa dei clienti è segnata dai ritmi delle feste popolari dedicate a Santi e Madonne. Come novelle Samaritane, le buttane di San Berillo raccontano il loro incontro con la parola di Gesù Cristo e senza vergogna parlano di fede e prostituzione». Potendo, andremmo di corsa.
Pisano – Bei classici per grandi e piccini
Se volete un po’ più di scelta non c’è che da spostarsi in provincia di Pisa, dove ce n’è per tutti i gusti.
Cominciamo, lunedì, con La mamma sta tornando povero orfanello, regia di Dario Marconcini, a Buti. Non ci dilungheremo a parlarvene: ve l’abbiamo già consigliato la scorsa settimana. Se anche voi non siete riusciti ad assistervi nei giorni passati, ci vedremo lì, e presto ve ne parleremo in (almeno) uno sguardazzo.
Finiremo per impazzire, e probabilmente siamo già a buon punto; sta di fatto che la precipua tendenza, da parte dei teatri grandi e piccini, d’inserire spettacoli a tradimento (ossia: a sorpresa, coi cartelloni che, per magia, vedono fiorire titoli e repliche assenti al momento di presentare le stagioni) ci mette in serissima difficoltà.
Ultimo caso, l’interessantissimo Quin, testo e regia di Laura Fatini, interprete la brava, e amica d’Arlecchino, Valentina Bischi. Lo spettacolo sarà di scena a Cascina (La Città del Teatro) in una tenitura assai peculiare, vale a dire una tirata mercoledì-mercoledì senza neanche un riposo, dal 13 al 20 incluso. Il lavoro affronta il problema muliebre della bellezza, intesa come opportunità, risorsa, peso e gabbia, attraverso le storie di una miss e di una matta del paese. Di Bischi, abbiamo parlato a proposito del portentoso Die Panne, sguardazzato dalla nostra Anna Solinas e (ri)visto la scorsa estate, nel bellissimo Circolo ARCI di Porta a Lucca, a Pietrasanta.
Che dire? Consigliamo senza dubbi, e proveremo a raccontarvene.
Giovedì 14, al Teatro Comunale di Lari, abbiamo Amleto – A psychosocial comedy. Si tratta di una commedia (sì, commedia) teatrale e musicale, attraverso la quale Loris Seghizzi e la compagnia teatrale Scenica frammenti affrontano il concetto psico-sociale di follia in chiave ironica, usando il personaggio di Amleto come paradigma possibile per i molti altri Amleti che albergano in ognuno di noi. «In un’ora di divertimento puro, unito al dramma, nel classico stile di Compagnia di Giro Scavalca Montagne, per la produzione di Scenica Frammenti, raccontiamo la celeberrima tragedia di William Shakespeare come una sorte di missione terapeutica a favore di chi (siamo in tanti) ha bisogno di un sostegno morale che faccia da stampella alla propria follia, al proprio disagio, alla propria condizione sociale». La proposta ci sembra allettante, è possibile che vi faremo un salto, e forse potreste farlo anche voi.
Continuiamo con venerdì, e ci spostiamo al Teatro Era di Pontedera, per La gioia. Lo spettacolo è di Pippo Delbono, attore e regista molto noto, di cui noi vi abbiamo parlato in un paio di occasioni (questa e questa), sempre con qualche riserva. Riportiamo una sezione delle note di regia: «Ho scelto di intitolare il mio nuovo spettacolo La gioia, una parola che mi fa paura, che mi evoca immagini di famiglie felici, di bambini felici, di paesaggi felici. Tutto morto, tutto falso […] Penso a questo spettacolo La gioia come ad un racconto semplice, essenziale. Penso alla gioia come a qualcosa che c’entra con l’uscita dalla lotta, dal dolore, dal nero, dal buio. Penso ai deserti, penso alle prigioni, penso alle persone che scappano da quelle prigioni, penso ai fiori». Le premesse ci sembrano molto interessanti, al momento non sappiamo cos’altro dirvi, ma non escludiamo di potervene parlare presto.
Se tra i nostri lettori ci sono dei melomani (noi tra le nostre righe ne abbiamo, l’avrete notato), non vi lasciamo a bocca asciutta: al Teatro Verdi di Pisa, sia venerdì che domenica c’è la Tosca pucciniana: per la regia è di Ivan Stefanutti, direttore d’orchestra Marco Guidarini. Lo spettacolo ha già debuttato al Teatro del Giglio di Lucca, con un grande successo di pubblico, consigliamo.
Ultimi ma non ultimi, domenica al Teatro Rossini di Pontasserchio i Sacchi di Sabbia (se vi siete stancati di sentirceli elogiare vi capiamo, ma a noi ci garbano lo stesso) ci deliziano con I 4 moschettieri in America. Lo abbiamo visto ormai tre anni fa (ecco qui la prova) e ci divertì talmente tanto che non escludiamo di tornarci. Le forme espressive usate sono molteplici: dai libri pop-up alla pittura e molto altro. Se avete fastidiosi pargoletti e cercate il modo di acquietarli per un’ora, questa è l’occasione per divertirli e divertirvi voi pure. Le possibilità di lettura di quest’opera, peraltro, sono numerose: i più noiosetti potranno divertirsi a cogliere citazioni seminascoste, così da placare il bisogno di sentirsi intelligenti. Insomma, questo spettacolo va bene per tutti, non sappiamo più che dirvi: andate.
Oltreconfine − Processi e piccoli funerali
A Prato, anche per questa settimana, da martedì a domenica, proseguono le repliche di Il caso W, di Claudio Morganti e Rita Frongia. Ve lo abbiamo consigliato la settimana scorsa e ve lo consigliamo ancor di più dopo averlo visto: ve ne parleremo presto, ma intanto andate al Fabbricone.
Sabato sera, in quel di Firenze, nella Chiesa di Santa Monaca (in cui già vi mandammo qualche settimana fa), sarà celebrato quello che sembra a tutti gli effetti un rito teatral-musicale in occasione dell’anniversario della scomparsa di Gioachino Rossini. «Dopo la morte del maestro, diffusasi la notizia, ecco presentarsi a rendere omaggio alla salma, come fantasmi, i personaggi delle opere giovanili del cigno di Pesaro, e tra aneddoti, chiacchiericci, dissertazioni musicali, degustazione di ricette, tè e biscotti si finisce per eseguire il commovente testamento musicale Rossiniano». La serata è organizzata da Utopia del Buongusto, quindi non ci sorprende questo omaggio al compositore più buongustaio della storia della musica. Il tutto avrà il suo culmine nell’esecuzione del Petite funeraille du plaisir, «in cui viene descritto con dissacrante umorismo il deragliamento di un treno a vapore con tragici trapassi dei passeggeri». La curiosità è tanta.
Insomma, le cose da vedere non mancano di certo, e per tutti i gusti.
Uscite di casa, anche se piove, suvvia.