La scorsa settimana ci siamo dilungati un po’, e l’introduzione agli spettacoli ha assunto una forma da editoriale; a ‘sto giro, vediamo dunque di badare al sodo, ché non sempre si ha in canna qualche sparata intelligente, benché, volendo, il materiale non manca mai.
Le stagioni sgocciolano, ma ci sono ancora belle occasioni per vedere qualcosa che meriti lo sforzo di uscir di casa e pagare un biglietto. Procediamo.
Lucca e provincia – Un grande attore, una partitella e una bella proposta (non solo) per i piccoli
Confessiamo di non essere mai stati troppo teneri con Capannori e, in particolar modo, il principale spazio scenico del comune agricolo lucchese, Arté. Innegabile che la programmazione sia sin troppo frammentaria e, per giunta, comunicata in modo non ottimale, così come lo spazio in sé, con quel soffitto in vetro e la prevalenza del bianco alle pareti, ha più i tratti dell’autosalone che di un luogo ove mettere in scena spettacoli teatrali. Tant’è: quello c’è e con quello si deve fare, mannaggia agli architetti creativi.
Detto questo, è innegabile come l’appuntamento di giovedì 11 aprile abbia, a nostro modesto avviso, i connotati dell’occasione imperdibile: Lino Guanciale è, senza questioni, uno degli attori più bravi della sua generazione (il curriculum la dice lunga), e l’idea di poterlo vedere all’opera in un assolo come Itaca… il viaggio ci sembra davvero una bella cosa. Cercheremo in ogni modo di scovare due occhi arlecchini per poi parlarvene.
Si chiude anche la stagione in quel di Altopascio, per il volitivo Cinema Teatro Puccini: anche quest’anno, il programma è stato di tutto rispetto, il che dà da pensare in confronto ai cartelloni di spazi che, comunque la si voglia mettere, dovrebbero dare di più, e non Morandi-Tozzi-Ruggeri non c’entrano niente. Il sigillo sull’annata viene messo da La partitella, di Giuseppe Manfridi, allestimento che scorrendo il cast ci pare altamente corale e giovane, con protagonista Carmine Bruschini, attore celebre grazie alla serie televisiva Braccialetti rossi. Ah giusto: venerdì 12 aprile.
Poco altro, in provincia di Lucca, ma non si può certo dire che non sia niente: in ogni caso, volentieri vi segnaliamo una cosa a Vorno, presso la Tenuta dello Scompiglio, per una volta non relativa al bando Della morte e del morire.
Da quelle parti, infatti, e non da ieri, si tengono ottime rassegne di teatro ragazzi, ed è per questo che, pur non avendo ancora visto Attento Pierino… arriva il lupo!, rilettura fiabesca da parte del gruppo Il Baule Volante, ci sentiamo di potervene tranquillamente consigliare la visione. Sia che abbiate figli sia che non li abbiate. E tenete a mente: il teatro ragazzi non è per il pubblico di domani, tutt’altro, e spesso supera agilmente il valore di tanti allestimenti di oggi.
Pisa e provincia – Un po’ di politica, e un pizzico di introspezione
In quel di Pisa gli spettacoli iniziano a diradarsi, ma le opzioni sono ancora numerose.
Il primo appuntamento si tiene in un luogo di cui vi abbiamo parlato poco: il Cinema Teatro Olimpia di Vecchiano. Si tratta del Berretto a sonagli della Cattiva compagnia, gruppo lucchese a cui vogliamo un gran bene, in scena venerdì 12. In scena ci sono Elisa D’Agostino, Giovanni Fedeli, Rolando Giancola, Federico Pecchia, Tiziana Rinaldi e Cristiana Traversa. Anni fa abbiamo assistito a questo spettacolo, e Maria Feliciano vi scrisse un bello sguardazzo: ve lo lasciamo qui, date una lettura e persuadetevi che ne vale la pena.
Lo stesso giorno, al Teatro Rossi Aperto di Pisa, Angelo d’Orsi, autore del libro “Gramsci. Una nuova biografia”, porta Un Gramsci mai visto. «Perché uno spettacolo su Gramsci? E perché no!? In tempi come questi, in cui tutti noi abbiamo bisogno di una bussola per uscire da questa lunga “notte della repubblica”, è ora di riscoprire le parole, le idee e gli insegnamenti di questo straordinario personaggio: l’educatore, il militante rivoluzionario, il dirigente politico, il pensatore a tutto campo. Lo spettacolo serve proprio a questo: far conoscere e apprezzare Antonio Gramsci al di fuori delle cerchie specialistiche». Un progetto interessante, a unire narrazione, interpretazione (il professore, in scena, parla come se fosse Antonio Gramsci in persona) e musica popolare, ideato da I Commissari del Popolo, gustosa e paradossale denominazione dietro cui si celano alcuni appassionati e di danze folkloriche e di memoria storica. Piccolo conflitto d’interessi: la musica, per l’occasione (a ogni replica, l’allestimento si “appoggia” ad artisti reperiti in loco), è a cura del gruppo La Serpe d’Oro, in cui milita un fondatore arlecchino. Insomma, andate, che è meglio.
Sabato le opzioni diventano, come sempre, molte.
Al Teatro comunale di Lari va in scena Madre, di Debora La Mantia.
«La madre è l’elemento nevralgico di ogni figlio, sia in pieno amore che nel vuoto dell’assenza. Come l’universo è governato da regole di equilibrio non sempre comprensibili all’umano, così lo è la relazione tra una madre e un figlio». Sulla scena, assieme a La Mantia, ci sono i danzatori Giulia Pinchera, Federico Fusco e Michele Rossi, i cui corpi riflettono sul concetto di maternità e su cosa il rapporto madre-figlio rappresenti per il singolo e per la società.
Al Magazzino di Antonio di Molina di Quosa, Dario Focardi, accompagnato dalla fisarmonica di Davide Giromini, porta in scena la lettura Storia di una Repubblica. Attraverso il recupero dei racconti che gli faceva il nonno, Focardi racconta la resistenza e non solo: «C’è il pallone e poi c’è la Resistenza, poi ancora la Resistenza e poi ancora il pallone e le due cose si confondono nel racconto perché entrambi sono “giochi” collettivi, e così, in un continuo intrecciarsi di piani e contenuti, gli affetti e i ricordi della guerra si mescolano all’odore del prato e alle linee bianche di gesso del campo di un calcio che allora era ancora povero e pieno di passione».
Sia sabato che domenica, al Teatro Rossini di Pontasserchio, vi proponiamo uno spettacolo sicuramente degno di considerazione. La regista Martina Favilla tocca temi “sensibili” quali la diversità e la disabilità in un Freak Family Show che si ispira direttamente ai Freak Show di inizio novecento. Una sgangherata famiglia circense, composta da Elisa Drago, Claudia Bandecchi, Stefano Corrina, Andrea Vanni e Elvira Todaro, «ci accompagnerà nell’attraente mondo del circo e del cabaret dei primi anni del ‘900. Acrobazie e gags si mescolano alla vita bohémien dei personaggi, con le loro fragilità, pregi ed emozionanti vicende personali».
Terminiamo segnalandovi Diario di un sogno, al Teatro comunale di Fauglia sabato e domenica. Lo spettacolo è scritto e diretto da Massimo Corevi. «“Diario di un sogno” è un viaggio nell’intimo profondo di una giovane donna che dorme desiderando di intrecciare le ore del suo riposo alle fantasie colorate di una favola ancora da scrivere… Ma “Diario di un sogno” appare, quella notte, come la continuazione della vita cruda e quotidiana amplificata da scoperte e verità inattese che sfociano in un nutrimento di incubi ossessivi… E le ambite fantasie celestiali notturne diventano solo rivoli di ansietà e percorsi di inquietudine dell’anima.» Non sappiamo altro, ci sembra interessante.
Oltreconfine & lirica – Kubrick e Pirandello
Quando le stagioni iniziano a esaursi, i grandi teatri resistono. Come spesso accade, apriamo con la lunga tenitura della Pergola di Firenze che, come (meno) spesso accade, propone uno spettacolo con un forte legame al mondo della televisione o del cinema: Barry Lyndon, in questo caso. Il film di Kubrick è ancora nella nostra watch-list, ma non dubitiamo che sia un capolavoro (motivo questo che ci spinge ancora di più a non guardarlo: sappiamo che la grandezza è lì, che differenza fa?). Il primo riferimento dichiarato è il romanzo di William Makepeace Thackeray, ma ci piacerebbe capire come ci si riferisce anche all’oggetto cinematografico, sempre nell’ottica del complicato rapporto tra scena e schermo. Sarà Giancarlo Sepe ad affrontare le questioni su cui ci siamo appena dilungati, e lo farà dirigendo un nutritissimo cast. Andate, da martedì a domenica, ma occhio a cosa vi aspettate: al primo che dice “Ma nel film non era così!“, nocchini.
Settimana lunga, come di consueto, anche al Metastasio di Prato, che da martedì a domenica ospita Il piacere dell’onestà per la regia di Alessandro Averone: ne ricordiamo almeno altri due passaggi nei recenti consigliazzi, quindi evitiamo di ripeterci troppo. Se non l’avete ancora visto, andate; magari ne approfittiamo anche noi, ché in effetti potevamo anche farlo prima per potervi dire qualcosa in più.
Se siete arrivati fino a qui complimenti, ma non troppi: questa settimana è stato più facile.
Seguiteci, offriteci da bere e chiedeteci autografi. Ma con discrezione.